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7 Giugno 2014 Aggiornato il 22 Giugno 2014 alle ore 19:45

Giovani promesse al ristorante e in gelateria: come lavorare a Sidney

La ricordate La Perla del ristorante Sepia di Sidney? Bella, bellissima. Mi è ritornata in mente leggendo della giornata di domenica 8 giugno a Festa a
Giovani promesse al ristorante e in gelateria: come lavorare a Sidney

The Pearl Sepia Sydney

La ricordate La Perla del ristorante Sepia di Sidney? Bella, bellissima.

Mi è ritornata in mente leggendo della giornata di domenica 8 giugno a Festa a Vico 2014.

Dedicata alle giovani promesse della cucina italiana che celebrano la loro speranza di diventare (ancora) più grandi grazie ai loro Maestri.

Probabilmente parteciperete in molti a questo evento di beneficenza e di gastronomia. Vico Equense mica è dall’altra parte del mondo.

Come Sidney, appunto, e la Sepia di Martin Benn. Che mi è ritornata in mente perché qui lavora un giovane italiano (sai la novità) che come molti connazionali ha fatto armi e bagagli per cercare fortuna nel Nuovo Continente.

Nei miei giri australiani ne ho incontrati molti. Vi metto qui una galleria di persone. È il mio modo di guardare con speranza al futuro attraverso la gastronomia.

Proprio come fa Festa a Vico, mi dicono, per l’undicesima volta. Complimenti.

Sebastiano

1. SEBASTIANO. Restaurant Manager

30 anni, da Ferla (Siracusa)

Laureato in economia e gestione delle imprese turistiche ho iniziato a lavorare a Milano nelle due più grandi società di catering.

Mi piaceva il mio  lavoro e non ho lasciato l’italia perché ero insoddisfatto. Volevo vedere altro e così nel 2011 sono arrivato in Australia, il Paese che ho sempre sognato.

Non avevo molti soldi però i miei cugini a Melbourne mi hanno ospitato. Ho trovato lavoro in 9 giorni pur non parlando benissimo l’inglese.

Ho iniziato con il working holiday in una società a Melbourne per 6 mesi. Ho chiesto il visto sponsor (cioè il visto collegato alla posizione lavorativa che ti permette di restare 4 anni), me lo hanno concesso e sono rimasto a lavorare da loro per 2 anni.

Ho mandato il mio curriculum a Sepia e mi hanno assunto.

A chi mi chiede se mi manca l’Italia gli rispondo di sì e non mi dispiacerebbe tornarci. Ma solo se trovassi un lavoro dello stesso livello.

Milano è una città bella ma difficilissima. Qui a Sidney la  qualità della vita è altissima. Non è  solo una questione economica anche se è ovvio che gli stipendi sono molto più alti a confronto con quelli italiani.

Il costo della vita è simile, ma qui mi basta  il 30% del mio stipendio per l’affitto di una casa tutta mia, mentre a Milano pagavo il 45% del mio stipendio vivendo con altri.

Lo stile di vita è molto più rilassante, organizzato e divertente.

A chi vuole venire in Australia dico solo che c’è una certa rigidità nei confronti del lavoro soprattutto nel settore della ristorazione. E ci sono gli aspetti positivi: quando sei di riposo seu veramente di riposo e se lavori oltre l’orario sei sempre pagato.

Non vi basta per decidere di prendere un aereo?

Giovanni

2. GIOVANNI. Restaurant manager

27 anni, laureato in economia e commercio alla Liuc di Castellanza (Varese).

Dopo 2 settimane dalla laurea sono partito perché non mi piacevano le condizioni che mi avrebbero offerto  in Italia e ora sono qui da 2 anni. Sono arrivato in Australia con qualche risparmio – 3.500 $ australiani – che mi hanno permesso un’autonomia di 2 mesi.

Nel primo mese mi sono solo rilassato e divertito poi quando le spese cominciavano ad essere fisse e troppo alte ho cominciato  a cercare lavoro nella ristorazione perché era più facile e più veloce da trovare.

Ho anche provato a inviare curriculum nel settore per cui ho studiato, ma le risposte erano sempre negative a causa del visto che avevo, cioè il working holiday visa che dura un anno.

Così ho iniziato a fare il barista. Improvvisandomi visto che non l’avevo mai fatto prima.

Dopo 5 mesi che ero in questo ristorante mi hanno proposto il visto Sponsor  come manager per il ristorante e l’ho preso al volo.  

Vivo nella city, siamo 4  in casa  anche se potrei vivere benissimo da solo con quello che guadagno. Ma siamo un bel gruppo di amici e ho deciso di condividere l’appartamento con loro.

I pro di Sidney: sono molto maggiori dei contro altrimenti non rimarrei qui. In breve, la stabilità, una sicurezza economica, una bellissima esperienza, la città è frizzante.

Gli australiani nei grandi centri sono molto chiusi mentre fuori dalla città sono molto più ospitali e socievoli.

Di base sono molto anglosassoni  perciò è molto difficile creare delle relazioni amichevoli: pensano che siamo “di passaggio”.

Per darvi un metro di paragone della qualità della vita a Milano dò 4, a Sidney 10.

Voi non cambiereste subito lato dell’emisfero?

 Andrea

3. ANDREA. Bartender

29 anni, dopo il liceo scientifico a Varese ho fatto 1 anno e mezzo di università a economia e ho capito che non ero portato per lo studio.

Così sono andato a lavorare nella ditta di mio padre – manutenzione caldaie – e ho lavorato per 5 anni.

