Caricamento banner...
Logo
Leggi, Mangia, Bevi, Ama
Cercacerca
menu
Cibo
7 Settembre 2015 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 12:41

Può dirsi fresca questa mozzarella che arriva dalla Polonia? Seguono blocchi al Brennero

Al Brennero c'è il presidio della Coldiretti per arginare l'invasione di prodotti alimentari che creano "equivoci" e a difesa del Made in Italy
Può dirsi fresca questa mozzarella che arriva dalla Polonia? Seguono blocchi al Brennero

mozzarella fresca polonia

Al Brennero c’è il presidio della Coldiretti per arginare l’invasione di prodotti alimentari che creano “equivoci” e a difesa del Made in Italy agroalimentare.

È il caso della mozzarella fresca con tanto di immagine, appunto, fresca: basilico, pomodoro e mozzarella, ingredienti perfetti per formare il colori della bandiera italiana sulla confezione e poi la scritta inequivocabile: “Mozzarella fresca”.

Invece la mozzarella arriva dalla Polonia, come spiegano dalla Coldiretti.

La mozzarella, prodotta in uno stabilimento polacco da una ditta di Bolzano, è destinata ad una ditta di Firenze e riporta – informa Coldiretti – la scritta “mozzarella fresca”, nonostante solo per arrivare a destinazione debba fare un viaggio di migliaia di chilometri.

mozzarella polonia

Sul banco degli imputati salirebbe la F.lli Carmignani già nota alle cronache per i casi di mozzarella colorata.

Ovviamente la mozzarella non è il solo caso da difendere come ricorda Coldiretti nella sua nota.

Quello della mozzarella è uno dei tanti esempi di prodotti trovati sui camion che transitavano al Brennero provenienti dall’estero e destinati in Italia, pronti a diventare italiani, come nel caso di lattuga che dall’Olanda è destinata a Battipaglia, importante distretto delle verdure italiane di quarta gamma e di insalata fresca. Al Brennero il presidio Coldiretti ha anche individuato surgelati, tra cui 20 mila chilogrammi di fagiolini surgelati sfusi, in contenitori da 800 chilogrammi, pronti a finire nei minestroni italiani, ma anche latte austriaco diretto a La Spezia, cagliate tedesche dirette in Puglia, pancette fresche, con marchio non identificabile, destinate ad un’industria di salumi di Verona, e porri e altre verdure provenienti addirittura dalla Svezia e destinate ad una cooperativa in provincia di Bergamo.

Ma la domanda è: può una mozzarella essere considerata fresca dopo svariate migliaia di chilometri soprattutto quando in Italia ci apprestiamo a cambiare una Dop per chiamare fresca la mozzarella con il 25% di latte congelato?

O è solo l’inganno della mozzarella che sembrerebbe italiana e italiana non è a fare infuriare la Coldiretti?

formatura mozzarella

P.S. Per chi fosse interessato alle “schifezze” alimentari, ecco il quadro fornito da Coldiretti.

Non solo latte, cagliate e polveri, dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 28 per cento. E’ quanto emerge da una analisi relativa ai dati del commercio estero nei primi cinque mesi del 2015 della Coldiretti che ha annunciato che la mobilitazione degli agricoltori alle frontiere del Brennero si allarga dal latte alla carne fino all’ortofrutta e prosegue anche domani martedì 8 settembre 2015 dalle ore 8,00 con migliaia di agricoltori provenienti dalle diverse Regioni: Secondo un’analisi di Coldiretti sono cresciuti del 12 per cento gli arrivi di carne di maiale spesso destinati a diventare prosciutti italiani, mentre le importazioni di cereali, pronti a diventare pasta e riso spacciati per Made in Italy hanno fatto registrare addirittura un vero e proprio boom (+59 per cento), con un +77 per cento per il grano e un +80 per cento per il riso. Netta pure – continua la Coldiretti – la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +44 per cento, con un vero e proprio boom per il pomodoro fresco (+78 per cento), ma cresce anche quello concentrato (+72 per cento). Aumentano anche – continua la Coldiretti – gli arrivi di succo di frutta dall’estero, +29 per cento spesso venduti come italiani perchè sulle etichette non è obbligatorio indicare l’origine ma solo il luogo di confezionamento industriale. Attualmente in Italia l’obbligo di indicare la provenienza è in vigore tra l’altro per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza) e per il pollo (dopo l’emergenza aviaria), uova, miele, e extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti.

scatti di gusto
Scatti di Gusto di Vincenzo Pagano
info@scattidigusto.it
P.IVA: 01353010539
Privacy Policy-Cookie Policy-Preferenze
Sviluppato da
*redmango - Web Agency Torino