Ho cotto la pizza da finire a casa e mi sono sentito come Cracco
L’idea di Selpizz mi ha decisamente incuriosito.
Una pizza che ti arriva a casa ancora da fare, nelle due versioni semicotta da completare nel forno di casa e nella versione “prendi questa con la farina e arrangiati”: potevo esimermi?
No, certamente, da bravo corrispondente nordico di Scatti di Gusto non potevo. Il racconto che me ne aveva fatto Michele Franco, uno degli ideatori di Selpizz, era stato convincente: e quando mi ha proposto di provarne una, mi sono detto, dai che ci provo.
Di questi tempi, vale la pena avere un ulteriore lavoro, e quello di pizzaiolo non mi dispiacerebbe.
Però ho optato per la soluzione Easybox, quella con le basi precotte. Un po’ perché penso sia meglio cominciare con un approccio graduale, mettermi subito a impastare, mi sembrava presuntuoso: meglio fare un po’ di gavetta con qualcosa di, almeno sulla carta, facile. Un po’ perché non ero sicurissimo del buon funzionamento del mio forno, che giace inutilizzato da anni. Chissà se i 300°C che dichiara sono davvero 300°C?
Insomma, un gentile fattorino arriva con questo bel sacchettino con una busta di plastica sigillata con le tre basi per pizza precotte, il Fiordilatte, la passata di datterini Coltivati in Collina di Torrente, le foglioline di basilico, e (in più) un vasettino piccino con una decina di carciofini selvatici calabresi sott’olio (Michele viene dalla Calabria, per inciso). All’ultima ho anche aggiunto, così, con un tocco di creatività, dei capperi dissalati.
E, da bravo pizzaiolo coraggioso, non ho nemmeno guardato il tutorial di Michele. Ma – parlo per esperienza personale – fare questa pizza è un gioco da ragazzi.
Le 3 basi per pizza “Saporita alla napoletana” sono un “prodotto per uso professionale non completamente cotta”: farina di grano tenero tipo 1, acqua, olio di oliva, sale, lievito, estratto di malto. Le istruzioni dicono di conservare a +6°C/+8°C, che una volta aperta la confezione bisogna consumarle entro 6 gg, e che comunque le pizze sono da consumarsi preferibilmente entro il 21 maggio 2020 (data di confezionamento: 6 aprile). Produttore, la Pane Nostrum soc. coop. di Inzago (Milano).
Acceso il forno, quanto ci vorrà perché arrivi a temperatura?, prendo una delle basi, che ho debitamente lasciato rinvenire a temperatura ambiente per i prescritti 15′, stendo la passata di pomodoro, pomodoro, affetto il Fiordilatte, inforno, da vero professionista. Non sapendo dove metterla – sulla piastra? in alto? in basso? – l’ho messasulla griglia posizionata al centro della camera del forno, su un foglio di carta forno.
Cottura da 4 a 6 minuti, forse la prima l’ho lasciata un attimo di troppo, non trovo più il contaminuti.
Con le altre mi sembra andata meglio. Ma comunque son riuscito a cuocerle bene, la prima era appena più croccante e colorita, nessuna bruciatura superficiale, né sul fondo.
Come dimostrano le mie foto “à la mode de la pizza di Cracco”.
Modestamente, l’ho trovata piuttosto buona. A parte il pomodoro, molto buono (quelli di Torrente sono davvero bravi), che pure ho dosato in modi diversi, come il fiordilatte, e i carciofini, e l’impasto, insomma, la vera magia sta, direi, nella mano felice del pizzaiuolo Emmanuele (uso come pseudonimo la variante con due emme, solo per modestia).
Il prossimo passo potrebbe essere una pizza in scatola, tipo Catarì e roba del genere (ricordo altre marche, forse anche Barilla e/o Buitoni): c’erano quand’ero giovane, la mamma ce la faceva, a volte. Catarì era nata negli anni Cinquanta, e aveva accompagnato il boom economico e le magnifiche sorti e progressive dell’Italia del tempo.
E se tutto va bene, potrei (udite udite) provare una Masterbox di Selpizza. Quella con la farina, il lievito, selezionati da Michele Franco, come tutti gli altri ingredienti (ci sono diverse cose che si possono aggiungere alla base).
E aprire Ri-Pizzeria da Lele, la pizza ri-fatta dal pizzaiuolo Emmanuele.