Roma. Menu e prezzi di Carmen, ristorante messicano a Trastevere
Messico sì, ma un poquito chiccoso, a partire dal buttafuori in abito scuro all’ingresso. La prima impressione di Carmen ristorante messicano (anzi, Bodega Mexicana) a Trastevere, nel cuore della movida, è quella di un locale che alle atmosfere glamour e alla moda strizza più di un occhio. Lo abbiamo assaggiato accogliendo l’invito della proprietà.
L’impatto è assolutamente piacevole. Luci basse, tanto neon coloratissimo e tanti teschi giocosi come nel miglior Dia de los muertos, la ricorrenza di origine precolombiana che celebra i defunti, legati ai vivi dall’equilibrio vita-morte che è l’esistenza stessa.
Ed è questo twist dark che rende Carmen ristorante messicano qualcosa di particolare nell’universo dei ristoranti messicani della capitale. Un posto in cui trascorrere volendo un bel po’ di tempo, dall’aperitivo al dopocena.
Bere da Carmen ristorante messicano
Parte importante – ed è infatti la prima cosa che si incontra – è il bancone bar, con una bottigliera dedicata ai vari mezcal e tequila reposado, curato dal bar manager Ivan Carocci.
Dietro, tra shaker e dosatori l’anima di Carmen ristorante messicano si esprime in forma liquida. Garnish praticamente assente, l’essenza è tutta da bere: i cocktail sono una parte importante dell’esperienza messicana di Carmen, tutti signature e twist dei grandi classici.
C’è una carta dei vini, non vasta ma nemmeno scontata, con etichette da cantine più di nicchia accanto a vignaioli blasonati, e qualche puntatina in Francia. Però la carta dei drink è seducente assai, e decidiamo di assaggiarne subito uno, in attesa dell’antipasto.
Mangiare da Carmen ristorante messicano
Che poi, in realtà, la carta parte con antipasti in salsa Mexico, con i nachos in bella vista, e però cose più interessanti subito dopo. Il pulpo croccante, per esempio, camaron (gamberoni), quesadillas, e immancabile il mais. Tutto cospira per rendere sempre più reale l’illusione di trovarsi nel calore di una fiesta messicana.
E sia, camaron e chicken bolas per partire. E mentre si attende, arriva il guacamole con i nachos (10 €), che qui sono fatti in casa. Buono, fresco, cremoso al punto giusto. Per me un po’ troppo addomesticato al gusto locale, la spinta piccante l’ho chiesta a parte e mancava il coriandolo fresco, ma è comprensibile dato il suo sapore ‘divisivo’.
D’altra parte, Carmen ristorante messicano condivide l’anima fusion dei sushi bar Amazonia, in zona Bologna e Monteverde, che battono bandiera nippo-brasiliana, e della churrascheria Carnesa, che a Roma aprirà a settembre, ma è realtà consolidata in quel di Porto Rotondo già dall’anno scorso.
Quattro soci, Gian Maria Diano, Lorenzo Macci, Nicolò Lumaca e Gian Marco Larena che di locali tra Porto Rotondo e Roma ne hanno già quasi una decina, tra aperti e in apertura.
Ammiccano a un certo tipo di pubblico, metrosexual, colto, socialmente e economicamente consapevole. Come quello intorno a noi. Dalla trentina in su.
Arrivano i gamberoni fritti, croccantissimi perché impanati, ci spiegano, con i nachos homemade sbriciolati, molto gustosi intinti nella salsina chichenitza spicy. Sul concetto di spicy non ci troviamo molto d’accordo, ormai è acclarato.
Intanto apprezziamo moltissimo il nostro Margarita, fatto a regola d’arte e senza lesinare sul tequila. Tutti i drink costano 12 €.
Il menu di Carmen ristorante messicano
Il menu di Carmen è declinato sulle macro categorie classiche del messicano all’estero, e cioè tacos, quesadillas, fajitas e burritos, abbastanza ben divisi tra carne e pesce (e qualcosa di completamente vegetariano).
I tacos con i gamberoni al chipotle, cavolo rosso e bianco, crema di avocado e mayo spicy (12 €) erano gustosi, ricchi e soddisfacenti. Forse più della versione con il manzo marinato, grigliato e sfilacciato, da cui ci si aspettava maggiore intensità (sempre 12 €).
Per provare qualcosa che guardava più verso sud, ci facciamo tentare dal ceviche (14 €), che arriva oggettivamente molto bello, ma senza il suo laghetto di leche de tigre.
Ci confermano che è la versione di Carmen ristorante messicano della specialità peruviana, che viene maggiormente incontro al gusto del pubblico più ampio.
Una filosofia che è stata applicata ai sapori più spinti della cucina messicana tradizionale. Buono, nulla da eccepire, pesce freschissimo (ricciola), contrasti e masticabilità ci sono, però del ceviche è rimasta giusto l’eco.
Intanto al primo drink è subentrato un secondo. Per rimanere in tema messicano vado con un twist del Margarita, a base mezcal.
Prende il nome dal locale, Carmen, ed è un bel miscelato di Ancho Reyes, triple sec, lime, mango con sale rosa e paprika.
Piacevole, dissetante e giusto nelle proporzioni. La mano felice sul primo classico Margarita si conferma anche nel signature
Ci abbiniamo una fajita di camarones (24 €), che arrivano abbastanza generosi, sulla piastra rovente e accompagnati da verdure.
Carine le salsine per il dip, personalmente ho apprezzato molto quella con il pomodoro fresco, dava quel pizzico di acidità che stemperava la dolcezza dei gamberoni e delle cipolle e rendeva il tutto più dinamico.
Carmen è aperto fino a tardi
Intanto il locale si è riempito completamente, la console con il deejay – che non si è mai fermata – aumenta l’intensità dei ritmi, i ragazzi di sala corrono tra i tavoli portando drink a ciclo continuo.
Tanto che è maggiore l’attesa per il cocktail che per il cibo. Cosa abbastanza singolare, ma significativa del taglio di Carmen ristorante messicano.
Non proprio ristorante, né proprio cocktail bar, ma un locale fluido dove il Messico è evocato da una riuscita sinergia di atmosfera, drink e cibo, senza sforare nel folkloristico e con uno spiccato mood urbano.
Carmen Bodega Mexicana è aperto tutti i giorni dalle 19 alle 2 di notte, consigliatissimo per un dopocena ‘rinforzato’.
Carmen Bodega Mexicana. Via del Politeama, 13. Roma. Tel. +393202425965