Come fa l’olio di oliva a diventare miracolosamente italiano
“Quest’anno la quotazione all’ingrosso dell’extravergine italiano è di circa 5,50 €/litro, prezzi a scaffale più bassi di questa soglia dovrebbero farci insospettire.”
Questa è la conclusione dell’articolo “Olio di carta”, sull’olio extravergine che diventa miracolosamente italiano, pubblicato sul numero di dicembre 2018 di Il Salvagente, la rivista che si occupa, tra l’altro, di informare i consumatori su cosa c’è dietro le etichette dei prodotti che acquistano tutti i giorni.
Tutto parte dalle prime considerazioni sull’ultima campagna olearia, particolarmente difficile: quest’anno si sono susseguiti il vento freddo proveniente da est, il Burian, che a febbraio ha fatto molti danni, poi lo scirocco caldo a giugno, poi la mosca olearia ad agosto-settembre. Tutto questo ha portato a una produzione nazionale di extravergine dimezzata rispetto all’anno passato: si parla di 200mila tonnellate.
A questo punto, le probabilità che quando si acquista un olio extra vergine d’oliva 100% italiano la percentuale reale di italianità sia da ritoccare al ribasso aumentano.
Se la maggior parte dell’olio made in Italy è effettivamente italiano, una parte italiano lo diventa, è “immigrato” più o meno regolarmente da Turchia, Tunisia, Grecia, Spagna. Il Salvagente per spiegare questo meccanismo utilizza il rapporto Frantoio Italia della Repressione Frodi, organo di controllo del ministero delle Politiche agricole e del turismo. Si parte da olivicoltori e frantoiani in difficoltà, che si vedono offrire da questi trafficanti d’olio la possibilità di un piccolo guadagno, purché si rendano complici della truffa. L’olivicoltore deve vendere delle olive che esistono solo sulle bolle di consegna che il frantoiano complice lavorerà, facendo girare l’impianto oleario a vuoto, ottenendo dell’olio italiano anch’esso inesistente – o meglio, che esiste come olio italiano solo sulla carta. Quest’olio di carta verrà venduto al truffatore originale che si vedrà stornare, da frantoiano e olivicoltore, una parte dei soldi in nero, che serviranno per acquistare olio dall’estero. Olio che una volta a magazzino sarà, grazie alle carte, italiano a tutti gli effetti.
Attenzione alle etichette, quindi, e al cartellino del prezzo: non bisogna farsi tentare dai prezzi troppo bassi, ricordiamoci sempre della soglia dei 5,50 € al litro (la quotazione media all’ingrosso dell’olio), alla quale vanno aggiunte tutte le spese e i ricarichi del caso. E comunque fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, che nonostante tutto hanno ancora una serie di strumenti, come l’analisi del Dna, per scoprire se nell’olio sono presenti varietà di olive non presenti nel nostro paese, chiaro indice di una frode.
A queste considerazioni fa da sponda anche Filippo Falugiani, presidente dell’AIRO, l’Associazione Internazionale Ristoranti dell’Olio.
Fatte tutte le valutazioni del caso risulta davvero difficile pensare ad un olio evo italiano che possa stare sotto i 7/8€ al litro, se poi si ha la pretesa di volerlo anche buono il prezzo va alle stelle! Sto scherzando ovviamente, il prezzo di un olio di qualità rispetto a uno diciamo uno mediocre varia di pochi €. Ossia puoi trovare un olio in bottiglia da 750ml di qualità mediocre a 7 €, mentre invece un litro di qualità eccellente (non solo buona!!!) lo puoi comprare a 13/15 €, se sai scegliere, e soprattutto se puoi andare al frantoio direttamente a prenderlo.
O magari semplicemente ordinandolo al frantoio di fiducia online, aggiungiamo noi. Magari utilizzando la classifica dei migliori extravergini 2018 del Gambero Rosso, o quella di Flos Olei. Oppure consultando Come si mangia l’olio, una serie di utili volumi dell’AIRO che ti spiegano tutto quello che c’è da sapere di “tecnico” sull’olio e sulle sue caratteristiche.