Niko Romito. La distruzione è dell’ingrediente non del fine dining
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Il pensiero di Niko Romito, come sapete, a me è noto da molti anni. Ma mai come dal palco di questo Identità Golose 2025 Romito ci ha indicato una strada “alternativa” per leggere il futuro della nostra cucina e della cucina in generale. Nulla è stato concesso dallo chef abruzzese al caso, al gusto, alle diverse opinioni.
I concetti espressi sono diretti, scolpiti a chiare lettere e declinati in una precisa, puntuale e “schematica “ enunciazione. Pareva di stare non in una sala di un congresso di gastronomia, ma ad una Lectio Magistralis a Pollenzo o in un Ateneo di Scienze.
La fine del fine dining non è arrivata ancora
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“Abbiamo finalmente imparato a guardare indietro, alla tradizione , come una base non statica, ma dinamica. Un modo nostro, italiano per guardare avanti. Tutti parlano della fine del fine dining… non ci credo, non è cosi… penso sia invece questo l’inizio di una cucina di ricerca che guarda al passato e alla tradizione come base e stimolo per inventare la cucina del futuro.”
Sdoganata la tradizione come alternativa unica al Fine Dining. Basta con questa dualità. Si prende da una per rielaborarla e riproporla guardando avanti.
“Il problema è che abbiamo sbagliato: abbiamo copiato, nel fine dining, quello che fanno gli altri, all’estero. Non abbiamo usato il bagaglio enorme delle nostre tradizioni per disegnare il futuro.”
Altro attacco, altra affermazione perentoria :
“Basta scena, basta abbellimenti e frivolezze :
viva il nostro messaggio gastronomico, la nostra identità territoriale e identità personale. Lo chef si identifichi nelle sue radici e le esploda.”
E poi:
“Tanto studio e tante prove, ma di nuove strade tecniche e gustative che nascano da ciascuno chef,
dagli insegnamenti dei nostri tentativi, dei nostri fallimenti. Io sono autodidatta, e la prova vivente che con studio e prove si può riuscire a trovare la propria strada”.
La tecnica
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E quando si parla di tecniche e di prove, Niko Romito dal palco di Identità Golose non ci va leggero.
“Io polverizzo, distruggo e poi ricostruisco l’ingrediente. Poi lo ritrovo al palato in forma differente. Ho così evidenziato e portato alla luce l’anima della materia prima.”
E ancora
“Il mio lavoro è di scartavetrare aspetti nascosti dell’ingrediente e evidenziarlo ricostruendone la materia in una forma più elevata, più utile al risultato finale”.
Tecnica, tecnica, tecnica.
Studio, studio, studio.
Scomposizione e ricomposizione.
Estratto ed Assoluto.
Chimica e fisica.
Essenza.
L’Essenza che resta stabile nel movimento, è un assoluto.
Bella.
Vera..
Trasparente…
Il piatto che ne consegue o è fatto bene o è fatto male. Nessun compromesso.
L’evoluzione
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“Facciamo quindi evolvere un’identità, che viene dalla nostra anche personale tradizione,
ma che non deve essere fossile.
Cerchiamo la forza nel piatto in quell’istante.
Ma quella forza e quella tecnica si dovrà poter trasferire, portare in altri piatti. Non la ricerca scarna e semplicistica per il proprio menu’, ma quella che permette a tutti di crescere di far evolvere la nostra cucina e di farla guardare ed andare avanti, insieme.
È la ricerca dell’Essenza. Ecco la rivoluzione del pensiero gastronomico”. Firmato : Niko Romito.