Da Cesare al Casaletto, vera incredibile trattoria di cucina romana
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Se cercate la migliore trattoria di Roma, siete capitati sul post giusto. A distanza di anni, Cesare al Casaletto è la trattoria che vi farà (continuare ad) innamorare della cucina romana. Leonardo Vignoli è rimasto fedele a se stesso e alla figura dell’oste che accoglie e consiglia il commensale. Non solo alla voce piatti ma anche e soprattutto alla voce vino.
Se è scontata la presenza in carta dei piatti irrinunciabili della cucina romanesca, dalla cantina escono bottiglie di vino non scontate e con il giusto ricarico. Con una spesa di 37 € (46 € con una bottiglia di vino) vi alzerete più che soddisfatti dalla tavola in zona Colli Portuensi nel quartiere Gianicolense. E qui va subito fatta una specifica per i turisti che guardano unicamente al centro storico di Roma che già di per sé è una città nella città. Potete arrivare da piazza Venezia (Largo di Torre Argentina) al Casaletto con il tram numero 8 che attraversa Monteverde e Trastevere. L’ultima corsa è a mezzanotte e quindi no, non avete scuse del tipo Cesare al Casaletto è lontano.
A prescindere che di Cesare avete anche la “succursale”, cioè Cesare al Pellegrino che sarebbe la storica trattoria di Settimio vicino Campo de’ Fiori. Rilevata o, meglio, affidata in gestione da Mario Zazza appunto a Leonardo Vignoli.
Cesare al Casaletto, trattoria uguale a se stessa nel tempo
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Ma per noi, entusiastici supporter del primo Cesare, il Casaletto resta il tempio da frequentare. E quanto si siano incrociati i destini “dell’osteria più sincera e commovente di Roma, Settimio, con la cucina migliore della città, che è quella di Leonardo da Cesare“ (come ha commentato Daniel Verdù, corrispondente del Paìs) lo potrete scoprire con un confronto tra le due tavole.
L’ambiente al Casaletto è rimasto praticamente lo stesso a partire dall’insegna luminosa che è proprio quella dell’iconografia degli anni che furono. Lo spazio all’aperto ora ospita un dehors, mentre le pareti viola che erano il cazzotto nell’occhio assieme all’anodizzato hanno un tono più riposante del crema. E le tende cremisi a grandi righe celano i serramenti. Se volete dare sostanza al termine ambiente smart, Cesare al Casaletto vi dà testimonianza concreta. In 16 anni, il tempo – meno male – si è fermato.
E quindi si va con piatti semplici nel senso semplici da capire. Che poi questa semplicità è anche difficile da conservare. Almeno se si guarda a tre lustri in cui si sono avvicendate mode, influssi stranieri, rivisitazioni, astrazioni e tutto quel campionario di tendenze che avrebbero fatto affibbiare a un locale del genere l’aggettivo polveroso. Nulla di tutto ciò: Cesare al Casaletto è rimasto immoto tra diversi fortunali, solida roccia cui aggrapparsi per mangiare come Roma comanda.
Il pane e la pizza per iniziare
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Il che non significa che Vignoli è stato fermo, anzi. Ne è prova l’apertura qualche mese fa della Bottega a due passi dalla trattoria, in largo Alberto Pepere, dove trovate salumi, piatti pronti per l’asporto e soprattutto pane e focaccia. Che trovate anche al tavolo della trattoria.
Vignoli si è messo a studiare da lievitista e sforna il pane alla maniera antica – come potrebbe essere altrimenti – con grande soddisfazione dei commensali.
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Aperitivo quindi con la semplice pizza rossa (6 €). Mentre nei calici ci va un piemontese, il Fara Doc 2019 Barton di Boniperti (35 €).
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I tre antipasti sono la lettura della cucina romanesca che sa stare al passo con i tempi. Difficilmente troverete un filetto di baccalà fritto così performante (4 €).
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Il supplì è quello casalingo con impanatura croccante e fiordilatte che fila senza esagerazioni food porn (3 €).
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Le polpette di bollito sono come le caramelle (9 €).
Fermarsi è d’obbligo per arrivare ben predisposti ai primi piatti.
I primi piatti della cucina romanesca di Cesare al Casaletto
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Il nostro tridente d’attacco ha in testa la carbonara che potete scegliere con spaghetti o rigatoni (12 €). Facciamo i romani de’ Roma con i rigatoni.
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Cottura al dente, uova mantecate a mestiere e non crema piatta, ottimo guanciale e spolverata di formaggio robusto. La carbonara come dovrebbe essere.
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Ancora rigatoni con il sugo della coda, profondo ma non pesante (12 €). È forse il tocco più moderno della ricetta che non ha sentori grevi ma conserva personalità.
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Lo stesso sugo lo proviamo con gli gnocchi (13 €) e qui l’effetto piacione e piacevole si amplifica senza timori reverenziali. Scarpetta con il pane di cui sopra a seguire.
La carne che poi è quinto quarto
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In trattoria a Roma non potete rifugiarvi nella bistecca, eresia. Ci vuole il quinto quarto e da Cesare al Casaletto avete pane per i vostri denti.
A partire dalla coda alla vaccinara che fa zero waste per davvero (14 €). Bella – buona – sugosa pronta a regalarvi schizzi di goduria con il pane.
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E poi ci va un po’ di coratella senza ulteriori accompagnamenti per goderne appieno e senza distrazioni (12 €). Il cestino del pane va rimpinguato.
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Anche per accompagnare i fegatelli di maiale leggermente abbrustoliti in superficie (13 €).
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E se bistecca deve essere, che almeno sia una costoletta di abbacchio (17 €) che sta a Roma come la cotoletta sta a Milano. Fritto asciutto carne morbida. Cesare al Casaletto come si fa. Da accompagnare con le puntarelle (8 €).
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Alziamo bandiera bianca e nemmeno ci proviamo a scegliere tra i diversi dolci della carta. Giusto un po’ di croccante per dire ok siamo arrivati al dolce.
Fantastico questo ristorante che sa coccolare con una sala da fine dining, un oste preparato e piatti da trattoria romana che il tempo non ha scalfito. Pronti ad entrare nella dimensione della vera cucina romana?
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Voto: 10/10