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Pizzerie
26 Aprile 2017 Aggiornato il 7 Ottobre 2018 alle ore 01:01

Pizza in Langa. Il doppio crunch di Renato Bosco con la sfoglia di mozzarella di bufala live

Scatti di Gusto è a Mondovì – anzi, a Mondovicino Outlet Village – a esplorare le diverse sfaccettature del mondo della pizza. Il nostro direttore
Pizza in Langa. Il doppio crunch di Renato Bosco con la sfoglia di mozzarella di bufala live

Scatti di Gusto è a Mondovì – anzi, a Mondovicino Outlet Village – a esplorare le diverse sfaccettature del mondo della pizza.

Il nostro direttore Vincenzo Pagano ha chiesto aiuto ai grandi pizzaioli d’Italia per questa full immersion nella pizza di qualità: dall’APN che sta sfornando pizze a portafoglio a getto continuo (anche con le farciture locali con formaggio al barolo di Occelli, con salsiccia e con lardo autoctono)a Patrick Ricci, Alessandro Condurro, Giuseppe Pignalosa, Renato Bosco, Vincenzo Capuano, Teresa Iorio, Giuseppe Giordano e Alessandro Lo Stocco.

Renato Bosco – diamo subito la notizia – dopo Saporè a San Martino Buon Albergo, e dopo Saporè Stand Up a Verona (in via Della Costa 5, tra Torre dei Lamberti e Piazza delle Erbe), aprirà il 1° giugno, ancora a Verona, in via Amanti, zona Porta Leoni, un nuovo locale. Che si chiamerà Saporè DownTown, avrà una bella cucina a vista, 70 posti a sedere, e tutto il percorso artistico (va bene, ci metto le virgolette: ” artistico” – ma solo per evitare commenti noiosi) di Renato, la mozzarella di pane, l’aria di pizza, il crunch, il doppio crunch, insomma, l’arte e la scienza e la sperimentazione della lievitazione.

Ecco, mozzarella, l’ho detto. Ci sono stati molti fuoriprogramma nel calendario di Pizza in Langa. Patrick Ricci si è allungato con le tipologie di pizza e ha duettato con Giuseppe Pignalosa. Che ha sfidato Alessandro Condurro nella classica pizza canotto vs pizza a ruota di carro.

Renato Bosco, invece, ha incontrato Pasquale Colangelo, proprietario e soprattutto casaro del caseificio La Perla del Mediterraneo di Paestum giusto sui lidi di Mondovì per una mozzarella live. Ne è nata una pizza doppio crunch con sfoglia di mozzarella preparata secondo il canone del rettangolo di pizza. Imbottitura semplice ed efficace.

Ma faccio rewind e vi racconto cosa è successo.

colomba panettone Renato Bosco

Nei suoi interventi al nostro Pizza in Langa, Bosco, stimolato da Vincenzo Pagano, ha toccato un po’ tutti i temi che lo hanno accompagnato nella sua carriera. A partire dagli insegnamenti che lo hanno formato: Rolando Morandin, pasticciere valdostano, da cui ha appreso che ogni elemento di un impasto ha la sua importanza, influisce sul risultato finale, e quindi è importante anche il dosaggio.

Da qui le sue ricerche sul lievito madre, che lo hanno anche portato a pensare a “panettone e colomba tutto l’anno”. Buonissima.

L’evoluzione di Renato Bosco quindi è passata attraverso la pasticceria, ma anche attraverso la panetteria, con gli insegnamenti di Piergiorgio Giorilli. L’esperienza è la base, sapere che per la pizza alta non si può usare il grano antico perché non ha un sufficiente contenuto proteico (che è quello che in definitiva determina come verrà una pizza).

E quindi, ricerca, studio, sperimentazione. Ai pizzaioli napoletani faceva strano che un nordico, veronese, già una decina di anni fa parlasse di pizze, di lievitazioni miste, di ingredienti e di miscele di farine. Adesso, il mondo della pizza è cambiato, è avvenuta una specie di rivoluzione – la tradizione si è rinnovata, non si è persa o è stata cambiata. Anche con il contributo delle sperimentazioni di Renato.

Da cui è nata appunto la mozzarella di pane, un pane cotto a vapore, morbido e gommoso, che rimane bianco perché non avviene la caramellizzazione degli zuccheri, la cosiddetta reazione di Maillard, o l’aria di pizza. Bosco gioca sulle farine (ora sta sperimentando quella di grano duro), sulle lievitazioni, sulla chimica quindi.

