Vini naturali. Venite a scoprire terroir e champagne che è meglio
Vini biodinamici, vini naturali. Da un po’ che pensavo di dire la mia su uno di questi vini. Non perché sia innamorato di questa categoria, ma per dimostrare che non ho preclusioni verso i biodinamici e vini equivalenti.
Sostengo da tempo che non m’interessano queste classificazioni: biologici, biodinamici, vini veri, vini organici, vinnatur, artigiani, tripleA, ecc. ecc. I vini per me devono avere un Terroir chiaro e ben definito. Ma che cos’è il Terroir? In realtà questo termine nato in Borgogna è quasi intraducibile perché non significa solo “territorio” ma ha un concetto molto più profondo.
E’ il rapporto stretto tra il vigneto, il vitigno, il produttore ed il vino. Personalmente il mio concetto di “vino del cuore” passa, nello specifico, da un “rapporto” ancora più stretto: quel vigneto, quel vitigno, quel vino prodotto da un artigiano che dà la sua impronta a quel vino senza, comunque, evidenti difetti enologici: nessuno mi convincerà mai a bere un vino puzzolente e fortemente ossidato giustificandomelo come un pregio riservato solo ai vini artigianali o naturali…
No, quelli sono difetti, e a me non piacciono, punto e basta.
Il chiaro vino-Terroir è il Trebbiano di Valentini: tipico, varietale, legato alle colline Pescaresi, prodotto da un artigiano che ogni anno si mette in discussione perché se il vino non rispecchia la sua tipicità, non lo mette in commercio. Il suo Montepulciano dal 2000 al 2012 è stato prodotto solo in quattro annate!!!
Più chiaro di così…
Comunque, proprio per fugare dubbi sulla mia imparzialità, vi parlerò di una straordinaria bolla, quella di André Beaufort. E nello specifico del Millésime 2004 Grand Cru di Ambonnay.
Ambonnay è un villaggio classificato Grand Cru sito nella Montagna di Reims, famoso per i vigneti di Pinot Noir.
Adoro i Blanc de Noir che provengono da queste vigne in quanto, oltre a fattori pedoclimatici eccezionali, le radici “poggiano” uno strato di Craie (gesso) spesso fino a 200 metri, che conferisce al vino una finezza ed una mineralità uniche.
Nello specifico, il vigneto di Beaufort è grande “solo” 1,6 ettari ed è potato a cordon de royat, come tutti i grandi vigneti di questa zona.
La filosofia di questo proprietarie-recoltant è semplice: biodinamico fin dal 1969, elabora i vini nella sua cantina seguendo i metodi tradizionali e senza supporti innovativi; quindi la pressatura è svolta spontaneamente così come la decantazione. Solo lieviti indigeni e vin clair per la fermentazione che avviene in vecchie barrique per non “marcare ” troppo i vini-base.
La presa di spuma, dopo 8 mesi di affinamento nelle stesse barrique, dura minimo 18 mesi ma per le riserve si arriva a 24. Discorso diverso per i millesimi dove i tempi sur lattes sono molto più lunghi e terminano solo quando il produttore ha la certezza di aver fatto il suo champagne.
Naturalmente il degorgement è fatto alla volée per dare tempo al vino di respirare l’ultima volta.
Degustazione
Lo champagne si presenta con una bella tonalità oro smagliante di finissimo perlage. Ventaglio olfattivo di raro charme, che mette in risalto scorza di pompelmo candito, cedro, pane appena sformato, nocciola c’era d api adagiati su un letto di torba bagnata. Eccellente finale minerale. Approccio gustativo articolato ed impegnativo con ananas maturo e fiori di mimosa ben fusi a miele di corbezzolo e sentori di cannella e pepe bianco. L’effervescenza “microscopica” eleva questo champagne a sublime accompagnamento di una grande serata in compagnia di un grande amore o di un caro amico.
(Luca Panunzio)
[Foto: Facebook]