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21 Gennaio 2012 Aggiornato il 23 Gennaio 2012 alle ore 12:45

Parallelismi errati. Il fallimento del Cambio a Torino e di Scaturchio a Napoli

Arriva al capolinea  il ristorante Cambio a Torino, il locale nato come caffè nel 1775 che segnala con una targhetta il tavolo di Cavour in fondo alla
Parallelismi errati. Il fallimento del Cambio a Torino e di Scaturchio a Napoli

Arriva al capolinea  il ristorante Cambio a Torino, il locale nato come caffè nel 1775 che segnala con una targhetta il tavolo di Cavour in fondo alla sala. Un pezzo dell’Italia gastronomica in fumo dopo le speranze di veder arrivare un cavaliere bianco a salvare non l’Italia, ma almeno un luogo considerato d’eccellenza. Svanito il sogno di vedere Oscar Farinetti o la famiglia Ceretto come acquirenti del Cambio di Piazza Carignano, era stato siglato un affitto con una società per 12 mesi a partire dal 1 novembre. La Risorgimento di Fabio Gallo, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier del Piemonte, Daniele Sacco, attuale direttore del ristorante e la società Finde avevano stipulato il contratto con la Carignano di Ramondetti che aveva in gestione il ristorante dal 1981. Un “ripiego” mica male. I commentatori da Torino avevano rimandato al negozio di gastronomia di Fabio Gallo prevedendo il possibile arrivo del fratello Stefano, chef dello stellato La Barrique sempre a Torino, al Cambio.

Invece, oggi La Stampa, chiarisce tutto: il Cambio va all’asta e la Risorgimento di Fabio Gallo non avrà nessun diritto di prelazione. Il curatore fallimentare, Luca Poma, ha delineato il quadro della situazione:

«Incontro persone che mi dicono “ma il Cambio non è già stato venduto?”. E’ diventata vox pupuli crederlo. Altro che venduto, manco per il pettine, per dirla in buon italiano». Sorride e aggiunge: «L’attuale contratto d’affitto è del tutto onorevole, nulla da eccepire, ma è intervenuto il fallimento e dopo la cessione dell’azienda quel contratto cesserà di avere validità. La procedura sta operando attraverso operazioni di inventario e valutazioni al fine di porre in vendita il bene il più presto possibile».

La stima delle passività è di circa 2,5 milioni di €, 1,5 milioni di debiti verso banche, fornitori e istituti previdenziali, cui aggiungere un altro milione in base a stime assolutamente prudenziali. Il 17 marzo è prevista l’udienza per l’insinuazione nel fallimento dei creditori e da lì partirà la procedura che porterà alla designazione del nuovo successore. E non è escluso che in una situazione di chiarezza, un imprenditore come Oscar Farinetti possa ritenere l’operazione conveniente. Al momento non sembra integrabile con la filosofia Eataly, ma Farinetti ha dimostrato, con la prossima apertura a Roma, di poter inventare formule ulteriori come gli chef a rotazione che ha eliminato il problema delle competizioni e delle antipatie in un sol colpo.

Diversa la situazione a Napoli per la pasticceria nata nel 1905 e famosa per il Ministeriale, il medaglione di cioccolato dal cuore cremoso che leggenda vorrebbe ideato da Francesco Scaturchio per conquistare una sciantosa e che poi sarebbe approdato sulle tavole reali dopo una trafila presso vari ministeri. È di qualche giorno fa la notizia della bancarotta fraudolenta per 11 milioni di euro che coinvolge Scaturchio. Un provvedimento che, però, riguarda la gestione precedente dal 2004 al 18 dicembre 2009 in cui fu dichiarato il fallimento della Giovanni Scaturchio e che aveva coinvolto l’erede della famiglia Nicola Scaturchio. Così rassicura i napoletani e tutti gli appassionati del locale di piazza San Domenico, Elio Palombi, avvocato della Sant’Anna al Borgo srl che detiene marchio e azienda Scaturchio:

“L’indagine riguarda fatti risalenti nel tempo e si riferisce a soggetti diversi da qualunque attuale socio, amministratore o consulente dell’Azienda Scaturchio. In particolare, l’indagine per bancarotta è ovviamente relativa a fatti commessi in precedenza alla dichiarazione di fallimento dell’azienda. Gli attuali soci e amministratori dell’azienda, rilevata proprio dalla procedura fallimentare, sono del tutto estranei a qualsivoglia indagine ed addebito. L’azienda Scaturchio è oggi una società rilanciata da una nuova proprietà con la continuità dell’apporto di tutti i dipendenti storici dell’azienda, che contribuiscono ad assicurane il rispetto degli standard di eccellenza per cui l’azienda è nota in Italia e nel mondo. Notizie di tale imprecisione non fanno che vanificare gli sforzi che quotidianamente vengono fatti, danneggiando l’azienda che è in piena attività”.

Insomma, ministeriali salvi e attesa per il Cambio.

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