22 grandi vini delle Colline Teramane che non è solo Montepulciano

Quando l’Abruzzo riuscirà a raggiungere la giusta considerazione tra gli enolover, lo dovrà alle Colline Teramane. Un Abruzzo nell’Abruzzo, si potrebbero considerare, data l’unicità che separa questo territorio dal resto della regione. Orografia, composizione dei terreni, tradizioni vinicole, nel tempo hanno favorito il delinearsi di un profilo ben preciso per i vini di questa zona.
Fino al 2023 c’era il Consorzio di Tutela Colline Teramane a ribadire la diversità rispetto al vino d’Abruzzo in generale. Dal 2024 è confluito nel più grande e potente Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, e Colline Teramane è diventato un comitato interno ad esso, con a capo Enrico Cerulli Irelli (che guidava il vecchio Consorzio Colline Teramane). Qui si produce l’unica DOCG d’Abruzzo, il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Assaggiato in occasione del Focus Colline Teramane, che si è tenuto ad Atri alla fine di febbraio, il Montepulciano (ma non solo) prodotto in questa zona ha mostrato un interessantissimo profilo evolutivo, regalando bevute davvero piacevoli. Ma prima, via allo spiegone.
Un territorio naturalmente perfetto

L’areale delle Colline Teramane si estende dalle alture che degradano verso il Mare Adriatico fino alle pendici del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Grazie a una ventilazione costante, per le brezze marine e montane, beneficia di un ambiente naturale ideale per la viticoltura. I terreni, prevalentemente argillo-limosi, uniti a un clima temperato con piogge ben distribuite durante l’anno e significative escursioni termiche tra il giorno e la notte, favoriscono la crescita della vite. Queste condizioni permettono elevate concentrazioni di sostanze aromatiche nei grappoli, determinando la qualità e la tipicità dei vini prodotti.
L’area è attraversata da quattro valli principali, corrispondenti ai fiumi Vomano, Tordino, Salinello e Vibrata. Questi corsi d’acqua forniscono un’importante riserva idrica, essenziale per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico e garantire una produzione vitivinicola sostenibile nel lungo periodo.
Le Colline Teramane nella storia

Le origini della viticoltura nelle Colline Teramane risalgono a tempi antichi. Lo storico greco Polibio (205-123 a.C.) menziona l’area Piceno-Aprutina, l’attuale provincia di Teramo, elogiando la qualità dei suoi vini. Documenti successivi confermano la rilevanza della viticoltura nella zona, con una produzione significativa già nel XIX secolo.
Bisogna però arrivare al 1873 perché si inizi a conoscere il vino abruzzese. Giuseppe De Vincenzi, ministro dell’Agricoltura e del Commercio e presidente della Società dei Viticoltori Italiani, a Cologna (TE) iniziò a introdurre tecniche innovative ispirate ai suoi studi in Borgogna. L’uso di rotaie per il trasporto dell’uva, un sistema di coibentazione termica per le cantine e l’introduzione di vitigni francesi come il Pinot e il Medoc, nel 1882 hanno portato alla conquista della medaglia d’argento per i suoi vini all’Esposizione Universale di Bordeaux.
Poi arrivò il flagello della fillossera e dell’emigrazione, che portarono a una riduzione delle superfici vitate. Dagli anni ’50, con la fine della mezzadria, si registrò una ripresa grazie alla gestione diretta delle aziende agricole e all’adozione di nuovi sistemi di allevamento della vite. Ma a differenza dell’Abruzzo centro meridionale, dove si svilupparono prevalentemente cantine sociali, nelle Colline Teramane emersero tante piccole aziende private orientate alla qualità.
Il Montepulciano Docg Colline Teramane

I produttori locali hanno adottato un disciplinare rigoroso che prevede norme stringenti per la produzione del Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG. Tra le principali regole:
- Divieto dell’allevamento a tendone per i nuovi impianti.
- Densità minima di 3.300 ceppi per ettaro.
- Obbligo di vinificazione e imbottigliamento all’interno dell’area di produzione.
- Commercializzazione non prima di un anno per la versione giovane e tre anni per la riserva.
- Collaborazione con l’Università e l’Istituto Agrario di Teramo per la ricerca e l’innovazione.
Grazie alla combinazione di condizioni ambientali favorevoli, tradizione storica e innovazione tecnologica, le Colline Teramane continuano a distinguersi nel panorama vitivinicolo italiano. La sfida futura è quella di mantenere elevati standard qualitativi, affrontando al contempo i cambiamenti climatici e le esigenze di un mercato sempre più orientato alla sostenibilità.
In particolare, in questi anni di aumento medio delle temperature e della siccità (soprattutto in fase di maturazione) il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, d’accordo con il Comitato Colline Teramane, sta studiando delle modifiche al disciplinare che tengano conto dei mutamenti climatici. Stanno tornando in voga allevamenti tradizionali ad alberello invece che a filare, per proteggere i grappoli dal sole. Ma si sta anche pensando di aumentare leggermente le rese per ettaro, per la grande concentrazione che caratterizza naturalmente l’uva Montepulciano, in modo da evitare gradazioni alcoliche eccessive e favorire beve più snelle e moderne.
Focus Colline Teramane, less is more

