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Ristoranti
23 Marzo 2015 Aggiornato il 24 Marzo 2015 alle ore 10:30

Street Food e frattaglie: Rubio con Nicola Cavallaro a Milano

Ero curiosa di vedere la Cascina Cuccagna con il suo chef Nicola Cavallaro ai fornelli di Un posto a Milano. E con l'ospite della prima di queste serate a
Street Food e frattaglie: Rubio con Nicola Cavallaro a Milano

polpetta

Ero curiosa di vedere la Cascina Cuccagna con il suo chef Nicola Cavallaro ai fornelli di Un posto a Milano.

E con l’ospite della prima di queste serate a quattro mani: lo chef Rubio.

Mi avvio verso Milano.

Scavalco l’ambientazione di design open source con ostello attiguo e orto condiviso che disegna una nuova Milano da vivere.

Arrivo dritta in cucina per vedere i due e salto anche il tavolo riservato alla stampa perché non mi appartiene. L’unica cosa che stampo è lo stencil sui tessuti.

Nicola Cavallaro chefchef Rubio Un posto a Milano

Si capisce subito che Nicola è molto soddisfatto della sua brigata e del suo lavoro. Anche perché il locale è strapieno. E pare sia così sempre alla faccia dei ristoranti chic che languono perché ormai anche i manager devono portare l’amante in pizzeria visti i tempi di austerity.

A parte il baretto di via Senato dove i camerieri chiamano per nome i cani delle stiliste famose e i banchieri non devono nemmeno ordinare: quello che desiderano gli arriva per telepatia. Ma sono i poteri forti delle banche milanesi.

Un ragazzo della brigata mi mostra un olio di produzione propria che vende on line. Nicola è davvero democratico e dà voce ai giovani.

tortelli coda vaccinara trippa

Ma quello che mi perfora le mente e la carne è quando afferro che il menu studiato da Rubio e da Nicola è a base di frattaglie: polpette di bollito e mondeghili, tortelli di coda alla vaccinara, trippa con purea di fagioli e pinza dolce.

Potrei farvi una descrizione dei sapori che dalla lingua arrivano alle papille gustative, trasmettono un impulso al cervello che va a toccare quella sfera che spazia dalla memoria ad altre sensazioni molto antiche.

Ma c’è chi vi spiegherà questa dinamica molto meglio di me e l’Expo vi ubriacherà con questo concept. Voi dovrete accontentarvi delle mie foto dei piatti. E di un racconto.

Rubio a un Posto a Milano Rubio prepara piatto

Quando ero piccola, mia madre mi raccontava che a Verona, dove c’era la base Nato, durante la guerra i militari americani buttavano via le frattaglie e cioè fegatelli di pollo, trippa , coda e le donne andavano a recuperale. Era uno spreco immenso in periodo di vera miseria.

Soddisfatte del bottino tornavano a casa e lo cucinavano in modo divino, dal sugo di fegatelli alla trippa e a tutto quello che per un americano consumista era scarto.

Poi accadeva che gli americani socializzassero con le fanciulle veronesi e venissero invitati a cena dove divoravano i pasti rapiti da sapori forti e avvolgenti come solo una casa accogliente sa donare.

I militari andavano oltre il pasto offerto perché da sempre il cibo seduce in modo totalizzante.

Questo episodio che potrebbe sembrare naïf mi è tornato alla mente a Milano città che a breve aprirà le porte di un Expo criticato perché “in mano” alle multinazionali americane che non hanno niente a che vedere con il concetto di nutrire il pianeta.

Rubio e Cavallaro

Uno scontro che non porta da nessuna parte. Meglio interessarsi alla capacità di manipolare la materia. Se gli Americani sono stati sedotti dalle donne veronesi prima dai pasti fatti con gli scarti e poi dalle loro grazie, forse saranno manzi giovani alti 1,87 e 106 kg di peso come Rubio che riusciranno a sedurre nelle strade italiane un pubblico internazionale che non si accontenta più né di McDonald’s né della Coca-Cola.

Differenziarsi, utilizzare la conoscenza e la tecnica è la risposta all’omologazione da multinazionale.

Non è una novità, ma ora è un modello di business che funziona e fa crescere.

Nicola Cavallaro Rubio

Sia Rubio che Nicola Cavallaro hanno attività e progetti avviati. Un modello che potrebbe anche andare all’estero. Dopo l’Expo delle meraviglie e che mi lascia perplessa perché mentre facciamo la guerra degli sponsor o contestiamo i nomi dei 25 migliori,  qui a Milano ci comprano tutto, dalla Pirelli ai piccoli negozi.

Voi pensateci e giovedì 26 provate a scoprire qualche nuova sensazione nell’incontro tra Nicola Cavallaro, il padrone di casa, e l’ospite Tano (passami l’olio). Il prezzo è sempre di 40 € e per me, assaggiate le frattaglie del duo, sono soldi ben spesi.

brigata Cavallaro

*Un Posto a Milano è il progetto di esterni che nasce nel 2012 in Cascina Cuccagna.

La Cucina con i piatti dello Chef Nicola Cavallaro, il bar-gastronomia e la foresteria con 16 posti letto creano un ponte culturale che ricongiunge la città e la campagna negli stili di vita quotidiani, nelle scelte alimentari e di produzione sostenibile, finalizzata alla rivalutazione delle risorse territoriali.

Per questo motivo “Un Posto a Milano” si impegna in una ricerca di prodotti non vincolata dalle distanze territoriali, ma anzi profondamente legata ai territori d’origine dei prodotti dell’eccellenza italiana e a una reperibilità della materia quanto più libera da intermediari: un KM VERO.

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