Un altro punto ribadito è l’imprescindibilità del Meridione quando si parla, e si lavora, in questo campo. Banalmente, tutti gli ingredienti di base vengono da lì, anche se, certo, i pomodori si coltivano dappertutto, la mozzarella di bufala si produce anche al Nord. Si tratta soprattutto di un debito culturale: la filosofia della pizza viene da Napoli ma è pian piano stata recepita da tutti che hanno aggiunto le proprie particolarità, a Roma come a Verona o a Torino.

Ve bene la pizza a canotto, o quella a ruota di carro: l’importante è l’impasto, e la sua lavorazione. Nella pizza a canotto l’importante è che la lavorazione spinga l’aria contenuta nell’impasto verso il bordo, ad aumentare le dimensioni del cornicione. Lo stesso vale per le pizze gourmet, o contemporanee che dir si voglia: nascono dal confronto con la tradizione. E, per dire, la pizza a Napoli è diversa da quella che si fa a Salerno.

Interessanti le osservazioni di Bosco a proposito dell’olio.

L’olio extra vergine di oliva è preferibile utilizzarlo al termine della cottura, “a freddo”. Ed è meglio usare l’olio entro l’anno dalla produzione: andando oltre, le sue qualità diminuiscono.

Capitolo olio nell’impasto della pizza: c’è chi lo usa fino al 10% del totale, ma con le farine in cui è presente il germe di grano, che è un olio essenziale naturale, Bosco ne aggiunge, se lo fa, solo un 1% al massimo. Proprio per evitare di dare troppo sapore di olio alla pizza.

Il discorso per chi fa la pizza a casa è diverso, perché l’olio è un trucco che aiuta a mantenere la morbidezza durante la cottura prolungata richiesta da un forno elettrico domestico.

A proposito, per fare il pane in casa aiutatevi con un lievitino: 100 g di farina, 50 g di acqua, 10 di lievito. Un pre-impasto da mettere in una ciotola d’acqua e quando salirà a galla sarà pronto per essere utilizzato nell’impasto.

Anche la quantità di sale va considerata con attenzione: scendere sotto i 40 grammi per chilo di farina è una necessità.

Renato Bosco ne usa pochissimo per  il crunch: 1 kg di farina, 800 g di acqua, lievito madre e di birra, 20 g di sale, e un 2% di olio. Il tutto va lasciato riposare una notte: viene un impasto molto morbido e con una grande alveolatura. Quindi va cotta, raffreddata, tagliata, farcita (i buchi si riempiono degli ingredienti), e rimessa nel forno (270/280°C, 50% sopra e 50% sotto).

La pizza contemporanea è il risultato di uno scegliersi fra il produttore e il pizzaiolo, e viceversa.

Un esempio di questo scegliersi, di questi incontri virtuosi, come dicevamo è stato quello fra Bosco e Pasquale Colangelo del Caseificio La Perla del Mediterraneo. Che è venuto a Mondovì per una dimostrazione della filatura della mozzarella direttamente da Paestum.

Di mozzarella di bufala stiamo parlando, ovviamente: e la sua filatura è uno spettacolo semplice ma direi quasi poetico.

La mozzarella di bufala secondo Colangelo è migliore se viene fatta con più partite di latte che arricchiscono il bouquet aromatico finale.

Al latte si aggiunge il caglio animale (quello vegetale dà un sapore meno buono) – 10 g al quintale. Si fa bollire: in 20’ il latte diventa solido, e si passa alla rottura del coagulo, della cagliata, in modo da far affiorare la parte lipidica, che diventa poi ricotta.

Dopo un riposo di 4 ore, si fa la mozzarella.

Il latte di bufala è saporita di suo e non sono necessarie altre lavorazioni.

Per inciso, secondo Colangelo è meglio utilizzare la macchina che non farla a mano: il risultato è assolutamente regolare e si raggiunge la perfezione del prodotto. Che è magari meno poetico, ma assicura, è più efficace.

Il solito Vincenzo Pagano ha sfatato un altro mito: la mozzarella di bufala migliore non è quella prodotta a luglio – agosto che utilizziamo per la caprese con i pomodori, ma a novembre – dicembre, quando il latte delle bufale per sua natura è migliore.

Pasquale Colangelo annuisce, noi registriamo e già pensiamo a un doppio crunch di Bosco con mozzarella pre-natalizia.

Buona pizza a tutti!

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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