Recensione negativa: offendere non è diffamazione, assolte
Sorprendente epilogo per le due recensioni negative di una trattoria-pescheria di lido Marini, in Salento: non è diffamazione.
Le recensioni negative del locale di una delle marine di Ugento, risalgono al 24 luglio 2020, stesso anno della denuncia per diffamazione aggravata presentata dal titolare. Che si è sentito offeso nella sua reputazione.
Ma per il giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Fabrizio Malagnino, la recensione negativa non è diffamazione. Rientra invece nel diritto di critica che spetta a tutti i cittadini.
La recensione negativa non è diffamazione
E sì che le clienti, due donne di 62 anni residenti una a Surbo, in provincia di Lecce, e l’altra ad Avellino, non si sono fatte scrupoli. Lanciando all’indirizzo della trattoria pescheria dove entrambe avevano lavorato accuse pesanti. In particolare su qualità e igiene.
La prima donna, cuoca della stessa trattoria pescheria, nella recensione negativa pubblicata su Google aveva accusato il suo ex titolare di essere “impressionante”, “aggressivo”, “bipolare”. Aveva poi aggiunto di essere stata “minacciata e aggredita” dall’uomo.
Pesante anche il commento sul cibo servito nella trattoria pescheria di lido Marini. “Pesce scaduto fatto passare per fresco”.
Denuncia per recensione negativa su Google
Anche l’altra imputata, collega della prima, aveva espresso giudizi poco lusinghieri sul locale: “pesce scaduto, porzioni non consone al prezzo, locali fatiscenti, titolare violento anche con il personale oltre che con i clienti”.
Critiche che, anche in questo caso, hanno spinto il titolare del locale alla denuncia.
Eppure la cuoca è stata assolta perché “il fatto non costituisce reato”, mentre per l’altra ex dipendente “il fatto non è punibile”.
Il tono oggettivamente offensivo delle recensioni negative, secondo il giudice del Tribunale di Lecce, non configura il reato di diffamazione aggravata.
Ricordando altri casi noti, come la pesante stroncatura del ristorante stellato Bros’ di Lecce, viene da chiedersi se c’è un limite alle offese che un giudice può consentire. Interessante, in questo senso, la spiegazione della sentenza.
La sentenza
Il giudice ha assolto la donna di Avellino perché scrivere in una recensione negativa che cibo e servizio non sono piaciuti rientra nell’esercizio del diritto di critica e non è diffamazione. Anche se il tono dei commenti è oggettivamente offensivo.
Per il giudice è stato importante che i commenti delle due donne rispondessero a verità. Essendo emersi durante le indagini “numerosi elementi che fanno ritenere fondate le affermazioni contenute nella recensione”.
Non solo, la sentenza si è soffermata sulla valenza sociale delle recensioni per la collettività dei consumatori, specie in merito alla professionalità e alla presunta inaffidabilità dei ristoratori.
Il giudice ha spiegato: “il senso delle recensioni google come di altri operatori è finalizzato a determinare il grado di feedback di una certa attività”.
Dunque, si possono esprimere critiche, anche aspre, ma senza scadere nel mero attacco personale e a patto di raccontare i fatti in modo veritiero.
In questo senso, numerose recensioni da parte di clienti esterrefatti e insoddisfatti “a dir poco allibite”, come riporta la sentenza, escludono la diffamazione e confermano le critiche espresse nella recensione negativa.
Le offese
Durante l’istruttoria che è servita ad assolvere le due imputate dall’accusa di diffamazione, è stata riscontrata la presenza di recensioni negative anche da parte di altri avventori della trattoria pescheria salentina.
Clienti arrabbiati per varie ragioni: scarsa pulizia, qualità scadente dei prodotti e della cucina.
Il giudice ha inoltre appurato, attraverso alcune testimonianze, la “condotta abitualmente aggressiva” da parte del proprietario, “all’indirizzo di personale e clienti”. Nonché l’aggressione con numerosi insulti subita dalla cuoca la sera precedente all’abbandono del posto di lavoro.
È vero che la cuoca ha “superato il confine della continenza”, usando espressioni quali “bipolare” e citando fatti privati, ma la sua recensione negativa non è punibile con il reato di diffamazione.
Il motivo? La donna ha agito in stato d’ira perché provocata dall’aggressione subita qualche ora prima dal titolare.
Cracco risarcito
Una sentenza molto diversa da quella che, a dicembre 2021, aveva condannato per diffamazione aggravata Achille Ottaviani, autore di una recensione negativa su Carlo Cracco.
In quel caso il Tribunale di Verona ha deciso una pena pecuniaria di 30 mila euro, dei quali 20 mila per risarcire Cracco “pesantemente denigrato”.
Cos’aveva scritto Ottaviani sulla testata online La Cronaca di Verona e del Veneto?
“Tutti alla fine sono usciti dal locale delusi, un po’ affamati e tentati di entrare nei kebab limitrofi”.
E ancora, nell’articolo prontamente rilanciato nei social: “Risotto insipido, carne dura, verdure che non si abbinavano e un Cracco modello ‘lei non sa chi sono io’, se l’è tirata neanche fosse George Clooney. Quanto a simpatia poi, zero di zero”.