Recensione Crazy Pizza Roma: di chiaro c’è solo lo scontrino, 260 €
Della recensione di Crazy Pizza Roma pubblicata ieri da Repubblica si capisce poco. Uomo avvisato…
Nessun dubbio invece sul conto pagato dalla giornalista Katia Riccardi e dai suoi commensali nella pizzeria romana di Briatore: 260,50 euro, carta (dello scontrino) canta.
Somma richiesta per aver preso in tutto: 4 insalate, 3 pizze, 2 cocktail, 2 bottiglie d’acqua, 2 birre, un caffè e il coperto per quattro.
Quattro come le persone al tavolo della giornalista di Repubblica, che hanno speso, dunque, 65 euro a testa. Non pochi per una pizzeria, anche per la Crazy Pizza di Briatore.
Breve inciso: noi, come riportato nella recensione, avevamo speso 59 € in due.
Crazy Pizza Roma: decifrare la recensione
Non aspettatevi la chiarezza di un critico gastronomico ortodosso, magari prevedibile nello stile ma che si può comprendere facilmente.
Per decifrare la recensione del Crazy Pizza romano abbiamo usato il format del “Cos’ha detto e cosa voleva dire”. Un gioco, certo, ma utile se si vuole capire (e godere) appieno tutto quanto.
Le prime battute della recensione
Cos’ha detto.
Nelle battute iniziali leggiamo: “l’entrata incorniciata dai fiori della pizzeria di Flavio Briatore a Roma, spezza in due Via Veneto come Sanremo spacca l’inverno in tv. Fiori rosa fiori di pesco, fiori finti.”
Cosa voleva dire.
Il senso dovrebbe essere: ma quanto è nazionalpopolare e pure un po’ burino questo abuso di fiori all’ingresso. Fintissimi, a Roma come nelle pizzerie di Londra, Montecarlo e Milano.
Cos’ha detto.
Comprendere il periodo successivo della recensione di Crazy Pizza è quasi un rompicapo. “E la pizza con il prosciutto Jamón a sessanta euro com’è?” “No, era buona”. La negazione a proteggere un tentativo di ottimismo. No, ma ti amo. “Qui la cosa migliore è il cibo”.
Cosa voleva dire.
È un dialogo tra commensali, uno chiede com’era la pizza che costa 60 €, l’altro inizia la risposta con una negazione. Come dire che la parte peggiore della pizzeria non è la pizza, ma tutto il resto.
Va da sé che in spagnolo Jamón significa prosciutto, ogni prosciutto. Ma non tutti i prosciutti spagnoli costano quanto il Pata Negra.
Crazy Pizza: un dress code da liceali
Cos’ha detto.
“Obbedienti all’ordine impartito telefonicamente dal ristorante: vietati calzoni corti per gli uomini e assolutamente scarpe chiuse. Il dress code del liceo è solo maschile. Per la donna vale tutto”.
Cosa voleva dire.
C’è un accenno alla discriminazione di genere, però al contrario. Il dress code richiesto dal Crazy Pizza di Roma, che la giornalista ritiene da liceali, vale solo per gli uomini e non per le donne.
Cos’ha detto.
Dopo una descrizione pruriginosa delle clienti, ritratte come “uno sciame di donne bambine che di notte poi si trucca lo sai e tutta la città impazzisce”, la recensione del Crazy Pizza passa all’ambiente.
“Subito dopo il cocktail bar dell’Overlook Hotel su pavimento nero, c’è la sala. Wi fi solo con password, ricorda Love Boat ma dark”.
Cosa voleva dire.
Per chi magari non lo sa: Overlook Hotel è il sinistro albergo in cui Stanley Kubrick ha ambientato il film Shining, con i suoi inquietanti misteri.
Love Boat è una serie tv, anche questa degli anni Ottanta, ambientata in una lussuosa e sfarzosa nave da crociera.
Cosa resterà degli anni Ottanta? Crazy Pizza Briatore
Cos’ha detto.
La recensione del Crazy Pizza si sofferma ancora sull’ambiente e sulla fauna che lo popola.
“Un risucchio indietro nel tempo e ci ritroviamo nel Drive In di Antonio Ricci. Il 1988 ci stritola familiare e di colpo troviamo la risposta alla domanda profetica di Raf. Cosa resterà degli anni Ottanta? Crazy Pizza di Briatore”. “Quell’effetto serra che scioglie la felicità”.
Cosa voleva dire.
Drive In è stata la trasmissione di Canale 5 che negli anni Ottanta, per dirla con Bruno Vespa, “ritagliava alle donne un ruolo di pura estetica”.
