Salone del Gusto 2010. Scatti Quattro. Il food più porn che c’è
Cosa può contenere un piatto oltre il sapore e i profumi? Che domanda, ma i colori e soprattutto la fotografia. Sembra quasi che il cibo stia lì ad attendere che se ne tiri fuori il suo lato migliore. Non è il gusto, ma la capacità espressiva che il web 2.0 ha reso ancora più evidente, più bello e ancora più trasmissibile. Fino a qualche anno fa avremmo pensato che solo al vino era possibile andare fuori dal suo terroir e sbarcare ovunque grazie al viaggiare delle bottiglie. Ovunque in pratica. Il cibo, il piatto si è ripresa la scena con la fotografia. Digitale + web è stata la vera rivoluzione molecolare di questi anni. La foto come linguaggio del gusto e del piacere. E così il food è diventato porn, sensuale, ammiccante, bellissimo da vedere ancor prima che da gustare e in grado di scatenare sindromi a tutto spiano davanti a uno schermo. Al Salone qualcuno ha osservato che è stato divertente cogliere l’idea del food porn per dare il nome a questo sito. Spiace deludere alcuni, ma il nome Scatti di Gusto me lo ero inventato 10 anni fa per una mostra fotografica “Grandi cibi in grande formato” all’Enoteca di Siena. Mostra dal vero perché allora si fotografava con l’Hasselblad chinati nel pozzetto e si usava la pellicola. Quindi ci voleva un vero fotografo/a. Mica ti improvvisavi! E poi a stampare perché “scannerizzare” una 6×6 voleva dire metterci del tempo e il web.0 andava ancora con la manovella dei modem a 56K massimo Isdn a 128.
A Torino ci ha accompagnati Francesco Arena, ma alla notte della Piola di Davide Scabin la macchina fotografica era nelle mani di Monica Assari che di cibo ne ha provato un bel po’.
La Piola è la saletta operativa del Combal.Zero, il regno di Davide Scabin che dall’alto di Rivoli e della magnificenza del Castello che è uno dei capisaldi dell’Arte Contemporanea in Italia. Io ero abituato allo Scabin designer che ha colpito la fantasia creativa di tanti appassionati di gastronomia. Non sapevo della Piola e della Parola d’ordine per varcare il cancello dall’altro lato. Da mezzanotte a notte inoltrata l’hanno fatta da padrone i cibi dell’osteria piemontese e il piacere di stare insieme. Non abbiamo fatto in tempo a salutare Davide Scabin che l’effluvio dalla tenda montata al capo del giardino ci ha avvolti.
Trippa e che trippa. Da tuffarcisi dentro come ha fatto Monica con il suo obiettivo. Ne ho tirato su una mestolata che il freschetto della notte la rendeva ancora più invitante. Sul tavolaccio sotto al fungo che riscaldava una trippa da incorniciare.
Non ne ho mangiata tantissima ma solo perché in un’altra pentola sobbalzava di aromi una lingua pazzesca: spugnosa e tenace, saporitissima e irresistibile. Una seduzione del palato lunga e inarrestabile. I miei sfortunati compagni di tavola, persi dietro alle mirabile di bollicine e affini, hanno giusto assaggiato. Io senza ritegno l’ho fatta fuori anche in diretta dalla pentola arrivata sul tavolo. Non era sola, ma in compagnia di un cotechino nobile cui è stata aggiunta una crema morbida. Siamo finiti, ho pensato per un attimo ormai soggiogato dalle immagini che correvano sullo schermo della mia macchina fotografica e il cucchiaio che affondava in cotanta voluttà.
Mi mancava solo “Non li fate fare freddi, vanno mangiati caldi”. Indescrivibili, con quella sfoglia che è veramente un velo fatto così perché ti si rompa in bocca, anzi si faccia da parte per far entrare in scena il ripieno accompagnato dal suo brodo. Giusto un assaggio, mentre viene sconfessata ogni possibile tesi di cottura sperimentale della lingua tra basse temperature e lunghe cotture. “Padella, questa è padella”. Come il brodo è Pentola e la pasta fresca è Sfoglia.
Ecco, basterebbe questo e tralasciare sfiziosità da addentare per provare a delineare una serata speciale fuori carta da Davide Scabin, ma non è possibile tralasciare la chiusura affidata a un cheesecake con i mirtilli prima di una chiacchierata accompagnata da un altro dei pezzi forti della Casa, un bere miscelato a puntino.
Foto: Monica Assari