Andrea Ferrante – Aiab: ‘Il biologico non c’entra con il batterio killer’
“Acqua inquinata, il biologico non c’entra”. Parla Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica e il tema è, ovviamente, l’epidemia di Escherichia coli che ha da poco fatto la sua vittima n. 37, ha mandato all’ospedale 3000 persone e ora fa paura anche in Francia. “I nostri sistemi di controllo e tracciabilità sono talmente efficaci da permetterci di identificare con certezza le falle del sistema. Acqua contaminata, è così che il batterio è arrivato ai germogli”.
Cetriolo si, cetriolo no, germogli di soia si, germogli di soia no. E poi di nuovo i germogli (ma dei legumi in generale: alfalfa, fagioli, lenticchie, fieno greco) e senza escludere la lattuga, accusata e poi subito assolta nei primi giorni dell’emergenza sanitaria e ora ritornata in pista secondo Der Spiegel.
Nel balletto delle ipotesi che hanno prostrato il settore ortofrutticolo europeo e gettato in confusione i consumatori di mezzo mondo, sotto processo sono finiti, via via, oltre al cetriolo, all’insalata, al pomodoro e ai germogli anche la gestione dei sistemi di controllo e di allerta tedeschi, la lentezza di reazione del giovanissimo ministro della salute Daniel Bahr (nella foto ndr), lo scarso coordinamento tra poteri locali e agenzie centrali e tutto il sistema federale tedesco.
In ballo, oltre all’intero settore ortofrutticolo, che ha già subito danni per svariate centinaia di milioni di euro, c’è anche la credibilità del biologico in una fase di espansione che Ferrante sintetizza così: “La domanda di biologico è così forte che, come nel caso dell’azienda tedesca, si è costretti a comprare in Cina”.
La Cina, si finisce sempre lì, ma questa volta non c’entra. “Possiamo aprire le discussioni che vogliamo, chiederci se per le aziende rifornirsi in Cina (ma Aiab garantisce italiano al 100% ndr) non sia dettato anche da esigenze di risparmio. Ma dire che è colpa del biologico è assolutamente falso. All’origine dell’epidemia c’è sicuramente acqua inquinata. Semmai il dubbio è se questa variante di Escherichia coli sia di origine umana o animale”, se, insomma il batterio che ha infettato l’acqua di coltura o i liquami freschi tanto spesso utilizzati nelle pratiche agricole e arrivati alle falde acquifere (vietati per le colture vicine alla vendita così come è vietato, in agricoltura biologica, l’utilizzo di letame non compostato oltre 60 giorni prima del raccolto) abbia un’origine zootecnica o umana.
Assolto il biologico, insomma, che “anche in questa circostanza ha consentito di tracciare alla perfezione il percorso del prodotto incriminato: sementi provenienti dalla Cina, ma certificate bio, e utilizzate per una coltura fuori suolo (in vaschette d’acqua a temperatura elevata, le condizioni ideali per la proliferazione dei batteri ndr) nella quale non può esserci stato contatto con il letame”, assicura Ferrante. “E infatti l’azienda tedesca è stata scagionata”.
Sul banco degli imputati, in attesa che la questione sia interamente chiarita, c’è “l’abuso di antibiotici negli allevamenti, una pratica molto diffusa nel modello di zootecnia industriale e anche nelle cure dell’uomo”. Così come in discussione sono anche “i controlli sull’acqua e sul sistema di allerta tedesco che non ha funzionato, con effetti disastrosi sul mercato ortofrutticolo europeo”. Mentre appare “alquanto inverosimile l’ipotesi (avanzata da Slow Food ndr) che il batterio possa essere il risultato di pratiche di laboratorio OGM. Difficile pensare che l’E. coli, usato spesso, effettivamente, come vettore per portare un gene da una pianta all’altra, sia sfuggito dal laboratorio e arrivato alla rete fognaria. Ma una cosa mi sento di dire con quasi totale certezza: difficilmente una cosa del genere avrebbe potuto accadere in Italia, dove l’intero sistema di controlli è in mano al ministero e agli assessorati della Salute. Dove i controlli sull’acqua sono una cosa seria”.
Foto: it.greenplanet.net, lemonde.fr, fem.com, keimsprossen.info