“Quell’effetto serra che scioglie la felicità” è una frase, non troppo lusinghiera se inserita nella recensione del Crazy Pizza di Briatore, di “Cosa resterà degli anni Ottanta”, celebre canzone di Raf.
Cos’ha detto.
“In un angolo scorgiamo il deejay, stretto in pochi centimetri, ondeggia come una processionaria, è piazzato vicino alla tenda in velluto rosso che divide la stanza del capitano Stubing dal privè e dal bagno”.
Cosa voleva dire.
Il capitano Stubing è uno dei personaggi principali della già menzionata serie tv Love Boat, interpretato dall’attore Gavin McLeod.
La bottiglia di vino rosso da 1.900 €
Cos’ha detto.
“Il volume è alto, il brivido stridente di Mamhood, poi ombre di trenini, Buddha Bar, dance. Ed è subito Cocoricò. “C’è una sola musica adatta a mangiare”, dice il musicista al nostro tavolo 48 gatti di vicolo miracoli”.
Cosa voleva dire.
Il Cocoricò di Riccione, dagli anni ’90 ai primi anni del nuovo millennio, è stata una delle discoteche più estreme del clubbing mondiale.
I gatti di vicolo miracoli sono stati un gruppo musicale e di cabaret attivo dal 1971 al 1985. Ne facevano parte, tra gli altri, Umberto Smaila e Jerry Calà.
Cos’ha detto.
“Nel menù c’è la classica bottiglia di rosso da 1.900 euro. Ci diamo gomitate di psoriasi come liceali cretini”, “se prendi il calice però spendi solo tre e cinquanta”.
Cosa voleva dire.
Una “bottiglia di rosso da 1.900 euro” non è esattamente la “classica” bottiglia di rosso presente in un menu. Questo passaggio della recensione del Crazy Pizza è chiaramente ironico.
Si tratta comunque del Masseto IGT Toscana di Ornellaia, uno dei 10 vini italiani più costosi in assoluto, proposto nel menu di Crazy Pizza a 1920 euro.
La frase “se prendi il calice però spendi solo tre e cinquanta”, è da intendersi come una battuta della cameriera. O almeno si spera per le casse della pizzeria romana.
Crazy Pizza: uno spettacolo da villaggio Valtur
Cos’ha detto.
“Ma allora chi c’è qui stasera?”. “Zombie dell’Occidente”. La ricchezza di una sera. Maledetta nostalgia, stai, stella, stai, Polaroid. Parole, caso e due camicie rosa. Manca la macchina gialla, i panni appesi al balcone e si avvera un desiderio”.
Cosa voleva dire.
Per noi questo passaggio è incomprensibile. “Zombie dell’Occidente” potrebbe essere una citazione del presidente francese Emmanuel Macron, ma cosa c’entra?
Stella stai, di questo siamo sicuri, è un’altra canzone anni Ottanta, cantata da Umberto Tozzi.
Se qualcuno riesce a interpretare questa porzione di recensione del Crazy Pizza si faccia vivo, grazie in anticipo.
Cos’ha detto.
“Dentro, dopo le 22, c’è lo spettacolo. Il pizzettaro esce e fa roteare l’impasto Valtur. Resteranno aperti i Crazy Pizza del mondo? Apriranno davvero le crazy gelaterie con foto di lingue di modelle che leccano coni? Se De Niro lancerà il suo ristorante Nubu Hotel (sushi) nella stessa via, staccherà la foto appesa nella pizzeria?”
Cosa voleva dire.
Valtur è stato un tour operator celebre per i suoi villaggi turistici “all inclusive”. Nel senso che garantivano anche i pasti, compresa la pizza, che non era un modello di perfezione, diciamo.
A parte Crazy Pizza, Briatore ha fatto balenare la possibilità di aprire una catena di Crazy gelaterie.
A Roma, nella stessa Via Veneto in cui si trova il locale di Briatore, dovrebbe aprire a breve il Nobu hotel and restaurant di Robert De Niro.
Recensione di Crazy Pizza Roma: il finale
Cos’ha detto.
Diversamente dal resto della recensione, il finale dedicato alla Crazy Pizza romana di Briatore è chiaro.
“Noi quattro torniamo nel presente dagli anni Ottanta con il conto. Uno due tre stella, e duecentosessanta euro. Raf canta ancora. Danza la fame nel mondo, un tragico rondò”.
Cosa voleva dire.
Duecentosessanta euro spesi in pizzeria stridono con le parole della canzone di RAF.
65 euro a persona. Dress code da liceali. Love Boat dark e uno spettacolo da villaggio vacanza “Valtur”. Ecco cosa resterà degli anni Ottanta.