One Fire, osteria Slow Food a Massa Lubrense
È un attimo fare due passi e allungarsi dalla piazzetta dell’Annunziata che accoglie l’osteria La Torre One Fire della famiglia Mazzola per godere del panorama sull’isola di Capri.
Sempre meraviglioso questo angolo di paradiso quale che sia il tempo. Ma ora che le giornate volgono spinte al bello una capatina in Costiera Sorrentina è un piacevole appuntamento.
Vi dirò, ancor prima di parlarvi delle novità della Torre che si è rifatta il trucco dopo il clamoroso successo a Expo (Maria Aprea e la sua brigata ha chiuso il mese delle osterie di Eataly), che qui c’è la villa di Gioacchino Murat che da qui diresse la presa di Capri.
Da quel balcone ora si affacciano gli ospiti della dimora che è stata protagonista dell’intelligente e appassionato restauro conservativo di Raffaele Esposito che l’ha resa struttura di accoglienza. La si affitta per intero per periodi di una settimana e più e l’averla testata per una giornata mi fa pensare che in giro per il mondo ci siano persone più felici dopo un soggiorno su queste viste.
Colazione da Murat, pranzo da Amelia. Il programma potete seguirlo da subito.
La Torre One Fire è aperta anche a pranzo in questi mesi più tiepidi ideali per mangiare sotto gli ombrelloni.
La sala è stata rivista, ora è più luminosa, e l’accoglienza è sempre quella bella di una famiglia che si dedica con amore alla ristorazione. Anche il menu è stato rivisto per segnalare tutti gli apporti dei presidi Slow Food e dell’Arca dell’Alleanza.
L’osteria dei Mazzola è uno dei portabandiera del buono, pulito e giusto e se andrete ad assaggiare la tavola probabilmente vi meraviglierete che non abbia la chiocciola.
Uno di quei misteri che soltanto le Guide gastronomiche sanno regalarci.
Sarebbe da assegnare già soltanto per i gamberetti di nassa di Crapolla che arrivano qui in questo periodo. Freschissimi da gustare crudi o leggermente scottati con sale e limone.
Una delizia anche per lo spuntino serale prima di andare a riposare con gli occhi pieni di panorami indimenticabili sul e dal Nastro d’Oro, la via costiera che da Massa Lubrense arriva a Termini.
In cucina a dare una mano a Maria c’è il giovane Guglielmo Caccioppoli e in sala Amelia è affiancata dalla sorella Alessia. Quasi non avvertirete la presenza di Tonino che ha l’occhio sempre attento a che tutto giri alla perfezione.
Amelia non ha dubbi su cosa proporre come vino per accompagnare il pranzo. E sono sicuro che nella carta della Torre troverete più di un motivo di soddisfazione.
Imprescindibile la montanara fritta con pomodoro Miracolo di San Gennaro di Sabatino Abbagnale. Una sola che crea dipendenza e finirebbe con il dimezzare le portate del pranzo.
Che si apre con uno stracult dell’osteria: la parmigiana di melanzane. D’accordo siamo in anticipo e non sono ancora i frutti dei terrazzamenti che guardano a Punta Campanella, ma Maria ci parla con le melanzane e queste tre consistenze sono buonissime.
Come il polpo con le patate. Tradizione a palate, a cucchiaiate e bontà a colpo sicuro.
L’innovazione da queste parti è sempre con occhio attento ai presìdi Slow Food. La fantastica zuppa di cozze va in scena con l’accompagnamento delle olive ammaccate cilentane. Due ingredienti che mi fanno confessare il conflitto di interessi per le due passioni mai sopite: Punta Campanella e Punta Licosa.
Il pane-burro-alici è per me un segno che la divinità del palato esiste. Il piatto più semplice del mondo buonissimo se ci mettete gli ingredienti giusti. Potete chiedere ad Amelia origini e provenienze e il perché della velatura del burro. Io ho dimenticato di ascoltarla.
Cosa sarebbe un pranzo con l’aurea di Capri senza un raviolo caprese? Qui il sole lo portano con i pomodorini gialli di Bruno Sodano. Il fiordilatte di Agerola è di Gargiulo, la caciotta vaccina è di Valestra e la nota di maggiorana ci sta benissimo.
La Torre One Fire è tra i ristoranti protagonisti del libro della Voiello. Lascio a voi le discussioni se fosse migliore un mischiato di pasta più sodo (permettetemi la definizione), ma l’abbinamento con le cicerchie Serra dei Conti, i gamberetti di nassa, i calamari, la triglia di scoglio, le cozze e le vongole restituisce un piatto a tratti opulento.
Si arriva al pesce che alla Torre è dello specchio di mare antistante, cioè golfo partenopeo. Si discute un po’ di come sia possibile che una ricciola che a Roma costa circa 12 € al chilo a Sorrento sia prezzata a 22. Non è tutta maggiore qualità quanto piuttosto questioni di quasi monopolio commerciale. Intanto si apprezza la leggera scottatura di una palamita, che stava in mare non molte ore prima, accompagnata da una crema di patate profumata al limone.
Ovviamente per il pescato del giorno dovete guardare la lavagnetta che declama cosa può arrivare in tavola.
La golosità vuole che si chiuda con una millefoglie scomposta che sta diventando un cavallo di battaglia della Torre.
Ma io sono tradizionalista e mi fiondo su una pizza di crema che Maria stava infornando giusto all’apertura del locale.
Non so se vi ho convinto che un pranzo o una cena con tutto il fascino di Capri e della costiera sia tra le opzioni migliori per trascorrere un paio di giorni di ottimo riposo. Ma spero almeno di avervi istillato il dubbio che non assaggiare panorama e piatti della Torre sia un mezzo delitto. Convenite?
Voto: 7/10
Ristorante La Torre. Piazzetta Annunziata, 7. 80061 – Massa Lubrense (Napoli). Tel. +39 081 808 9566
Villa Murat. Via Murat, 8 – 80061 – Massa Lubrense (Napoli). Tel. +39 081 878 90 16