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Ricette
10 Maggio 2012 Aggiornato il 8 Agosto 2024 alle ore 16:44

Le strade migliori dei latticini passano per la mozzarella con il pane

Visto che di mozzarelle si parla tanto in questi giorni, al Quartum Store delle cantine Di Criscio, Giustino Catalano, attraverso un percorso
Le strade migliori dei latticini passano per la mozzarella con il pane

Visto che di mozzarelle si parla tanto in questi giorni, al Quartum Store delle cantine Di Criscio, Giustino Catalano, attraverso un percorso degustativo-sensoriale, ci ha proiettati nel mondo del latte e dei suoi derivati, alla scoperta delle eccellenze campane in fatto di mozzarella e simili, un grandissimo vanto della regione Campania.

Di latticini si tratta, dunque, accompagnati dagli eccellenti vini della famiglia Di Criscio e da tre tipologie diverse di pane campano, tutte a lievitazione naturale: il palatone napoletano, il pane di Saragolla e il pane cunzat’.

Si è partiti a ore dodici dal fior di latte, due tipologie diverse per l’occasione: uno proveniente da Vico Equense, ed esattamente dal caseificio “I Cinque”, e l’altro dall’entroterra campano, ma rimasto anonimo. Più deciso al palato il primo tipo, il gusto al quale noi cittadini siamo più legati, data la medesima provenienza dei fior di latte dalla costiera sorrentina. Il secondo, invece, dai toni più freschi e floreali.

La lancetta avanza e si passa alle mozzarelle di bufala, della stessa provenienza, il Casolare di Alvignano, ma con una differenza: una mozzata a macchina, l’altra a mano. Risultato? Nella prima minore consistenza, si percepiva che il latticino, passato a macchina, era stato teso, mentre la seconda risultava più callosa (insomma la mozzarella spezzata a mano è tutt’altra cosa, diciamolo!).

Standing ovation per la “zizzona di Battipaglia”, mozzarella di bufala del “modico” peso di tre chili, di cui è difficile, davvero difficile, non innamorarsi.

Per quanto riguarda i tre pani, quello preferito è risultato indubbiamente il pane cunzat’, un pane antico, in estinzione quasi, che si produce solo su richiesta, ripieno di cicoli e uva passa, un contrasto di sapori che ci riporta nel ventre della Campania, in tempi molto lontani, quando si produceva questa eccellenza nel periodo in cui venivano uccisi i maiali.

Per concludere, Giustino Catalano ha cucinato un primo piatto che riassumeva la degustazione della serata: penne con pomodorini del piennolo, latticini aggiunti a cottura ultimata, capperi selvatici e mollica di pane fritta. Bella idea, non vi pare?

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