Abbinamenti: audaci equilibrismi tra Borgogna e cucina romana
Il ponentino a Roma non soffia più, quindi non c’è nemmeno la possibilità di rimanere in piedi col vento a favore. Complici del pasticciaccio brutto, a Cantine da Chef – evento nell’evento Vinòforum – sono stati tre piatti e tre vini che poco avevano in comune prima e, anche dopo essersi incontrati, non si sono nemmeno trovati simpatici.
I piatti di Arcangelo Dandini e i vini di Faiveley non s’acchiappano proprio al primo incontro. C’è da dire che l’impresa non è delle più semplici, ma steccare tre su tre è un record che va celebrato a testimonianza della difficile arte dell’abbinare.
La formula è semplice, tre piatti tre vini. Pronti via: supplì dandiniano con erbette aromatiche (ne appunto due su tre : finocchietto selvatico e caccialepre ), uovo sodo e meringa. A cercare di bilanciare ci prova un Mercurey del 2011, Chardonnay verdolino con finale ammandorlato. Poco può col supplí, ancora meno con le erbette, che fanno scempio del vino esaltandone incolpevolmente le note amare, essendo amare anch’esse.
Secondo piatto, complicatissimo: coniglio brasato, poi cotto in brodo con aglio, timo e alloro, su patate affumicate, alice, straccetti di bufala e polvere di zenzero. Dall’altra parte Nuit Saint George “Les Porêts Saint Georges” 2008. Anche qui, l’abbinamento del cibo e del vino era un pò lasco. Un piatto troppo complicato, per assemblaggio e per fattura, lasciava già abbastanza disorientati. Il vino appresso ha solo contribuito ad aumentare la confusione. Next please.
Aspettavo un colpo di coda nel finale e, in qualche modo, c’è stato. Il cuoco propone una ricetta romana antichissima, retaggio e tradizione di un antico impero: crema mantecata con pecorino, zucchero e cannella, fritta in crosta di pane, con curcuma e semi di senape. Chiudeva il tutto, una spolverata di pecorino romano fresco. L’autogol che si avvicina. Abbinamento proposto, Gevrey Chambertin 1er Cru “La Combe aux Moines” 2007. Vino e piatto in una sommatoria estrema di acidità che la crema, dolce, a stento riusciva a mitigare. Per non parlare poi dell’abbinamento dolce/secco, un uno-due da mettere al tappeto lingua e palato. Giù il sipario.
Come parziale discolpa, posso immaginare che chi ha proposto i piatti e chi ha portato i vini, magari nemmeno si conoscevano, poi vogliamo dire che tutto questo è stato un gioco consumato in una non ancora caldissima serata romana.
Di vino e piatti direi che sarebbero stati azzaccati questi abbinamenti: secondo vino/primo piatto e terzo vino/secondo piatto. Il Mercurey, invece, ce lo facevamo bello fresco come aperitivo. Voi intanto appuntatevi l’invito a dirci del migliore abbinamento possibile tra cibo e vino per entrare gratis a Vinòforum da domani.
[Immagini: Daniele Amato]