Bovino, perché la Puglia buona e bella non è solo nel Salento
C’è una Puglia che non ti aspetti, per certi versi sconosciuta agli stessi pugliesi, fuori dai circuiti turistici più gettonati, lontana dallo stereotipo de lu mare, lu sule lu jentu, dove il golfo di Manfredonia lo si scorge da lontano, dall’alto di un panorama mozzafiato.
La Puglia che non ti aspetti è quella dei Monti Dauni, dei piccoli borghi arroccati sull’Appennino, al confine con la Campania, che offrono al turista una prospettiva diversa di una regione che conquista con la bellezza, la storia e il cibo.
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Ho trascorso un lungo fine settimana a Bovino, uno dei borghi più belli d’Italia, alloggiando in un particolarissimo B&B, Palazzo San Procopio, con annessa cantina e centro benessere, nel cuore del centro storico, a due passi dalla Cattedrale romanica. Gentilezza, disponibilità discreta e professionale sono la cifra stilistica di un’ospitalità di eccellenza.
Per scoprire il fascino antico di Bovino servono gambe buone, scarpe comode e la guida appassionata dei ragazzi della Pro Loco. Con immenso amore per le loro radici vi racconteranno storie, curiosità e aneddoti; vi porteranno in lungo e in largo tra scale, vicoli, pendii, chiese, musei, a respirare la vera essenza di un paesino di circa 3.500 anime che vive di agricoltura, allevamento e tradizioni. “Ogni famiglia ha il suo fazzoletto di terra; nessuno morirà mai di fame qui a Bovino”, dicono Elena e Michele.
E infatti proprio di cibo buono, genuino, vi voglio parlare raccontandovi due fra le tante storie ascoltate in questi giorni.
Nicola Consiglio, giovane agrario, comincia a lavorare nel 2004 come casaro. Preparava mozzarelle, ricotta e formaggi coltivando il sogno di realizzare prima o poi un agriturismo tutto suo. Ogni tanto gli capitava un catering dove preparava al momento le sue specialità. Poi gli chiesero di aggiungere ai suoi prodotti qualche piatto caldo e fu così che, da autodidatta, nel 2010 aprì La Cantina, un localino delizioso in pieno centro storico. Ancora oggi il suo piccolo ristorante è sempre frequentatissimo.
E se all’interno i pochi tavoli sono occupati e il clima della serata lo permette, si apparecchia fuori, con i tavoli disposti lungo il vicolo.
Alla fine di un percorso di lavoro e sacrifici Nicola ha realizzato il suo sogno. Infatti oggi, insieme alla sua famiglia, possiede l’azienda agricola Piana delle Mandrie: un agriturismo vero, un posto non per gastrofighetti ma per gli amanti della natura, degli animali, del cibo buono dove mangiare tutto quello che la famiglia Consiglio coltiva e alleva con cura.
Nicola cucina piatti della tradizione come “Pezzedde cu l’accio” (maltagliati con il sedano), agnello con cicoria e uova, lampascioni, polpette di pane, fave fresche e cicoriella, maialino e coniglio nel coccio e tutto quello che la stagione offre.
Non mancano i piatti più trendy come i ravioli di ricotta e borragine, orecchiette e cavatelli di grano arso conditi con pomodorini e cacioricotta, capunti con zucchine, fiorilli, talli, pomodorini e cacioricotta, parmigiana di borragine, sformato di ricotta e carciofi, involtini di melanzane ripieni di caciocavallo, prugne avvolte nel guanciale e tanto altro ancora. Superfluo aggiungere che Nicola prepara le mozzarelle al momento, al tavolo, e le serve calde. La sua ricotta (che ve lo dico a fare?) è da urlo; e proprio la ricotta è l’ingrediente principale di un semifreddo strepitoso con nocciole e cioccolato, accompagnato da fichi freschi che ho rifatto a casa. Nocino, liquore allo zenzero, limoncello, tutto della casa, completano il pasto.
Caterina e le sue quattro figlie, insieme ai generi, stanno invece tenacemente realizzando il sogno di Luigi, scomparso all’improvviso circa un anno e mezzo fa. Luigi era un uomo di cultura, amava la storia, la sua terra, le sue tradizioni e il suo antico mulino ad acqua ereditato dal nonno che lo aveva acquistato nel 1916 al ritorno dall’America, dove aveva lavorato duro. Il progetto di Gino Grasso era quello di renderlo perfettamente funzionante per macinare il grano Senatore Cappelli, che egli stesso coltivava e aveva seminato anche nel suo ultimo giorno di vita.
E quest’anno Caterina e i suoi ragazzi hanno mietuto quel grano, macinandolo nel vecchio mulino dell’800. Vi assicuro che vedere in funzione “lo moleno d’acqua”, sentire il profumo del grano macinato al momento sono esperienze da non perdere.
Ho legato subito con Caterina, siamo quasi coetanee. Mi ha raccontato che per amore di Luigi aveva abbandonato la musica e dalla Svizzera lo aveva seguito a Bovino. Madre giovanissima e nonna per la prima volta a soli 37 anni, ha dedicato la sua vita al marito, alle figlie e ai nipoti con una gioia e una verve straordinaria che ancora oggi sprizza da tutti i pori. Caterina, manco a dirlo, cucina benissimo. Mi ha dato un po’ di ricette che non vedo l’ora di sperimentare; ha accolto il nostro gruppo nel giardino de “Lo Moleno d’acqua del Ponte” come fa con le persone di famiglia, sorprendendoci con un piccolo delizioso buffet preparato dalle sue mani d’oro.
Focaccia di grano Senatore Cappelli con zucchine e pomodori del suo orto, fagioli e cipolla, polpette di pane, frittata di cipolle, una pizza rustica con salame, formaggio e uova. E da bere la Falanghina di zio Antonio, appassionato vinificatore, produttore di vini eccellenti ma esclusivamente per la famiglia.
A San Luigi anche quest’anno Caterina e le sue figlie hanno organizzato una grande festa come quando c’era Gino. E Gino è là, seduto sulla sua poltrona preferita sotto l’olmo. Guarda orgoglioso le sue donne e i loro uomini che stanno realizzando il suo sogno.
Anche questa volta, come per ogni viaggio, breve o lungo che sia, porto a casa un bagaglio di umanità straordinaria e qualche souvenir gastronomico: il pane e la farina di Caterina, i taralli scaldati offerti dal B&B Palazzo San Procopio, i biscotti ai fichi e noci del panificio di Vilma de Angelis, il formaggio agli agrumi di Nicola Consiglio. Tutte specialità che non è facile trovare altrove. Ci sarebbe stato tanto altro da comprare, ma non ho avuto il tempo.Tornerò al più presto.
E voi cosa aspettate a venire in Puglia? Sappiate che a Bovino vivono ben sette ultracentenari. E ho detto tutto.