L’edizione 2025 celebra i trent’anni dalla prima menzione “Colline Teramane” come sottozona d’Abruzzo (1995). Rinnovata nel concept, rispetto agli scorsi anni, non è più focalizzata sulle nuove annate, ma sulle varie interpretazioni del Montepulciano di qui, nonché sugli altri vitigni del territorio, come il trebbiano e il pecorino, e su quell’espressione così tipica del vino abruzzese (e così tanto sottovalutata) che è il Cerasuolo.
Invece che l’appello di tutte le ultime produzioni (il montepulciano d’annata è raramente di bella beva, soprattutto nelle Colline Teramane) nel calice le annate sono andate a ritroso, in un emozionante gran finale di bottiglie d’archivio fino al 1998.
Il montepulciano può piacere o meno, il suo profilo è riconoscibile. E’ prepotente, spesso arrogante, energico, invadente, può essere brusco e scontroso come un adolescente. Ma poi diventa adulto e affina il carattere, l’approccio, la dialettica, acquista in eleganza, finezza e profondità. Perfino in gentilezza.
Colline Teramane Doc e Docg: i vini top

La denominazione d’origine per le Colline Teramane prevede la DOCG Montepulciano d’Abruzzo (e la versione Riserva) e le Doc Pecorino e Trebbiano d’Abruzzo. Tuttavia, per potersi fregiare della menzione Colline Teramane in etichetta, i bianchi tipici della zona, trebbiano e pecorino, devono essere di categoria Superiore. Oltre alla batteria della giornata del panel tecnico, alcuni vignaioli delle Colline Teramane ci hanno dato modo di apprezzare le loro etichette da singoli vigneti o da progetti sperimentali. Di seguito gli assaggi più emozionanti, divisi per annata.
2024
Complessivamente una buona annata, anche se il caldo estivo ha costretto a una vendemmia anticipata.
1. Orlandi Contucci Ponno Colline Teramane Pecorino D’Abruzzo Superiore Doc Una vecchia conoscenza per noi, che abbiamo già avuto modo di apprezzare l’azienda e lo stile. Pulito ed elegante, naso di fiori bianchi e camomilla, frutta bianca e mela cotogna. La bocca è più intensa e sapida, l’acidità è bilanciata e sostiene una giusta lunghezza.
2. Nicodemi Trebbiano D’Abruzzo Superiore Colline Teramane Doc Le Murate. Bio. Naso minerale e lievemente smaltato, con note di frutta gialla ed esotica (mango). Colore paglierino chiaro, in bocca è teso e sostenuto da un’acidità ben bilanciata, che sfuma in un lieve amaro finale.
3. Cerulli Spinozi. Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Colline Teramane Doc Cortalto (campione di vasca). Selezione di Montepulciano da tre singoli vigneti tra i 230 e i 400 metri slm, restituisce un naso fresco di bacche di bosco, amarena croccante e note minerali. Bocca molto piacevole, ancora misteriosa, in fase evolutiva.
2023
Annata difficilissima per la diffusione massiccia della peronospora che ha compromesso la coltivazione nelle aree più soggette a ristagni umidi . Le aziende più colpite non hanno proprio vendemmiato.
4. Podere Colle San Massimo. Colline Teramane Pecorino Superiore Doc Colle dell’Orso. Verticale , minerale con sfumature fumé, un bouquet che ricorda i vini vulcanici. Il frutto si intravede ed è maturo e caldo, di agrume dolce. La bocca è giovane e vibrante, non del tutto armonica ancora, ma già molto buono.
5. Biagi. Colline Teramane Trebbiano d’Abruzzo Superiore Doc Ashè. Elegante di fiori e frutta gialla, al naso, di bella sapidità al palato, rivela un equilibrio già raggiunto, senza esiti amaricanti. Molto piacevole.
2022
L’andamento dell’annata ha risentito di alte temperature e siccità, che ha influito negativamente sulla produzione su terreni più scarichi e sciolti, non in grado di ritenere umidità. Complessivamente si avvertono note di frutta matura, fiori secchi, e sorsi pieni e materici tipici delle annate calde.
6. Ausonia Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Apollo. Con i vigneti sui calanchi calcarei di Atri, Ausonia da subito ha sposato un progetto di viticoltura biodinamica. Oggi sono in molti nelle Colline Teramane a sperimentare tecniche di coltivazione non aggressive, oltre al biologico. Naso di bacche di bosco, mora e mirtillo, e beva tonda, senza spigoli, che si dipana liscia fino alla fine. Sorso molto lungo.
2021

