Romanè, la cucina romanesca criminale ti stende senza pietà

Confesso l’indecisione all’uscita da Romanè ristorante, ma forse sarebbe meglio dire trattoria, in via Cipro a Roma. Cucina romanesca, chiaro. L’indecisione è tra criminale e senza pietà. Il risultato è lo stesso. Stefano Callegari – che conoscevamo come fornaro, panettiere e pizzettaro – è oste di romanità profonda. E mai nome fu più azzeccato per un ristorante. Battuto solo dal suo fratello dirimpettaio Armare, cioè andare al mare.
Splendide esecuzioni della cucina che, meraviglia, è aperta senza interruzioni da mezzogiorno a mezzanotte e oltre. Il luogo ideale per il brunch domenicale che più romano non c’è. Criminale da lasciare senza fiato per la precisione dei colpi assestati al palato e alla pancia. Porzioni da scaricante di porto in attività, nessuna concessione ad alleggerimenti e rivisitazioni. Grassi e densità la fanno da padrone.
Cosa e quanto si mangia da Romanè

Il carciofo alla romana (7 €) è della giusta consistenza, stufato a mestiere e profumato di aglio, mentuccia e prezzemolo. Un fiore delicato, nonostante tutto.

Largo alla lingua di vitella bollita e condita con la salsa verde (9 €). Che splendore con il taglio spesso che la fa diventare una fetta di carne e poco importa se sia piatto di importazione. In questa esecuzione è il quinto quarto che colpisce e stende senza pietà.

Ritorniamo nel perimetro dell’Urbe per santificare la coratella d’abbacchio (9 €) che nella somma interpretazione dell’Isola Tiberina è con i carciofi, ma da Romanè è assoluta. Cuore, polmone, fegato e trachea di agnello da latte cotti a mestiere con olio e cipolla. Ogni cucchiaiata è un piacere antico da sublimare con l’accompagnamento del pane di Roscioli.
La carbonara ora c’è

E veniamo ai primi piatti. In apertura di locale, Callegari aveva rinunciato alla carbonara mettendola addirittura al bando dalla tavola di Romanè. Mai errore più grossolano fu commesso in un menu romanesco criminale. Per fortuna corretto con l’introduzione dei rigatoni di Benedetto Cavalieri alla carbonara nel menu (15 €). Le uova delle galline felici del nord di Roma diventano una crema avvolgente per un piatto da ricordare.

Gli spaghettoni di Gentile sono il giusto complemento dell’amatriciana di Romanè che è densa e profonda (15 €). Noi 15 anni fa avevamo un diverso pastificio per la ricetta come solo a Roma sanno fare, ma Callegari sa il fatto suo. L’amatriciana di Romanè è un po’ scarsa a piccante, ma al tavolo c’è il generoso macina pepe che permette di accomodare secondo il proprio gusto. Una torre da picconare a colpi di forchetta.
Il nuovo piatto

A questo punto dovremmo alzare bandiera bianca. Ma come resistere alla romanità assoluta che volteggia da un tavolo all’altro? E allora ecco le costolette d’abbacchio panate (21 €).

Sono entrate da un paio di settimane in carta. In due ne chiediamo una sola porzione. Che è gigantesca. Il croccante dal cuore morbido che – scherziamo – ci fa da pre dessert.

E andiamo sul classico, il tiramisù (6 €) ma sempre romanesco. Ci sono i biscotti Gentilini Osvego al malto e miele. E suppongo sempre le uova delle galline felici. Un tiramisù massiccio che va giù piacevole.
L’unica dose limitata è il calice di vino (8 €) per nostra scelta. Ma Romanè è generoso anche nella scelta dei vini. Il ristorante lo trovate nella lista del Buon Ricordo e tra i Bib Gourmand (dal 2024) della Guida Michelin, cioè il migliore rapporto qualità prezzo.

Voto: 9,5/10
I prezzi degli altri piatti di Romanè a Roma

Dalla carta, qualche altro piatto che saprà darvi soddisfazione almeno a giudicare dalle reazioni dei commensali degli altri tavoli.
- Polpette di bollito (10 €)
- Trippa alla romana (9 €)
- Coda alla vaccinara (12 €)
- Carciofo alla giudia (7 €)
- Fettuccine al tortellino cioè mantecate con il ripieno della pasta fresca (16 €)
- Pollo alla cacciatora (16 €)
- Fettona di maiale panata (16 €)
- Saltimbocca alla romana (16 €)
- Tenerina al cioccolato (6 €)
