Roma. Apre Fries, patatine fritte con cacio e pepe di Arcangelo Dandini
Con buona pace di Chef Rubio e dei sostenitori dei supplì come mantra dello street food capitolino, anche a Roma arrivano le patatine fritte.
Dopo Napoli, letteralmente presa d’assalto dalle nuove aperture a ripetizione, romani e turisti potranno avere il loro cartoccio da asporto.
Fries, la prima patatineria che aveva aperto in via sperimentale a Ostia in occasione del Villaggio Mondiale allestito per le partite di calcio, ha ora una sede stabile. Ha inaugurato il primo locale in Via Porta Cavalleggeri in corrispondenza di una fermata bus, all’ombra della cupola di San Pietro.
Posizione assolutamente strategica per questo piccolo locale da asporto confezionato dal collettivo TAU – Trasformazioni Urbane con un mix bianco/nero.
Sono buone queste patatine fritte? Le premesse ci sono. Raffaella e Francesco Ghislandi (titolare dell’agenzia di consulenza Aprolocale e proprietario del ristorante Pomodori Verdi Fritti) hanno coinvolto nell’avventura imprenditoriale Giovannino Glorio e Domenico Sciarria che di professione fa il coltivatore di patate (la base è a Sutri, nella Tuscia viterbese).
L’approvvigionamento della materia prima è assicurata secondo i dettami della lotta integrata e selezionata in base alla stagionalità.
- Da giugno a settembre le patate arrivano da Viterbo
- da ottobre a dicembre sono quelle di Avezzano
- da gennaio a maggio l’origine è l’Emilia Romagna.
Quindi, se l’idea di partenza è la patatina fritta nord europea, belga e olandese, la declinazione è italiana. A partire dal “combustibile” che alimenta la friggitrice. Nel nord Europa si utilizza il bianco di bue, cioè il grasso bovino allo stato solido. E infatti la macchina ha nel circuito che filtra l’olio (qui un arachide al 100%) una resistenza elettrica per evitare che il grasso solidifichi nel suo percorso di purificazione.
I timori su un olio che viene riutilizzato con rabbocchi continui dovrebbero venire meno grazie all’auto controllo effettuato la mattina e la sera.
La prima impressione raccolta è stata “buona”. A dirlo uno dei re dello street food a Roma: Stefano Callegari di Trapizzino.
A seguire è arrivato Arcangelo Dandini per preparare una salsa di accompagnamento. Non che la dispensa di Fries sia vuota. La parte alta del bancone è allestita con gli squeeze pronti a irrorare le patatine, disponibili tonde o a bastoncino, con una ventina di salse (assaggiate la piccante Andalouse e la Curry Ketchup) tra cui 8 gluten free e alcune vegane elaborate da Alessandra Rotili.
Ma la cacio e pepe limited edition con un ottimo pecorino falisco selezionato da DOL in Tuscia, cioè stesso territorio di provenienza delle patate di settembre, ha romanizzato con efficacia cartoccio e piatto in un’esecuzione quasi pastaiola.
Le patate sono croccanti anche se la raccolta con vegetazione ha lasciato quel tanto di umidità che non incoraggerebbe la frittura. Invece il percorso di pre-frittura a 110 °C – riposo – frittura a 180 °C assicura una patatina gradevole e lontana dalla consistenza impastata delle surgelate.
I prezzi in tabella variano dai 2,50 € delle chips small ai 5,50 € delle stick king size proponendosi come uno street food spezza fame o risolutivo di una pausa pranzo.
Ad accompagnare ci sono le birre Miranda (chiara) e Lady Rosetta che il Birrificio Aurelio produce per Fries (i nomi arrivano da varietà di patate italiane).
Al primo locale seguiranno altri sia a Roma che in altre zone d’Italia anche in franchising (Fries detiene i diritti di esclusiva per il nostro Paese della macchina friggitrice).
E ci saranno altri chef e testimonial che vestiranno i cartocci di patatine fritte in appuntamenti dedicati.
E ora la parola ai consumatori per capire se il cartoccio di patatine fritte potrà diventare un elemento del paesaggio urbano di Roma. E ovviamente a voi che le avete assaggiate o vi ripromettete di farlo.
Fries delicious potatoes. Via di Porta Cavalleggeri, 19. Roma.