Milano. Come sono la pizza bianca e il supplì di Romoletto
Questa cosa devo proprio scriverla – ce l’avevo lì già da tempo, ma aspettavo l’occasione: tutto sommato, i supplì sono degli arancini che non ce l’hanno fatta.
Va bene – ricomincio da capo. Sono corso – no, sono andato a passo svelto ad assaggiare la produzione di Romoletto, in corso di Porta Ticinese di cui abbiamo annunciato l’apertura, e ho fatto la mia brava incursione alle Colonne.
Romoletto ha preso il posto di StreeToast, al 14. Mi dispiace un po’ perché i loro toast non erano male, abbastanza ben fatti grandi… pazienza, ci rifaremo con la pizza alla romana e i supplì.
La pizza bianca alla romana, o alla pala, era forse l’ultima variante della pizza che mancava qui a Milano. O meglio, era già comparsa, anche se in modo sommesso, in diversi locali, compresa la panetteria di Eataly Smeraldo, e food truck. Mancava una sua consacrazione, diciamo così, mediante dei punti vendita dedicati, come questo Romoletto, di impianto romanesco fin dal nome. E so per certo che non sarà l’unico.
Abbiamo detto della derivazione antico-romana, dell’antica lavorazione comune a tutti gli impasti di acqua e farina. Le specifiche tecniche fanno bella mostra di sé appese sopra la cucina: 85% idratazione, 48 ore lievitazione, per un risultato caratterizzato da leggerezza, croccantezza e alta digeribilità.
E in effetti ci siamo: croccante e leggera, digerita senza problemi, e direi abbastanza buona. Ho preso la versione del giorno, con sopra un ragù alla bolognese: forse non la scelta migliore, come topping. Mi è andata meglio con quella normale, tagliata in due e farcita con il roastbeef.
Quella “liscia”, senza niente, era bella croccante, e mi è piaciuta.
Ho preso anche un supplì, anche questo al ragù. Ecco, nemmeno questo mi ha entusiasmato: mi è sembrato un po’ piccolo, e non molto saporito. Devo riprovare, e assaggiare anche gli altri, tipo cacio e pepe.
In effetti, non ho molti parametri di giudizio: quelli mangiati in giro a Milano non hanno probabilmente il marchio di autenticità necessario. Quelli più “autentici” li ho mangiati in questi ultimi mesi, ma non so se bastano a crearmi un gusto in merito. Sta di fatto che quelli di Ape Cesare (un apecar latino-romanesco, evidentemente) sono piacevoli e gustosi, e quelli di Trapizzino, recentissima apertura meneghina di Stefano Callegari, molto molto (molto) buoni.
Il menù, fra proposte classiche, gourmet e del giorno, va dai 3,50 ai 6 €; è anche possibile creare la propria farcitura, scegliendo da un ricco elenco di ingredienti. L’acqua in bottiglietta è griffata: carino.
Da segnalare comunque con piacevole interesse questo risveglio della ristorazione romana a Milano, a suon di cacio e pepe (vedi il vicinissimo Felice al Testaccio), pizze bianche, e supplì.
Romoletto. Corso di Porta Ticinese, 14. 20123 Milano.