Come fare la spesa a Londra. La guida al cross over
Londra. La bottega, il mercato, il supermercato, l’ipermercato, il centro commerciale. La declinazione dei luoghi del vendere sempre più si è spinta ad allargare le dimensioni, ad ampliare gli spazi espositivi, a ricercare nuovi incentivi al consumo. Il food non ha fatto eccezione e la grande distribuzione organizzata ha permesso di trasmigrare dal commercio al dettaglio a quello all’ingrosso con particolarità proprie da mercato a mercato. Tra piattaforme e centrali di acquisto, la costante è ovviamente l’abbattimento dei costi e dei prezzi. E spesso la qualità ne esce con le ossa rotte. Con questi pensieri mi recavo a Sloane Square per incontrare Federica del Nobolo che gentilmente mi accompagnerà in un breve shopping alimentare. L’obiettivo è poter appuntare un paio di indirizzi scelti da una madre che ha a cuore la qualità dei prodotti che finiscono in tavola. E Londra, pur nella brevità della ricognizione dovuta a tempi contingentati causa approssimarsi delle festività natalizie (e con esse aumento più che proporzionale del traffico e dei tempi di spostamento), mi convince sempre più che la formula del crossover è quella che diventerà imperante ai quattro angoli dell’Europa.
Crossover inteso non come mescolanza di stili o di gusti e tradizioni diverse che ritagliano piuttosto un concetto di fusion che in cucina a me spesso suonano come una maionese impazzita, quanto sistema di vendita nuovo. Non tanto vendere cose diverse (mi viene sempre in mente a Bologna – correva l’anno 2004 – uno show room di materiali edili con punto vendita accessori bagno, sauna/spa e bar) quanto le stesse ma proposte in maniera differente. Con Federica andiamo da daylesfordorganic a Notting Hill. L’invito ai clienti è di fidarsi delle scelte di questo spazio che riunisce su tre piani sfalsati un punto vendita, un caffè ed un ristorante con orari continuati dalle 8.00 alle 20.00 dal lunedì al venerdì (e dalle 11.00 alle 17.00 la domenica). La filosofia è di consentire la degustazione o l’acquisto di prodotti biologici della regione del Gloucestershire, dove è ubicata la “farmshop”, nel cuore di Londra. Questa elegante “piazza” diventa così il contenitore di una serie di prodotti artigianali che fanno leva sulla bontà piuttosto che sul prezzo e l’idea di poter assaggiare, ad esempio, la carne che si acquista al banco rende la degustazione un fatto immediato. Federica si dirige al banco della verdura e della frutta, prodotti che a questa latitudine possono più facilmente scarseggiare nella dieta quotidiana anche per una questione di abitudine. I prezzi non sono proprio popolari e anche il concetto di km 0 e stagionalità si infrange su un pomodoro San Marzano a 6,95 sterline al kg. I cavoletti di Bruxelles hanno anch’essi quotazione elevate come d’altronde l’aglio che non è di provenienza cinese (a 9,95 sterline al kg), mentre le patate isolane segnano 2,50 sterline e i cetrioli 1,95. Prezzi da saldo per le mele (a 2,95) e bell’assortimento nell’espositore frigo di yogurt e vari purè, come quello di carote e rape, che compongono un’allettante scenografia.
Un’occhiata in giro per sbirciare il menu proposto a chi si siede a tavola. La dichiarazione è esplicita: qui sono specializzati in biologico, fresco, stagionale e locale. Frutta e verdura provengono dal loro orto. I formaggi dal caseificio, pane, dolci e biscotti dal forno, carne e pollame allevati nelle proprietà. A chiudere una serie di simboli che avvertono del basso livello di colesterolo dell’alimento o della corrispondenza del piatto ai criteri vegetariani piuttosto che all’assenza di derivati dal grano. Se un alimento è biologico secondo normative europee ma non certificato dalla “Soil Association” è specificato e sono previsti anche portate per i vegan e menu per i più piccoli. Quasi impossibile non trovare qualcosa da mettere sotto i denti, insomma. Per di più in due-tre situazioni assolutamente gradevoli e adatte ad ogni ora del giorno. Splendido, come la mela che addento.
Non fai in tempo ad uscire dal “farm-restaurant” che 10 numeri civici più indietro ti imbatti nelle vetrine di Nicole Farhi – 202. Qui il crossover è declinato alla maniera fashion, quindi prodotti diversi per un pubblico che ha lo stesso gusto. In pratica una boutique di abbigliamento nel quartiere glamour che è al tempo stesso punto di ritrovo per un brunch tra capi della collezione maschile e femminile, oggetti di arredo e pezzi di modernariato. Divertente anche se il menu non mi attira più di tanto.
Con Federica si va a cercare qualche altra prelibatezza e un po’ di dolci. La meta è Ottolenghi che ha diversi punti vendita tra cui uno a Notting Hill. Yotam Ottolenghi, una decina di anni or sono, è andato a Londra a studiare cucina dalla natia Israele, ma è anche giornalista (ha una rubrica settimanale sull’inserto domenicale del Guardian e ha pubblicato un libro di cucina l’anno scorso). Insieme a Noam Bar, che un po’ ha lavorato nella City un po’ è stato in un monastero buddista ed è lo stratega di Ottolenghi, ha aperto questo negozio che propone cibi semplici, non edulcorati che nascono da istinti genuini. E a guardarli ben disposti innescano fame e voglia di razziare il bancone. L’atmosfera è elegante e informale al tempo stesso. Anche in questo caso si possono gustare i prodotti in vendita accomodandosi sulle sedie di Verner Panton riunite intorno al grande tavolo anch’esso bianco. Molto chic, ma c’è da attendere per poter mettersi comodi e allora si fa spesa. A casa sarà il momento della degustazione di soli dolci.
E’ ora di pranzo e il cellulare di Federica inizia a squillare con vigore maggiore. Dobbiamo salutarci non prima di aver preso in consegna la sporta ad alto contenuto di zuccheri (e suppongo di grassi) per un assaggio. Un grazie e saluti a Notting Hill senza aver inquadrato la libreria di Julia Roberts (e Hugh Grant) ma speriamo di consolarci a tavola.
Ed eccoci alle prese con una crostatina al limone (uno degli odori/colori preferiti dalla maison) e mascarpone, un dolcetto ai mirtilli con base di formaggio e spruzzatina di pistacchio, un rettangolino di polenta con formaggio e pistacchio, un paio di mince pie (confronto, confronto!) e una burrosa fetta di torta al formaggio con caramello e noci di macadamia. Mi rendo conto che il concetto continental-mediterraneo di dolce non può essere applicato se non forse ai natalizi mince pie e al mirtillo che cerca di sopraffare il formaggio. Il contagiri dei trigliceridi sarà schizzato fuorigiri con la torta caramellata e nulla può fare la polenta per riportare a valori normali la sensazione di molto burro della torta. Mi rifarò la mattina seguente tartinando le fette tostate con una quasi marmellata di mirtilli e mele a pezzettoni che prenderà il sopravvento sul lungo caffè di queste parti. E non mi si dica che non ho incrociato abbastanza gusto e nuove usanze in quel di Notting Hill.
daylesfordorganic. 208-212 Westbourne Grove – London W11 2RH. Tel: +44 (0)20 7313 8050. www.daylesfordorganic.com
Nicole Farhi. 202-204 Westbourne Grove – London W11 2RH. Tel: +44 (0) 20 7792 6888. www.nicolefarhi.com
Ottolenghi. 63 Ledbury Road – London W11 2AD. Tel: +44 (0)20 7727 1121. www.ottolenghi.co.uk
Foto: Francesco Arena