Top Ten vini del Piemonte. Vince Produttori del Barbaresco 2007
I vini del Piemonte protagonisti a Roma di una due giorni di assaggi a Villa Miani. Piemonte Grandi Vini (che riunisce i consorzi di tutela delle varie denominazioni) non è solo Barolo, Barbaresco e Barbera, le tre B che hanno reso celebre la viticoltura della regione. È anche l’occasione per conoscere meglio altre tipologie, alcune di antica tradizione (Moscato, Gavi, Dolcetto, Grignolino), altre di recente creazione (come il Brut Alta Langa), altre che, per quantità limitate e strategie comunicative insufficienti, non riescono ancora ad affrancarsi dallo status di nicchia regionale vera e propria (Ruché, Freisa, Albarossa). Con l’eccezione del Timorasso.
Nella Top Ten, comunque, è giocoforza protagonista un vitigno: il Re delle Langhe, il Nebbiolo.
- BARBARESCO RISERVA PAJE’ 2007 – Produttori del Barbaresco. Sentori ematici si uniscono a note agrumate e di frutta secca. I tannini compatti fanno da sipario ad una grande materia. Finale balsamico e con ricordi di datteri. Sapido ed elegante.
- BAROLO BRICCO CERRETTA 2008 – Schiavenza. Sottobosco, eucalipto e pietra focaia sono i descrittori olfattivi di questo vino, fresco e sapido, avvolgente ed equilibrato, che chiude con toni minerali ed agrumati.
- BARBARESCO 2008 – Produttori del Barbaresco Note di fiori rossi, china e sentori ematici per questo Barbaresco, che ancora non si apre totalmente al naso; il tannino vellutato fa da cornice ad una materia ricca ed equilibrata, che non ostacola affatto la facilità di beva, e lascia dei ricordi agrumati e floreali..
- BAROLO BROGLIO 2008 – Schiavenza. Note di liquirizia, china e sottobosco sono il preludio di un vino, dotato di buona materia, con un tannino ancora un po’ giustamente indietro e finale molto lungo e sapido
- BARBERA D’ASTI SUPERIORE NIZZA ACSE’ 2009 – Scrimaglio. L’olfatto è caratterizzato da toni di ciliegia, frutta secca, e note balsamiche; al gusto si coniugano perfettamente l’acidità della Barbera ed un tannino setoso, con la tessitura glicerica che favorisce equilibrio ed armonia. Chiusura con ricordi di pompelmo rosa.
- BAROLO RISERVA ROCCHE 2004 – Aurelio Settimo. Il marcatore olfattivo di questo vino è senz’altro la mineralità declinata in tutte le sue forme: da note di grafite a note iodate, da sentori di porfido a pietra focaia. In bocca la sapidità ed il tannino, ancora molto vibrante, sono ben contrastate dalle componenti morbide. Siamo di fronte ad un prodotto ancora molto giovane.
- BARBERA D’ASTI GIORGIO TENAGLIA 2007 – Tenaglia. Sentori di frutti di bosco e di amarena croccante si accompagnano a note radiciose e di inchiostro; l’ottima freschezza lo rende un grande vino da abbinamento. Elegante e persistente.
- GAVI BRUNO BROGLIA 2011 – Broglia. Proviene da viti di 50 anni. La permanenza di dieci mesi sulle fecce fini conferisce dei sentori molto particolari che alternano frutta secca ad agrume a toni minerali. Fresco e sapido. Un vino da attendere.
- BAROLO ROCCHE 2007 – Renato Ratti. Mineralità e frutti di bosco, ricordi di castagna e prugna secca, connotano l’olfatto di questo prodotto, caratterizzato da un tannino tannino molto presente ma di buona tessitura, finale lungo e nota leggermente alcolica.
- BARBERA D’ASTI BOGLIONA 2007 – Scarpa. Note di cuoio e liquirizia, finale di cioccolato bianco e agrumi canditi per un vino dal tannino levigato, e di grande polpa. Fresco e di buona bevibilità, con un’acidità forse un po’ esuberante.
Per concludere, a un soffio dal gruppo di testa, cosa c’è di meglio di un bel moscato? Ecco il più convincente:
MOSCATO D’ASTI 2011 – Bera. Si parte in punta di piedi con dei sentori accennati di fiori, erba tagliata e mandorla fresca. Si continua con una dolcezza ben contrastata dall’ottima acidità. Si Chiude con note tipiche di muschio e salvia, ed una leggera sapidità.
[Testo: Gianmarco Nulli Gennari]