Cambogia. Il mercato di Skoun dove mangiare ragni e insetti
Durante il mio lungo ontheroad in Asia, sono arrivato in Cambogia navigando il fiume Mekong.
A circa 75 chilometri a nord di Phnom Penh, sulla strada che porta a Siem Raep, nella piccola e sconosciuta cittadina di Skoun c’è uno dei mercati più bizzarri al mondo.
Il mercato dei ragni per la sua grande quantità di bancarelle che servono questi prelibati aracnidi fritti o vivi.
I ragni per i cambogiani rappresentano una vera e propria prelibatezza tanto che in questo mercato arriva gente da tutti i paesi limitrofi per acquistarne in gran quantità.
Quello che per noi potrebbe essere un vero e proprio “orrore da gustare”, per un asiatico rappresenta cibo pregiato.
I ragni esposti sulle numerose bancarelle ambulanti sono catturati nella foresta oppure nelle buche dove vengono allevati.
E’ importante asportare le chele velenifere prima di friggerli tutti insieme e di solito vengono aggiunte delle erbe aromatiche per bilanciare il sapore.
Quest’antica tradizione nasce soprattutto dall’esigenza e dalla povertà. In Cambogia e non solo, il popolo ha sofferto ed in parte soffre ancora la fame e gli effetti delle guerre del passato.
Numerose aree del Paese sono ancora rurali e si praticano i più datati ed ormai scomparsi mestieri manuali; lo sviluppo da queste parti è pura utopia.
I campi di concentramento di Phnom Penh, conosciuti più comunemente come “Campi della morte” Choeung Ek sono il luogo in cui gli Khmer rossi guidati da Pol Pot, sterminarono tra il 1975 ed il 1979 oltre un milione e mezzo di persone.
Si conta che circa un terzo della popolazione dell’intera Cambogia sia stata assassinata brutalmente in quegli anni. All’epoca le torture a cui erano sottoposte le persone erano indescrivibili e nessun ordine internazionale era a conoscenza di questi campi di sterminio nel cuore della capitale cambogiana.
Per giorni ai prigionieri veniva vietato di mangiare per condurli ad una morte lenta, tanto che alcuni prigionieri, per cercare di sopravvivere in attesa dei soccorsi, si nutrivano con le blatte che catturavano nelle proprie celle.
La blatta possiede numerose proteine e per quanto possa essere disgustoso mangiarla viva era l’unico modo per sopravvivere. Guai però se un prigioniero veniva scoperto dalle guardie mentre mangiava un insetto: veniva prima torturato e poi ucciso brutalmente.
L’Asia nei secoli purtroppo è state sempre scenario di guerre, povertà, torture e sofferenza. Per questo la popolazione nel corso degli anni si è adattata a tutto sviluppando anticorpi ed una predisposizione all’adattamento ben lontano dai canoni europei.
Nel mercato di Skoun gli odori non sono certo invitanti, ma decido di fare un bel “cuoppo” in stile napoletano con ragni, scarafaggi e deliziose cavallette. In questo vivace mercato si trovano anche piccoli uccelli cotti per intero, serpenti, rane ed anche ragni vivi che potete portare a casa come animali di compagnia.
Assaggio un ragno. Le sue zampe sono pelose e gommose ed al palato si sentono. Il sapore è amarostico, non saprei bene a cosa accostarlo, ma vi assicuro che a Napoli non se ne venderebbe nemmeno uno.
La sua consistenza è pastosa. Non lo annovero tra le cose più buone che abbia mangiato. Provate e mi saprete dire.
Passo agli scarafaggi e alle cavallette, croccanti con un sughetto al loro interno. Anche qui un retrogusto amarostico pervade la bocca. Non date ascolto ai falsi miti: il sapore non è minimamente accostabile alle patatine. È soltanto un paragone fuorviante. Chi mangia insetti non lo fa per gusto, ma per esigenza, considerata la grande quantità e la semplicità con cui sono reperibili.
Il sapore non è forte, anzi difficilmente riuscirete a paragonarli con qualcosa. Ciò che li rende diffusi e consumati sono la grande quantità di proteine, tant’è che se ne parla come cibo del futuro.
Il sapore vi garantisco non è quello che disgusta. Il senso di nausea (per alcuni) è provocato solo da un fattore psicologico: abbiamo categorizzato i cibi e abbiamo creato pregiudizi alimentari.
Non voglio certo cambiare i vostri gusti in cucina, ma dovremmo abbattere la soglia del pregiudizio e del “non lo proverò mai”. Spesso in alimenti insoliti si nasconde la sorpresa e nel mondo dei viaggi il cibo può rappresentare uno scomodo limite se si sceglie di visitare luoghi esotici.
Secondo National Geographic Society sono ben 1400 le specie di insetti commestibili e soltanto 100 Paesi al mondo li consumano di cui solo 11 in Europa.
Per viaggiare in Paesi esotici occorre adattarsi agli usi locali.
D’altronde la globalizzazione del cibo corre a passi spaventosi e chi vi assicura che in un futuro prossimo il posto della bancarella delle caldarroste non sarà presa da un asiatico che friggerà cavallette?
Al mercato di Skoun potrete avere un’altra idea dello street food.
[Luca Napoleone]