Coronavirus a Milano. Ritorno alla normalità: bar aperti dopo le 18
I bar di Milano con servizio ai tavoli possono aprire anche dopo le 18.
Le proteste e gli allarmi lanciati dai ristoratori, dai bar, dai pub dalle birrerie e dalle enoteche hanno trovato ascolto ai piani alti della Regione, e la direttiva dei giorni scorsi è stata modificata, o meglio, chiarita.
«I bar e/o pub che prevedono la somministrazione assistita di alimenti e bevande – si legge sul sito della Regione – non sono soggetti a restrizioni e pertanto possono rimanere aperti come previsto per i ristoranti, purché sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall’esercizio. L’obiettivo dell’ordinanza che regola le prescrizioni per il contenimento del coronavirus nelle aree regionali classificate come ‘gialle’ (ovvero valide su tutto il territorio regionale ad eccezione della ‘zona rossa’) è quello di limitare le situazioni di affollamento di più persone in un unico luogo. L’amministrazione sulla base delle valutazioni di ogni specifica situazione può dettagliare ulteriormente l’ordinanza in coerenza con l’obiettivo della stessa. Nei ristoranti può entrare un numero contingentato di persone. Lo stesso, dunque, vale anche per i bar dove ci sono posti a sedere contingentati e che effettuano servizio al tavolo e non al bancone.»
Sono le stesse cose che aveva auspicato Hiv Enoteche nel nostro articolo di ieri: i bar, pub, enoteche, insomma tutte le attività che possono somministrare bevande e cibi ai tavoli, possono farlo da oggi anche negli orari precedentemente “vietati”, vale a dire dalle 18 alle 6. La prevenzione consiste quindi nell’evitare il sovraffollamento e la promiscuità che caratterizza certi locali all’ora dell’aperitivo e nelle ore successive: vale cioè il principio adottato nella ristorazione, dove i clienti sono seduti e vengono serviti ai tavoli. Non ci si potrà più affollare al bancone del pub o davanti alle spine della birreria – ai gestori il compito di “regolare il traffico” interno, ed eventualmente anche la distribuzione della gente in attesa.
Il nuovo provvedimento è stato adottato, lo abbiamo detto, sulla scia delle (pacate) proteste degli imprenditori del settore: abbiamo detto delle enoteche Hic, ma ci sono anche i membri della neonata Unione dei Brand della Ristorazione Italiana, che raccoglie le “catene” di locali (Bomaki, Ghe Sem, Briscola, Macha, Cocciuto, Rossopomodoro, Panini Durini, Signorvino, ma anche Iyo, Riccione, Filetteria: più di 70 realtà), ma anche locali legati ad associazioni culturali e librerie come Santeria, Circolo Magnolia, Salumeria dello Sport, Elita, Rocket e il Mare Culturale Urbano.
[Link: la Repubblica, Corriere della Sera]