Annata disarmonica nella prima metà, si è ripresa nella fase più importante, durante l’estate e subito prima della vendemmia, restituendo uve di alta qualità.
7. Lepore. Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane DOCG Re Bio. Elegante da subito, bouquet equilibrato tra frutto, spezie e note più scure. Al palato si rivela ancora giovane, con tannini non del tutto domi, ma lascia intendere evoluzioni molto piacevoli.
8. Orlandi Contucci Ponno Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Podere La Regia Specula. Dalla collina antica sede dell’osservatorio, uve che affinano in botte da 20hl e in bottiglia e restituiscono una interpretazione molto trasversale. Naso scuro, di pepe, di fumo di camino. Bocca tannica e ancora vibrante.
9. Abbazia di Propezzano Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Riserva. Legno grande, acciaio e bottiglia per questa riserva potente e allo stesso tempo agile. Naso importante, intenso, di ciliegia scura, spezie e fiori secchi. Bocca equilibrata, i sentori del legno sono percepibili, ma l’effetto è di grande bevibilità.
2020
Pioggia per la prima parte dell’anno, e un’estate particolarmente calda, hanno fatto presagire il peggio, ma il clima si è assestato nei momenti giusti e la vendemmia è risultata superiore alle aspettative.
10. Lepore. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Luigi Lepore Bio. Bouquet di cioccolato e ciliegia, ancora piacevolmente balsamico e sorso equilibrato, coerente, lungo e sostenuto. Proprio buono.
11. Illuminati. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Zanna. Naso di liquirizia dolce, frutti di bosco scuri e polvere da sparo. Bocca intensa, giustamente tannica, piacevole e fresca.
12. Montori. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Fonte Cupa. Approccio speziato, scuro, con note di cenere ma anche di erbe di macchia (timo), complessivamente austero. Bocca tipica, di percepibile struttura, sentori di legno e ancora tannica.
2019
Annata complessivamente fredda, che ha causato il ritardo su tutte le fasi iniziali dello sviluppo. Anche nelle settimane tra l’estate e la vendemmia l’andamento altalenante ha portato a una qualità non omogenea su tutto il territorio.
13. Orlandi Contucci Ponno. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG. Naso di frutti rossi freschi, intenso, balsamico. Stessa caratteristica per il sorso: fa barrique e tonneau, e si sente, ma non tanto da dare fastidio, e l’effetto è piacevole (e piacione).
2005

Salto all’indietro, per assaggiare le bottiglie dell’archivio storico Colline Teramane. Complessivamente questa è stata una buona stagione, con precipitazioni e sole nei momenti giusti, per vendemmie di qualità e lievemente posticipate.
14. Faraone. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Santa Maria dell’Arco. Equilibrio di frutti rossi e sfumature balsamiche al naso, beva ancora molto fresca, snellita ed elegante.
15. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Castellum Vetus. Naso spettacolare, giocato su note fresche ed ematiche, tostate e lievemente terrose. Bella bocca, lunga ed equilibrata.
16. San Lorenzo Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Oinos. Barrique e tonneau alla base di un naso evoluto ma interessante, virato su note di cola e fernet. Bocca equilibrata, ancora ricca di frutto, e tannini perfettamente risolti. Pecca un po’ in lunghezza, ma è scusato.
2004
17. Cerulli Spinozzi. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Torre Migliori. Due anni tra tonneau e barrique hanno consentito un’evoluzione più rapida degli altri colleghi. Alla vista l’unghia vira sull’arancio e le note evolutive salgono al naso, insieme a sentori di humus. Ma il sorso è sorprendentemente snello e molto piacevole.
2003
18. San Lorenzo Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva DOCG Escol. Vira sui frutti rossi, spezie delicate e scorza d’agrumi essiccata, una leggerezza che non prepara alla struttura e alla freschezza che persiste dopo oltre vent’anni. Elegante.
Focus Colline Teramane: i dinosauri

Bella l’idea di dare l’occasione di assaggiare annate vecchissime: quattro bottiglie dal 2002 al 1998, un gioco a caccia delle sorprese che il Montepulciano di questo territorio può riservare. Le riportiamo tutte, comunque sia andata.
19. San Lorenzo Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Escol DOCG 2002. Cupo e denso al colore e al sorso. Il naso è meno esplosivo, ma la bocca è charmant, elegante e ancora freschissima. Notevole.
20. Illuminati Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Riserva 2000. Elegante e intenso al naso, che si esprime con note smaltate in un generale equilibrio di frutta matura e spezie. Bocca raffinata, di beva snella e setosa. Davvero molto buono.
21. Nicodemi. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Riserva 1998. Si apprezza il tentativo, ma il suo momento migliore è decisamente trascorso.
22. Lepore. Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG Riserva Luigi Lepore 1998. Il profilo generale è da vino evoluto, ma questa bottiglia conserva ancora una notevole grinta.