Avere 14 anni o essere giapponesi e decidere di dedicarsi alla pizza
Alla grande festa popolare della pizza che è in corso di svolgimento a Nola, fa effetto la quantità di concorrenti accorsi per sottoporsi al voto delle giurie plurime in cui è apparso Gino Sorbillo che in questi giorni si è diviso a fette per coprire tutti gli eventi. Chiaro segnale di divismo da pizza.
Poi ci sono i giapponesi, con tanto di interprete per rispondere alle domande tecniche (in pratica tutti concorrono per la categoria STG e sono attentissimi alle spiegazioni dei loro errori). C’è anche un francese che in stile marsigliese si mette a cantare un motivetto di esaltazione dell’attività (nulla a che vedere con Paris s’éveille di Dutronc, ma fa molto pop).
Al momento della foto di gruppo ho chiesto loro di festeggiare in maniera assolutamente oltre le righe la partecipazione a questo campionato. C’è la fontana del Vulcano Buono, c’è l’acqua che va a nozze con la farina. Non ci hanno pensato due volte.
Riescono a divertirsi nonostante la posta in palio, lo percepisci, per loro è alta, altissima. Competono, ma sono uniti, nemmeno se fosse in palio un titolo a squadra. Napoli incontra Tutti (facile giocare).
E poi ci sono i ragazzini come Luigi Bartolo Gallo che a 14 anni è lì compito ed emozionato a stendere la sua pizza classica. Ha imparato nella pizzeria del padre, Giulio, che si chiama Pizza Speed a Paolisi in provincia di Benevento. Ha guardato il padre e dopo l’orario di pizzeria si è allenato al forno sfornando pizze per sorella e cuginetti.
Farà il pizzaiolo, dice, ma solo dopo aver frequentato il liceo scientifico. La madre subito sottolinea che potrebbe fare l’università invece di seguire le orme paterne.
Non so, l’avvio sembrerebbe promettente. Forse resterebbe sguarnita la parete senza la laurea incorniciata. Ma fare un pizza che supera l’esame dei gourmet potrebbe essere la chiave del successo (Gino Sorbillo insegna)?