Milano. Smøøshi migliore etnico tra i 4 ristoranti di Alessandro Borghese
Trasmesso in chiaro, su Cielo TV, il nuovo (per il digitale terrestre) programma di Alessandro Borghese: 4 Ristoranti.
L’idea non è male: quattro chef-ristoratori, in qualche modo affini, guidati dal nostro Alessandro, vanno a cena nei rispettivi locali, li esaminano, e attribuiscono da 1 a 5 voti a location, servizio, cucina e conto. Chi riceve più voti vince 5.000 € da usare per il proprio ristorante. E un po’ di notorietà televisiva, si suppone.
Interessante la scelta delle quadriglie di partecipanti: la prima puntata è partita da Milano, e ha visto coinvolti quattro locali definiti giustamente “Post-Etnici“.
Il primo a entrare in gara è Bomaki, fortunata uramakeria nippo-brasiliana che in poco tempo si è riprodotta in svariate sedi (voto 22); a seguire, la Gnoccheria – Il pasto giusto, il più “antico” dei quattro, aperto dall’egiziano Ali oltre 25 anni fa, con i suoi oltre 50 tipi di gnocchi (voto 27); si passa poi da Smøøshi, con la sua rivisitazione del sushi alla danese – ne abbiamo parlato qui esattamente un anno fa (voto 30); per finire con The Boidem (“ripostiglio”), locale di cucina israeliana nel cuore delle 5 vie, ovvero il pieno centro storico, di cui parleremo presto (voto 26).
I voti sono quelli dei ristoratori: Borghese tiene segreti i suoi, e li svela alla fine, dando così la classifica finale. E questa puntata è stata vinta da Smøøshi, davanti al quale i concorrenti, ignari, sono stati portati in un’auto dai vetri oscurati. Gaudio tripudio eccetera.
Subito dopo (quanto non mi piace questo accoppiare le puntate dei reality, o dei telefilm: perché non devo poterne vedere solo una, e aspettare la prossima per una settimana?), la seconda puntata, dedicata alla cucina di casa della Romagna – ovvero, Kiosquito, La Saluma, La Mi Mama, Brasserie. Da notare, in questa puntata, i punteggi decisamente più alti (“il menù non mi ha soddisfatto molto, gli ho dato 4”).
Seguiranno le puntate dedicate alla cucina “granitica” di Matera, alla cucina familiare della Puglia, alla cucina “diversa” di Roma, e alla cucina d’alta quota del Trentino.
Nel complesso, un programma piacevole e interessante. Borghese, che di suo sarebbe anche abbastanza simpatico (se non altro per essere il figlio di Barbara Bouchet), tanto che non avrebbe bisogno di fare per forza il simpatico, qui è rilassato, poco gigione. E lascia sufficiente spazio ai suoi co-protagonisti, che hanno modo di esprimersi, e anche di far trasparire strategie, simpatie e idiosincrasie che poi si rispecchiano nei rispettivi locali e servizi – dall’egiziano Ali che dà una serie di 1 all’israeliano Talor, al quale spiega anche come devono essere preparate le zucchine (non so delle zucchine, ma a me era piaciuta molto, la cucina di Boidem: andrò a provare la Gnoccheria), a Beppe del Bomaki (cui viene rimproverato un servizio un po’ lento, e il vino servito al tavolo direttamente nel bicchiere) che non approva il caposala in giacca nera e cravattino dello Smøøshi.
Indubbiamente il programma è molto “costruito”, sia a livello di post-produzione che penso proprio allo stadio di “sceneggiatura”, come del resto tutti i migliori reality culinari. Per dire, è partita la nuova serie di Unti e Bisunti, sempre gradevole, sempre molto costruita, ma molto bene (oddìo, forse un filino troppo, vedi quest’anno l’ombra misteriosa che lo accompagna…): sono convinto che Chef Rubio a casa abbia una collezione di forchette e tovaglioli di Fiandra, e sappia utilizzarli benissimo.
Certo, non poteva mancare la ristoratrice romagnola che dice ad Alessandro che è più o meno bello dal vivo. Ma le osservazioni sui diversi locali fatte dagli avversari, l’ispezione in cucina di Borghese sono interessanti, efficaci e genuine.