All’Oro e Di Giacinto festeggiano a Roma
Roma. I Parioli possono essere considerati una meta gastronomica? Il fluire delle macchine, che si inerpicano dall’Auditorium su per viale Maresciallo Pilsudski e Viale Parioli fino a Piazza Ungheria, scivola accanto a gazebo-vetrine che scatenano nella mente flash di paparazzi e celebrità a pasteggio. Ma ho subito accolto con piacere l’invito di andare a conoscere le proposte di un ristorante che è a due passi dallo struscio di fuoriserie e suv ma meglio allocato nella quiete delle strade che fronteggiano lo specchio verde di Villa Ada.
Riccardo Di Giacinto, che è stato nell’ultima tornata della gestione di Alfonso Iaccarino al Baby cogliendo la Stella Michelin, ha aperto questo gingillo di oro e di bianco dove meno te lo aspetteresti. All’Oro è curato ma non effimero come qualcuno potrebbe intendere guardando alla vulgata parolina che si alimenta di riti e miti fighetti. Riccardo è giovane, 34 anni, ed ha dalla sua anche l’insegnamento di Marco Pierre White e di Ferran Adrià. Ieri, 24 aprile, Riccardo ha festeggiato con Ramona e Melina, fidanzata e cognata, il terzo anno di attività del ristorante All’Oro che hanno aperto insieme.
Una sfida in buona parte riuscita. Giustamente elegante, la sala con 28 coperti del ristorante non nasconde la voglia di essere alla moda senza eccedere in soluzioni che potrebbero non incontrare il favore della clientela romana di questo quartiere che ha comunque predilezione per il classico. La scelta delle panche che alleggeriscono il tono formale dell’ambiente è bilanciato dal nero dei tavoli. A voler cercare il discutibile dell’allestimento spuntano i bicchieri dell’acqua coricati. Un vezzo, nulla più.
Belle le proposte della carta che si allungano dal repertorio ormai classico della tavola di Di Giacinto come il rocher di coda alla vaccinara con gelée di sedano (antipasto da non mancare per apprezzare una rivisitazione della cucina romana in un piatto godibilissimo che è quasi fuori competizione per la maestria di realizzazione) al sapido Tiramisù di patate e baccalà con lardo di Cinta Senese. Le sorprese piacciono a tutti e scoprire una consistenza e un sapore completamente diversi rispetto alla veste esteriore di un dolce è sempre ben accetto. Il baccalà è tra i miei preferiti e questo one hot me lo annoto senza dubbio. 1-0 per Di Giacinto. Poi in rapida successione i primi piatti: Fagotto di broccoletti con acciughe e pomodorini seccati dallo chef; Bon bon di pomodoro San Marzano con crema di ricotta, guanciale e aceto balsamico tradizionale; Raviolini di mascarpone con ragù d’anatra e riduzione di vino rosso. Mi piace l’esplosione di gusto delle sfoglie leggere e le mie preferenze si dividono equamente tra il fagotto di broccoletti e i raviolini con ragù di anatra. Un gradino più giù per i bon bon di cui non apprezzo l’eccessiva rapidità con cui scompare il sapore del ripieno. Forse mi piacerebbe un attimo di consistenza maggiore del ripieno anche se mi rendo conto che l’idea di Riccardo del bon bon verrebbe tradita. Ma non ho il tempo di portare il pallottoliere sul 3-1 e di soffermarmi su queste considerazioni che confronterò con il gentilissimo Riccardo perché arriva il pezzo forte del pranzo: La quaglia….. petto farcito e coscia laccata con miele e n’duja e pure di patate ed il suo ovetto in tegame. Un piatto raffinato che mi piace come molte composizioni in variante dello stesso tema. Sorride Di Giacinto e ne ha tutte le ragioni per involarsi ancora una volta in rete grazie alle consistenze ben regolate del petto, della coscia e dell’ovetto. 4-1 e palla al centro. E’ un attimo. L’indiavolata squadra alloriana decide di mettere in campo un altro piatto a base di baccalà avendo io confessato la mia sudditanza psicologica al Pesce Veloce del Baltico. Arriva in tavola il Baccalà arrosto con ceci cicoria e confettura di peperoncino. Un attimo meno salato e avrebbe rasentato la perfezione terrena delle tavole che mi hanno deliziato con le ricette a base di questo elemento marino. Ma non posso fare a meno di muovere la biglia dorata sul 5-1 di incoraggiamento. Pre-dessert, non di maniera, al sentore di lavanda e arriva il fischio finale che ferma il punteggio sul 6-1: un’ottima millefoglie (e mi scucchiaio anche un po’ di sfera).
Ristorante All’Oro. Via Eleonora Duse, 1E – 00197 Roma. Telefono +39 06.97996907
Foto: Francesco Arena