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Birra
6 Agosto 2010 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 15:36

Birra. Maltovivo di Luigi Serpe

Luigi Serpe è un chimico napoletano 53enne. Inizia a lavorare nell’industria tessile a Terni e poi, per esigenze familiari, decide di ritornare al sud, a
Birra. Maltovivo di Luigi Serpe

luigi-serpeLuigi Serpe è un chimico napoletano 53enne. Inizia a lavorare nell’industria tessile a Terni e poi, per esigenze familiari, decide di ritornare al sud, a Capriglia (in provincia di Avellino) dove attualmente risiede, per lavorare per l’industria tessile campana. Inizialmente per gioco, ma in realtà soprattutto per rendere più sopportabile la banalità della sua vita lavorativa, nel 1998 inizia ad occuparsi di birra artigianale, sviluppando quella che sarà la sua innata propensione: i particolari impiantistici e il rigore stilistico.
L’ho conosciuto come homebrewer nel 2002 ad Atripalda, durante una manifestazione estiva “Giullarte” nella quale presentava le sue birre da homebrewer. Quando nel 2003 aprii a Benevento un beershop, ero stupito dal fatto che nonostante avessi un’ottantina di etichette con prestigiose marche belghe ed anche italiane artigianali, la sua birra fatta in casa fosse la più richiesta.
Nel 2004 nasce la società “MaltoVivo” e Luigi Serpe inizia a produrre a Faicchio (in provincia di Benevento) in collaborazione con St. John, che metteva a diposizione gli impianti con capacità in cottura di 20 hl. e Luigi le ricette che sarebbero servite per entrambi i marchi: la Tschö, (kolsch) la Phönix (marzen) e la Farhenheit 158 (belgian ale) i marchi di Maltovivo.
Nel 2007 finisce questa collaborazione, perché si crea una nuova società, a Ponte (BN) dove tre imprenditori mettono a disposizione fabbricato ed impianti (costruttore Spadoni con la cotta da 20hl). A metà del 2008 inizia la produzione, con tre ricette : la Noscia, una IPA , la Black Lizard, una Robust Porter e la immancabile Tschö. Numerosi problemi societari hanno caratterizzato questi due anni, ma da tre o quattro mesi tutto sembra risolto e la produzione procede linearmente.

nosciaNOSCIA : Le IPA, una variante molto più luppolata delle pale ales, nascono agli inizi del 1800, quando la birreria londinese Hogdson iniziò a riempire le stive vuote delle navi inglesi che salpavano per le Indie con queste nuove birre. L’utilizzo massiccio del luppolo migliorava la conservabilità durante il lungo viaggio e rendeva possibile quest’esportazione. L’idea di questa birra nasce nel 2005, quando Luigi prova la 60 minute IPA di Dogfish Head, del famoso Sam Calagione, oggi coinvolto nel progetto Open Baladin a New York, con Teo Musso e Leonardo di Vincenzo, e rimane sorpreso dalle potenzialità di questo stile e dalla aromaticità dei luppoli americani. Il nome viene coniato con un amico salentino ed è una storpiatura di” a’nost” la nostra. Questa birra vince nel 2006 il premio birra dell’anno nella sua categoria ed arriva seconda nel 2007 dietro la ReAle Extra di birra del Borgo. L’IPA o la variante APA è una birra di gran moda, forse la più popolare, come sancisce anche con la Open Teo Musso, ma nel 2006 non era così e le birre di riferimento per Luigi erano la ReAle Extra e la ArtigianAle di BiDu. La birra parte da 16 Plato e raggiunge una gradazione alcolica di 6°. Ha una gradazione di amaro, espressa come IBU (internazional bitterness unit) pari a 35-40 unità, ottenute con East Kent Golding, forse il più caratteristico dei luppoli inglesi, in bollitura, e Amarillo e Cascade in dry hopping. A supporto di questa caratterizzazione c’è un corpo sostenuto, con l’utilizzo di notevoli dosi di malto caramello, una scarsa attenuazione, per ottenere una birra equilibrata che non abbia solo effetti speciali da luppoli aromatici,fra componenti dolci e dure. E’ in questi particolari che si rivela l’animo di Luigi, molto attento e rigoroso nella tecnica produttiva.Colore ambrato/ramato, olfatto caratterizzato dall’utilizzo dei luppoli e dai loro oli essenziali di pompelmo/arancio di cedro e successivamente di caramello e di liquirizia. In bocca è pastosa con una fuggente sensazione dolce iniziale seguita dall’esplosione dell’amaro, che persiste in un gioco corpo/amaro a lungo, molto piacevolmente.

