Mangiare all’aperto sulla terrazza dell’Hi-Res nel centro storico di Roma
Mangiare all’aperto in questa fase post-Covid a Roma significa anche andare in centro storico. Gli odiosissimi varchi spenti fino al 30 agosto prossimo invitano alla frequentazione compulsiva per godersi la città da turisti slow e regalarsi soste mangerecce in posticini davvero interessanti.
Come l’Hi-Res, High Restaurant, la terrazza all’ultimo piano dell’Hotel Valadier con vista sui tetti del Tridente, sul Pincio e sulla bellissima Casina che prende il nome dall’omonimo architetto, Valadier per l’appunto.
Mangiare all’aperto a Roma
Siamo a pochi battiti d’ala da Piazza del Popolo, tra via della Fontanella e via del Babuino, in uno dei rari settori del centro che mantengono ancora un legame con le attività storiche, cioè botteghe d’arte e gallerie, boutique di lusso e antiquari. L’Hotel Valadier intercetta il pubblico multiforme che (in circostanze normali) sciama per queste vie attraverso 4 diversi ristoranti, dal più inclusivo Brillo, pizzeria con cucina, al Valentyne, il ristorante ‘istituzionale’, attraverso il Valadier, piano bar con sfiziosità e mixology in pairing, fino alla splendida terrazza dell’Hi-Res, High Restaurant, top di gamma, anche solo per l’atmosfera suggestiva.
L’ambiente contemporaneo e minimal del design, il distaccamento sociale osservato con scrupolo e zelo, il servizio attento e preparato ma discreto e mai invadente concorrono a costruire un’esperienza molto piacevole, cui si aggiunge la cucina curata dallo chef Gabriele Cordaro.
Giovane ma con una discreta gavetta alle spalle e un programma televisivo su una nota emittente dedicata al food, Cordaro ama le ricette solide, fatte con grandi materie prime, cui basta la giusta creatività per assumere sfumature originali e dare sensazioni nuove. “Ci sta bene, non ci avevo pensato” è la frase che mi si è materializzata in mente più spesso durante la cena, col susseguirsi delle portate.
Come si mangia all’Hi-Res
Il mood di quello che sarebbe seguito si è intravisto già dal benvenuto, finger non elaborati ma fatti molto bene, dall’arancino al tramezzino scomposto di ricciola affumicata, mentre l’olio extravergine dell‘azienda Cerrosughero di Canino è stato servito insieme al cestino di pane di vari tipi: sapori identificabili, cotture esatte, con qualche punta di anarchia rispetto al consueto, ma solo se ha senso.
Non ne aveva bisogno la tartare di ricciola affumicata con cipolla caramellata, cui sarebbe stato superflua qualunque altra aggiunta, mentre la caprese con la bufala si presta a un gioco divertente abbinata a un gelato di olio extravergine e a un crumble salato.
Ottimi gli spaghettoni alle vongole veraci affumicate (22 euro), ammetto che all’inizio ero dubbiosa, ma sono stata felice del consiglio del nostro maitre, Raffaele Rifilato: il piatto è molto gustoso, equilibrato e ben mantecato. Equilibrio e anche molta freschezza nel risotto Acquerello con agrumi e polvere di peperone crusco, erbe e parmigiano, (20 euro), cremoso come un comfort food ma decisamente estivo per leggerezza e delicatezza.
Poiché pochi pesci riescono a tentarmi come la ricciola, non resisto quando la vedo in menu e scelgo la versione alla brace con guazzetto estivo (30 euro), che vede scritturate verdure appena sbianchite e la parte importante affidata ai cucunci, una combine che è riuscita ad esaltare benissimo la carne delicata della ricciola (arrostita con rispetto) senza coprirla.
Le porzioni di tutto rispetto del ristorante avrebbero lasciato poco spazio per il dessert, ma la curiosità batte la fame e scelgo l’Agrumi con ricordo di babà (14 euro), un sorbetto agli agrumi misti che gustato ad occhi chiusi ricordava da molto vicino i babà al limoncello della costiera amalfitana.
Mangiare all’aperto e bere bene
Meritano menzione i due abbinamenti suggeriti per la cena, che si sono rivelati molto azzeccati.
Il primo è con il Riesling d’Alsazia Couvée 2016 di Pierre Frick, viticoltore e produttore, vino biodinamico a fermentazione su lieviti indigeni senza aggiunta di solfiti (o in piccolissima parte, a seconda delle annate).
Vino elegante e intenso, con sentori agrumati e di frutta matura, ginestra e note minerali, e in cui le sfumature tipiche di idrocarburo del Riesling si ingentiliscono e si arrotondano.
Grande piacevolezza di beva, sostenuta da un’acidità presente ma equilibrata e da una morbidezza avvolgente. Con le vongole affumicate top.
Con la ricciola torniamo in Italia, sui Colli di Luni, dal noto produttore Ottaviano Lambruschi, per un vermentino elegantissimo, dalle particolari note di conifera in sottofondo a un bouquet fiorito e minerale e a un sorso sapido e lungo.
La cantina è molto ricca, con circa 600 etichette da tutto il mondo.
Mediamente, per una cena con vino, si spendono 80-100 € a testa, senza rimpianti.
Il ristorante che verrà: Samurai
Intanto la singolare figura che spunta dall’oscurità all’uscita dall’ascensore è il prossimo progetto di Daniele Lassalandra, uno dei proprietari del Groupe Valadier, che non pago di aver dotato l’Hi-Res di ogni accorgimento tecnico per garantire il comfort dei clienti (la terrazza dove mangiare all’aperto si può proteggere in caso di pioggia, di vento e di freddo, di fatto è fruibile tutto l’anno), sta pensando al quinto locale del complesso, un sushi bar e japanese, per l’esattezza: il Samurai, questo dovrebbe essere il nome, che aprirà nel 2021.
Hi-Res offre anche una carta cocktail con signature e grandi classici, per il dopo cena o dopo teatro, fino a notte inoltrata.
Hi-Res. Via della Fontanella 15. Roma. Tel. +39063212905