Enzo Coccia, il rivoluzionario della pizza napoletana contemporanea
Enzo Coccia… chi è costui? Lui risponderebbe, “un pizzajuolo”. Io dico l’iniziatore della rivoluzione della pizza contemporanea napoletana.
L’apertura del suo nuovo locale trend dedicato alla cenerentola delle pizze, la fritta, ci da l’occasione di parlare di lui.
Sin dai primi anni Novanta, Coccia, proveniente da una famiglia di pizzaioli che aveva la sua base nella popolarissima “Maddalena” alle spalle della stazione centrale di Napoli, ha portato in giro la sua idea di pizza. Fatta di maniacale cura dei dettagli: intorno alla lievitazione, prima, e alle farciture poi.
Un pignolo, visionario e a volte pedante personaggio, Enzo.
Uno che non lesina energie per realizzare ciò che vuole ed anche uno dei consulenti più ben pagati del mondo della pizza.
Sue le aperture in tutto il mondo, le ultime in Ucraina, a Kiev, e prima in Cina, a Shanghai e a Pechino, dove ha portato un forno da 1300 kg al settimo piano di un grattacielo superando incredibili ostacoli burocratici.
In pizzeria è un leader che si guadagna credibilità faticando sodo, circondato da stagisti e corsisti provenienti da tutto il mondo e soprattutto da un manipolo di fedeli collaboratori che ne condividono la filosofia e la hanno fatta propria. “Siamo le quattro gambe di in tavolo” gli piace dire per render l’idea dell’affiatamento raggiunto dopo 18 anni, e più, di lavoro insieme.
Loro sono Davide Bruno, Antonio Troncone ed Edoardo Ore.
Ognuno responsabile di uno dei pezzi del puzzle che Coccia ha messo insieme negli anni, pronti ad eseguire le sue creazioni alla lettera o a rappresentarlo all’estero per seguire le varie start up.
Perché La Notizia, Pizzaria che esprime la “pazzaria” del suo creatore, è anche questo: l’espressione chiara di un bel lavoro di squadra.
A questo team, Coccia, qualche sera fa, durante la presentazione del nuovo ’O Sfizio d’ ‘a Notizia, con un filo di voce, ha dedicato il suo grazie, mentre alla porta del suo locale si affacciavano gli amici pizzaioli, i fornitori, i sommelier, e i giornalisti lo prendevano d’assedio improvvisando una sala stampa che ho visto solo nelle anteprime delle grandi annate delle “Blue Chips del vino” al Vinitaly di Verona.
Enzo Coccia è uno che gioca, con la stampa. Non la insegue, la tratta con la simpatia autentica tutta sua. Si lascia accompagnare.
Il suo approccio ben si può sintetizzare nello scollino che porta sulla giubba. Un simbolo semplice della sua professione: il tradizionale fazzoletto netta sudore che ricorda la fascia per i polsi e la fronte dei tennisti.
Coccia si distingue, nel momento mediatico d’oro della pizza da secoli, per non indugiare in ciance inutili, perfino sul web, dove le polemiche sono di casa e dove in tanti si son costruiti, a colpi di like e inserzioni, nuove identità.
Nonostante ciò, questo “artigiano” (parola che propone in alternativa a chi lo chiama “maestro”), più uomo del fare che del parlare, è costantemente sulla cresta dell’onda. Lo provano i risultati dei suoi locali di via Caravaggio: sempre affollati.
Gli invidiosi, a voce bassa, sussurrano “se la tira”, quando declina un invito.
Qualche blasonata rassegna gli preferisce altri, ormai, perché, piuttosto che onorare questo o quello, ha rinunciato una volta di più a presenziare, preferendo, a qualche ora di palcoscenico, lo stare in pizzeria o seguire uno dei progetti che lo portano settimane fuori città.
Enzo non sta con tutti, ma sta piuttosto con se stesso e con chi lo conosce.
In ciò resta unico come la sua pizza, che conserva costantemente una marcia in più. Che sa emozionare.
Il locale nuovo, bagnato da fiumi di Franciacorta Ca’ del Bosco, che gli fa l’omaggio di una etichetta personalizzata “La Notizia”, è un caveau (le luci basse e un’atmosfera che preannuncia una passerella) che stipa i suoi gioielli: le pizze fritte (Classiche, di Enzo, Stagionali e da aperitivo) che Coccia ha reinventato lontano e vicino a quella con cui è cresciuto vicino alla stazione di Napoli, quando era la voce della vetrina e niente più.
Sembra passata una vita, eppure la commozione è sempre viva quando parla delle sue origini, di “quando essere un pizzaiolo era una vergogna”.
Ma a ‘ O Sfizio, perché tale sia fino in fondo, ci sono anche le “mpustarelle”, la merenda napoletana di un tempo, che diventano creazioni ricercate anche grazie all’impasto del Maestro panificatore Massimiliano Malafronte di Gragnano. E poi straordinarie bollicine, campane, italiane e francesi: Champagne e Crémant di altre zone.
Una offerta molto personale alla quale lavora da mesi, come nel suo stile, spremendo le meningi ai consulenti che lo accompagnano nella scelta di questo o quella soluzione.
Coccia torna, dunque, a far incontrare pizza e vino di gran qualità. Lo aveva già fatto nel 2010 con l’apertura della seconda Pizzaria La Notizia al civico 94 di Via Caravaggio, ad alcuni anni di distanza da quel 25 giugno 1994 che ha visto i natali del suo primo locale sulla collina che lo ha strappato al centro città.
A chi gli ricorda come spesso finisca per precorrere i tempi, risponde con una risata aperta, sapendo di aver fatto queste ed altre follie senza mai pentirsene. Perché uno così , ’unica cosa che non si perdonerebbe è il non aver realizzato un’idea per quanto stramba.
Coccia è il pizzaiolo trasversale: amato da tutti e sopra le parti (significativa la sua capacità di essere protagonista nelle due opposte Associazioni di categoria cui ha dato un contributo fondante), quello che non grida e lascia parlare. Preferendo, piuttosto, che il tempo parli per sé.
E se sporadicamente solleva il dito per dire “un momento, io c’ero”, è solo per riportare alla realtà qualcuno con la memoria corta. Perché nella concitata ascesa della pizza qualcuno sgomita e qualcuno resta a terra.
E lui non ci sta.
O Sfizio da’ ‘a Notizia. Via del Caravaggio, 49/51. Napoli. Tel. +39 081 7148325
[Testo: Monica Piscitelli. Immagini: Vincenzo Pagano, Facebook Monica Piscitelli]
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