Non mi piaceva. Il lavoro si faceva sempre più difficile a causa della crisi. Così ho provato a cercare in altri settori ma non trovando niente ho cominciato a prendere in considerazione di prendermi una pausa e di fare un viaggio.

Quando sono arrivato in Australia me la sono presa comoda. Per un paio di mesi mi sono divertito anche perché avevo venduto l’auto e avevo qualche soldo in tasca.

Però avevo difficoltà  con l’inglese e non riuscivo a trovare lavoro nella ristorazione. Mi sono iscritto a scuola di inglese e ho lavoricchiato per un’agenzia di servizi dal catering ad altri eventi.

E ho studiato l’inglese: 5 settimane di scuola per 5 ore al giorno.

Il primo lavoro l’ho trovato a Leichhardt, un vecchio quartiere italiano, in un ristorante: prima come lavapiatti, poi come aiuto cuoco.

Con l’agenzia lavoravo come cameriere in un club privato e in un ristorante molto lontano dalla city.

Ora lavoro anch’io da Rossini grazie a Giovanni che mi ha introdotto e sono bar tender.

Dalle caldaie allo shaker. Non lo fareste anche voi un salto del genere?

 Eros

4. EROS. Assistente Manager di gelateria

23 anni, non ha finito il liceo. Da Imperia.

Sono partito con due amiche senza progetti e senza conoscere la lingua, ma solo perché mi ero stufato di stare in Italia .

In Australia ho fatto vari lavoretti sia in un bar per preparare le colazioni, sia in un pizza maker dove l’impasto era già pronto e io dovevo solo condirla per 20$ l’ora. Un buon inizio.

Sono riuscito a mantenermi senza chiedere aiuto a casa. Ho molti amici che continuano ad arrivare, ma solo 10 su 100 riescono ad ottenere il passaporto australiano.

Mantenere un appartamento da soli non è facile. Meglio dividere la spesa con qualche amico.

Riuscire al solito è un cocktail tra fortuna e bravura: quella tua e quella del capo che deve valutarti.

Ora lavoro dai Messina (emigrati in Australia 3 generazioni fa) che hanno 6 gelaterie:  5 in Australia e una a Shanghai.

Sono assistente manager della nuova gelateria di Bondi Beach che ha aperto a ottobre 2013 e mi trovo benissimo in Australia.

State già rivalutando le catene, confessatelo.

Valeria

5. VALERIA. Commessa

26 anni da Gallarate.

Ho finito di studiare ragioneria e ho lavorato come contabile per 4 anni e mezzo.

Sono arrivata nel Queensland con il working holiday e ho studiato per 2 mesi e mezzo.

Ho lavorato in un bar per 5 mesi  in un paesino di mare e surfisti. Un posto bellissimo.

Poi ho deciso di spostarmi nella city e ho trovato lavoro in una gelateria della catena Messina.

Mi piace stare in Australia? Sto già cercando di rinnovare il visto per non tornare in Italia. Magari farò uno student visa. Ma voglio lavorare e vivere qui.

Per iniziare si può andare anche in una piccola città, non vi sembra?

Alberto  

6. ALBERTO. Cameriere

30anni, da Varese

Sono da 6 anni in Australia. Ho studiato ragioneria e ho lavorato come magazziniere da un amico.

Ma volevo lavorare nei ristoranti e, poiché avevo difficoltà nel trovare lavoro a causa dell’inglese, sono andato in Inghilterra a 22 anni. Lavoravo nei ristoranti e studiavo inglese.

Ho conosciuto il maître del ristorante stella Michelin Villa Feltrinelli sul lago di Garda. Sono tornato e fatto la stagione lì e dopo siamo partiti insieme per Sidney per divertirci un po’.

Il mio amico è tornato in Italia. Io invece ho deciso di rimanere con il Working Holiday.

Non sono riuscito ad avere il visto Sponsor e dopo qualche altro mese sono ritornato in Italia. Altra stagione al Villa Feltrinelli e poi di nuovo Australia con uno Student Visa a Sidney: 2 anni tra studio e lavoro.

La stabilità del permesso mi è arrivata per altra via, però. Ho conosciuto una ragazza neo zelandese, ci siamo fidanzati e ho fatto una richiesta come coppia di fatto. Accolta e ora sono temporary resident per 5 anni con gli stessi diritti di un residente.

lavoro al Rockpool, uno dei migliori ristoranti in Australia, e faccio il cameriere.

Sto bene in Australia? Se fossi in Italia non potrei permettermi lo stesso tenore di vita. È lo stile di vita che è diverso: in Italia devi avere la macchina, pagare l’assicurazione, la benzina è cara e quindi non c’è una proporzione tra quelli che guadagni e quello che spendi e i servizi che il Paese ti offre.

Sidney è una città cara, ma io guadagno 3 volte quello che si guadagna mediamente in Italia. 770 dollari australiani a settimana per 45 ore di lavoro. Con le mance arrivo a 1.300 dollari. E posso vivere con la mia ragazza in un appartamento bello.

Se mi manca l’Italia? Certo, la cultura e il cibo italiano sono un’altra cosa.

Anche lo stile di comportamento qui in Australia è diverso. Gli Australiani impiegano il 30-40 % delle loro potenzialità ed energie nel lavoro. Ma vivono bene perché non sono risucchiati dal capitalismo sfrenato.

Un master sommelier arriva a guadagnare 120 mila dollari all’anno. Netti più le mance. E sono sicuro che c’è spazio per gli Italiani che hanno voglia di fare.

Per amore o per soldi, l’Australia sembra una sirena pronta ad ammaliare i giovani. Voi resistereste al suo canto?

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