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Ristoranti
1 Luglio 2011 Aggiornato il 3 Marzo 2013 alle ore 15:03

Borboni e marziani a Roma. Woody e Boogie Allen all’Hassler

L'Imàgo è il ristorante all'ultimo, splendido, piano dell'Hotel Hassler, Trinità dei Monti che significa vista mozzafiato su Roma. Officia in cucina
Borboni e marziani a Roma. Woody e Boogie Allen all’Hassler

L’Imàgo è il ristorante all’ultimo, splendido, piano dell’Hotel Hassler, Trinità dei Monti che significa vista mozzafiato su Roma. Officia in cucina Francesco Apreda che mi aveva fatto assaggiare il suo percorso gustativo in occasione di un test sul piatto che avrebbe portato alla Festa a Vico. Ma lascio volentieri il racconto di uno dei ristoranti più panoramici della Capitale a Stefania Monaco che è andata a cena in un’occasione particolare, quasi bizzarra [Vincenzo Pagano – le variazioni le trovate in parentesi quadra].

Partirò dalla fine cioè dalla colazione di stamani con “i biscotti dello chef per la colazione della signora” per strappare di buon ora un sorriso in ricordo di una serata magnifica.

Su Scatti abbiamo persone che si accompagnano nei ristoranti con alieni. Io, più normale, preferisco Boogie Allen.

Combinazione, uno stuolo di paparazzi attende l’altro Allen, quello americano, all’ingresso dell’Hassler, si fa un po’ di confusione ma poi, vista la conoscenza profonda dell’italiano del nostro, ci mollano e si procede per il sesto piano verso l’Imàgo Restaurant.

La vista, (si lo so… lo dicono tutti!), è mozzafiato. Sicuramente la terrazza è tra le più belle e suggestive della città eterna, ma noi siamo qui solo per la mano di Francesco Apreda, lo chef. Il resto se c’è fa piacere intendiamoci, ma il mondo gira nel piatto!!

La cosa più bella è la ciurma, la piacevolezza e la sincerità del servizio, dopo pochi minuti individuiamo un personaggio fantastico Lorenzo, lo guardiamo lo riguardiamo ci sembra di conoscerlo, agile, sorridente e dal passo felpato e alla fine… ma certo in coro esclamiamo io e Boogie è De Funès, ribattezzato subito “Pantera Rosa”. Ci piace e, nonostante la presenza insignificante di turisti che alloggiano in Hotel, ci divertiamo un sacco bevendo champagne e varietà di patate sfogliate immergendole in burrata e paprika.

Tre piccoli deliziosi appetizer aprono la nostra cena: un macaron al baccalà mantecato, una sfoglia di cannolino che ingurgito senza passare dal via e un terzo, marino dai mille sapori, che mi impone di stare più concentrata senza trangugiare come una camionista.

Sono tutt’orecchie forse è il caso di dire tutta papille… il foie gras, (che adesso nessuno chef mette più in carta perché considerato démodé) c’è! E a noi piace tantissimo con il suo contrasto alle amarene e alle noci di caffè. [E a me era piaciuto con le note vegetali dei piselli, carciofi e lampascioni]

Il carpaccio di scampi? Parliamone! Sono imbarazzata da tanta bellezza nella preparazione.. d’altronde lo chef deve misurarsi con una vista mozzafiato questo pensiero gli sarà passato per la testa. Quindi chiedo ironicamente se dobbiamo proprio mangiarlo perchè è bellissimo! Poi, quando decido di sporcare il piatto disordinando la composizione, le mie papille gustative esultano per lo scampo che sembra vivo, perdura per molti minuti ancora rincorrendosi con il lime, il mango, il peperoncino. Come se giocassero nella mia bocca. [Forse fin troppo spinto il lime nel carpaccio, ma decisamente equilibrato l’abbinamento gamberi-carciofo-patata viola e la tartare di gobbetti]

[Io posso aggiungere una leggera dominanza del riso basmati nella coreografica e appagante insalata con polpo alla plancia]

La capasanta è impanata e non si vede è un piccolo bocconcino che il signor Allen, ancora alieno di questi luoghi, ingurgita in un sol boccone e mentre mastica tutto contento esulta e dichiara “mi piacciono un casino le capesante!”

Il raviolo bandiera tricolore di polipetti è una mattonellina colorata con i lamponi disidratati, ma qui stiamo parlando una lingua internazionale che sebbene parta da Napoli (e su queste sfido chiunque a non riconoscere le radici di Francesco Apreda), arriva lontano e porta impressioni e suggestioni d’Oriente laddove neanche Marco Polo è mai stato.

[Che dire, invece, dei Cappellotti di parmigiano in brodo freddo di tonno, doppio malto e 7spezie? Basta leggere nella diretta di Vico Equense che effetto hanno fatto nella preparazione sulla terrazza delle Axidie]

Prendi i capellini De Cecco aglio, olio e peperoncino con l’anguilla e il cacao base partenopea viaggio andata e ritorno per il Vietnam.

Il merluzzo carbonaro glassato al sake, pomodori verdoni e cipolline in agrodolce altro giro, in Giappone. Caspita, penso, quest’estate vengo in vacanza al ristorante … risparmio anche!

Al piccione depongo le armi, nel senso che svaniscono pensieri tipo “arriverà un piatto più debole… è una cosa fisiologica, naturale”. Ma mi sa che la nostra guida non demorde anzi, mi sembra quasi che stringa il cerchio, che prenda la mira sempre di più ad ogni piatto, vado a spiegarmi: sa benissimo che a questo punto la fame nei commensali e pressoché svanita , si è più rilassati e meno presenti sul piatto quindi …. Immaginate un bersaglio il piccione è centro pieno: avvogente, morbido, profondo dal sapore di piccione (importante ricordarlo…) te nero e cherry che impongono una presenza di spessore, scelgo un Brunello di Montalcino Marroneto 2005 anche se per il mio piacere “suddista” avrei giocato su un abbinamento con un bel Cirò ‘A Vita 2008 (lo sapete che mi piace!) che proprio in questo momento fisiologico della sua esistenza tira fuori dei sentori da cherry incredibili oppure sempre per perseverare sulla mia appartenenza un amarone del sud Vigna Mortilla di Odoardi.

Signori, entra la pasticceria! La sfogliatella liscia spring roll e tante piccole coccole finiscono nella pancia del sign Allen che si complimenta con lo chef e gli giura eterna fedeltà.

Imàgo all’Hassler. Piazza Trinità dei Monti, 6. Roma. Tel. +39 06.69934726

 

Mentre noi abbiamo fatto un giro del mondo dalla terrazza eterna di Roma ai piani bassi, nel giardino l’Allen internazionale mangiava borbonico con un menù pensato per l’occasione sempre dallo chef Francesco Apreda.

Parmigiano di pere e provolone del monaco
Tubettoni al ragù di scorfano e olive nere di Gaeta
Spalla di vitello alla chiumentana, scarola alla partenopea
Babà al rhum con nuvola di orzata, composta di ciliegie e gelato al caffè

Il mondo è bello perché è vario.

(clicca sull’icona per lo zoom. Sulla foto appaiono le frecce per scorrere la galleria)

[Immagine Woody Allen alla cena: Dagospia – Umberto Pizzi da Zagarolo M. R. S. per il “Corriere della Sera – Roma”]

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