Napoli. 5 pizze con polpette e lasagna imperdibili a Carnevale (e non solo)
A Carnevale ogni pizza vale. Soprattutto se è a tema.
Se siete a Napoli, se avete la fortuna di vivere nella capitale della pizza, se siete appassionati di pizza napoletana, non potete farvi sfuggire queste pizze che festeggiano il Carnevale.
Pronti? Via!
1. Svergognata (Guglielmo Vuolo)
Ve lo hanno detto, vero che a Carnevale tutto deve essere fritto? Sul lungomare di Napoli, a via Partenope, c’è Guglielmo Vuolo con la sua pizzeria di Eccellenze Campane Mare. Lui si è inventato la Svergognata che è una pizza fritta sormontata da polpette e friarielli e l’immancabile salsa.
Un tripudio di trigliceridi secondo solo (forse) alla Scostumata, cioè alla stessa pizza fritta sormontata da un soffritto napoletano un po’ più delicato dello strong di un tempo.
Buttatevi a capofitto senza alcun indugio anche perché qui c’è l’impasto con acqua di mare che vi appassionerà ulteriormente.
Eccellenze Campane Mare. Via Partenope. Napoli
2. Lasagnella (Davide Civitiello)
Il ristorante – pizzeria un tempo era la normalità per Napoli. Si mangiava una pizza e anche un piatto di pasta. Dopo il tripudio di colesterolo, ecco il festival dei carboidrati con la Lasagnella, sugosa e succosa pizza napoletana che accoglie il ragù e la ricotta in un abbraccio golosissimo. Dispensatore è Davide Civitiello, messaggero alato di Rossopomodoro e del nostro sponsor Caputo che vola da Napoli al resto dell’Italia (e del mondo) a portare il verbo della lunga lievitazione e dell’impasto anche con farine integrali (e, come se non bastasse, del forno elettrico).
Rossopomodoro fa quello che si faceva una volta: mette insieme pizzeria artigianale e cucina tradizionale. Ed ecco la seconda puntata che vi abbiamo illustrato con la ricetta della vera lasagna napoletana di Enzo De Angelis e Antonio Sorrentino. Che si fa con la pasta secca che quella fresca dovete lasciarla agli Emiliani. Capito?
Rossopomodoro. Via Partenope. Napoli
3. Cappello di Pulcinella (Gino Sorbillo)
Gino Sorbillo una ne pensa e 100 ne fa, anzi molte di più. Oltre alla pizza tonda tribunalizia, c’è anche la fritta che ricorda il nome di Zia Esterina, la pizzaiola dei Quattro Tavoli che ha il suo tempio a Napoli in via Tribunali, piazza Trieste e Trento, via Luca Giordano e a breve – si spera – a Milano in zona Duomo. Per Carnevale, il pizzaiolo più mediatico che l’orbe terracqueo abbia mai conosciuto – ha fatto diventare pizzaiola anche la nuova Sofia/Cucinotta – sì è inventato un tripudio di napoletanità con la pizza fritta ripiena di polpette: il Cappello di Pulcinella.
Una roba non da educande del gusto che mette insieme i due meglio riti della gioventù napoletana: la fila davanti a Sorbillo e la fila davanti a Tortora al Vomero. Mangiatavela con la convinzione che nulla di fritto sarà più come prima.
Zia Esterina. Via dei Tribunali. Napoli
4. ‘A pizz’ chi’ purpett’ (Teresa Iorio)
Se volete coprire tutto l’arco istituzionale degli impasti, dovete andare dalla nuova (e vera) Sofia della pizza. La campionessa del mondo Teresa Iorio con le sue ennemila sorelle e cugine – tutte sistemate sotto la definizione onnicomprensiva Le Figlie di Iorio che poi sarebbe anche il nome della pizzeria – sta in un vicariello di Piazza Borsa. Nome altisonante, Conte Olivares, e parcheggiatore abusivo riconosciuto vi faranno sprofondare nel ventre molle di Napoli.
Qui la Teresa, bandana in testa, ha pensato bene di accopparvi con una sola mossa: pizza e puppette (a solo sentire la musica della parola pronunciata dalla pizzaiola verace vi verrà fame) preparate dalla sorella per la cucina – perché qui si sfornano pure i piatti della tradizione che sarebbero una clamorosa genovese e quando stanno di genio i piselli, una stratosferica tubettielli.