blacklizard

BLACK LIZARD : le Porter nascono in Inghilterra attorno al 1700, come miscela di 3 birre, consumate dai ceti meno abbienti della popolazione, come i lavoratori portuali, perché più economiche delle pinte classiche gravate dalle tassazioni che già allora erano una caratteristica del consumo di birra e di alcool in generale, in Inghilterra.
La Black Lizard nasce nella mente di Luigi per amore verso quell’epoca di fervori sociali scanditi dai ritmi dell’incessante avanzare del progresso industriale, che ha, nella Londra fumosa di carbone e di vapore, il suo fulcro, ma anche come un’idea di potenza, quasi fallica, della lucertola nera, sintetizzata da un brano della canzone dei Doors, riportata in etichetta : “I’m the Lizard King and I can do anything”.
La Black Lizard è una birra scura di 16,5 gradi Plato, con 6,5 gradi alcolici. Fra i vari malti d’orzo utilizzati c’è anche malto affumicato perché fornisce notevole complessità e persistenza. La birra è secca, abbastanza attenuata, di colore caffe moka, con schiuma compatta e cremosa, all’olfatto evidenzia note di malto, cioccolato, caffè tostato, orzo e note balsamiche, con leggere sensazioni di affumicato in sottofondo. I luppoli utilizzati, con circa 30 IBU, sono Challenger e Kent Goldings. Il corpo è pieno e rotondo con note di liquirizia e caramello in un contesto comunque secco e con poca anidride carbonica. Chiude un amaro pulito e persistente.

tschoTSCHÖ: il nome, in dialetto di Colonia, è simile al nostro “ciao” ma può essere interpretato come “Sciò” uno scongiuro napoletano atto a scacciare la malasorte. La birra è una kolsch, tipologia che colpisce lo spirito di Luigi, perché insieme alle alt e alle weizen, sono le uniche birre di alta fermentazione in una grande nazione dove imperano le lager. Anche la tecnica di produzione, quasi a cavallo fra un’alta fermentazione e una bassa, con una fermentazione primaria a temperature intorno ai 18°C, ed una maturazione a temperature molto basse, da’ un’idea di eleganza, pulizia e sentori delicati. Del resto una birra chiara a bassa gradazione, è più facilmente recepita da potenziali consumatori, non necessariamente competenti o appassionati, e risponde quindi all’esigenza di dotare il birrificio di una birra più semplice, che possa essere facilmente consumata.
La Tschö ha 11,5 gradi Plato ed una gradazione alcolica di 5°, colore fra giallo paglierino e leggermente dorato, olfatto di pera e pesca, di fiori e di erba. I luppoli adoperati sono Perle e Hersbrucker. In bocca è molto bevibile, secca, con la sensazione del malto in evidenza ed una luppolatura (20 IBU) leggera ad equilibrare.

sepe-e-mazzola

Conosco Luigi da tempo e penso che sia uno dei birrai italiani più bravi.
Ho provato molte sue birre: la Pandora, una tripel che sembra un clone della splendida tripel della Westmalle, delle eccezionali Weizenbock, una birra acida al melograno che meriterebbe di essere annoverata fra le migliori birre alla frutta prodotte in Italia, e tante altre, delle marzen, delle blanche al limone, delle splendide porter maturate in legno. Quello che serve per realizzare tutto ciò è una tranquillità produttiva, che finalmente sembra realizzata nel secondo quadrimestre 2010 e che finora è mancata o è stata intermittente. Se continua così ne vedremo delle belle e delle buone!

Maltovivo snc. Via San Sebastiano 37-  83010 Capriglia Irpina (Avellino).

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