In attesa della primavera – gitanti segnatevi l’indirizzo che state proprio di fronte al mare e al porto per pigliare traghetti e navi da crociera – assaggiate questa combinazione fatale per le curve delle analisi. Io l’ho divisa con Gianni Simioli che oltre a irradiare l’etere con la sua Radiazza, è uno che mangia di gusto anche se non si vede, beato lui.
Per stare un po’ più leggeri, scegliete l’impasto ricco di fibra che forse la curva glicemica non sbanderà del tutto. Teresa è campionessa del lavacro delle giovani signore del circondario che preferiscono l’impasto semi integrale per ragioni di dieta. E c’hanno pure un po’ ragione.
Le Figlie di Iorio. Via Conte Olivares, 73, Napoli. Tel. +39 081 552 0490
5. Arlecchino (Vincenzo Capuano)
Vincenzo Capuano è universalmente riconosciuto per la sua barba, per la pizza Mille Lire (espressione diretta della barba verdiana che campeggiava sulle banconote del vecchio conio ante euro), per aver sfornato ininterrottamente a Expo 184 mila pizze, per le aperture in mezza Europa. Ora è ritornato alla sua base, a Milano, cioè in Italia perché anche lui è figlio di pizzaioli napoletani e quindi la sua capa è bagnata dalla corrente del Golfo nostrana. Trovandosi in quel di Milano ha messo a punto insieme alla squadra rossopomodoriana una pizza one shot per questo Carnevale che si compone di sei spicchi con tanto di striscioline.
Sarebbe la pizza Arlecchino.
Una cosa che, confessatelo, non vedevate da anni se non nei peggiori bar di Caracas. Ma non si tratta di una quattro stagioni bensì di un concentrato di carboidrati e colesterolo variamente colorato. Il compagno di avventure di Pulcinella mangia mozzarella zucchine, salame Napoli, salsiccia, pomodorini, ricotta e pepe, papaccelle, olive e capperi, friarielli, pomodori bruschetta e origano. E qualcosa me la sarò scordata per via.
Poi, per non farsi mancare proprio niente, questi di Rossopomodoro si sono inventati un altro concentrato utile per festeggiare il martedì grasso e pure la domenica di mezzo: il ripieno con soffritto e mozzarella che mi è venuto il dubbio che tra tutti questi pizzaioli di terza e quarta generazione nelle pieghe si nasconda qualche macellaio nu’ poc’ antic’. La vostra bilancia farà piacere sapere che trattasi di “semplice” pizza al forno che se gliela chiedete ve la fanno anche un po’ più arruscatella, cioè croccante, lasciandola a bocca di fuoco che sarebbe il crocevia tra Napoli, Roma e Milano.
Dovete provare a resistere da Milano Napoli dove ve le sforna Gennaro Piccolo e, in giro per l’Italia, gli altri pizzaioli della famiglia di Rossopomodoro che comprende, per dire, anche un altro campioncino come Angelo Pezzella a Largo di Torre Argentina a Roma (gli metto il bonus che ha sfamato un’orda di universitari capeggiati da uno a me molto conosciuto che fa della pizza napoletana il suo mantra di vita pur risiedendo stabilmente all’ombra della Farnesina).
Rossopomodoro. Via Sabotino. Milano. Largo di Torre Argentina. Roma
Ora ovviamente a voi la tastiera insivata di umori famelici? Chi altro fa queste pizze carnascialesche che proprio non possiamo mancare di assaggiare da nord a sud dell’Italia?
PS. Che poi c’ vulissim’ scurdà ‘a pizz’ ‘a stell’ di Attilio Bachetti, che non metto per conflitto di interessi topografico-residenziale, come mi avrebbe redarguito Sofia?
Da Attilio. Via Pignasecca, 17. Napoli. Tel. +39 081 552 0479
Jamm’ bell’, che si è fatta ora di pranzo. Non ve la volete mangiare una pizzulella di Carnevale?
[Immagini: Vincenzo Pagano, Antonio Allocca, Renato Bevilacqua]