Castagne. Elogio incondizionato del Marrone di Roccadaspide nel Cilento
Parto di nuovo alla volta del Sud, verso quel Cilento di cui si parla spesso.
Ma questa volta non sono diretta verso le coste affollate alla ricerca di un’insenatura tranquilla: stavolta mi reco nell’entroterra, li dove sopravvive ancora la tradizione contadina e dove tutt’ora le giornate sono scandite da tempi lunghi e abitudini solidificate.
Voglio fare un viaggio nel tempo trascorso, riconciliarmi con un territorio difficile ma senza dubbio affascinante e ricco di prodotti eccellenti e garantiti dai marchi che ne tutelano provenienza e lavorazione.
L’occasione è il compleanno di mia nonna, il novantesimo; gli alimenti invece sono la castagna Igp di Roccadaspide e il vino di Castel San Lorenzo, paese di antica vocazione vitivinicola.
Dopo il soffio sulle candeline chiedo a mia nonna un excursus nella sua lunga vita e di raccontarmi qualche aneddoto legato a questo periodo e in particolare alla raccolta delle castagne.
“Nenna mia, (bambina mia) partivamo alle 3 di notte e facevamo 3 ore di cammino per arrivare sulla montagna di Roccadaspide e iniziare la raccolta delle castagne; con le bacche di castagno facevamo dei forchettoni che servivano per aprire i ricci, poi le castagne venivano radunate e mosse spesso per farle asciugare bene, in attesa delle mulattiere (carretti dell’epoca) che le avrebbero portate a destinazione.
Eravamo sempre sotto il controllo della caporala e venivamo aspramente rimproverate se lasciavamo qualche castagna lungo il tragitto.
E poi non c’era carta e penna per segnare i giorni di lavoro e allora si prendeva una bacchetta di castagno e si spezzava in due, una metà rimaneva alla bracciante e l’altra al caporale: a fine lavoro le bacchette ricongiunte rappresentavano i giorni di lavoro svolti”.
Un ricordo molto lontano, quello di mia nonna, che si accavalla a quello mio di me bambina e della merenda che era un bel piatto di caldarroste consumate in famiglia. E così un pomeriggio di autunno diventava un’allegra rimpatriata fra amici e parenti che portavano il vino novello.
Il tempo ha cambiato le cose: mi reco anche io verso la montagna, li dove finiscono le ultime case e la Natura regna sovrana, ancora rispettata e apprezzata.
E’ una bella giornata. I raggi del sole accarezzano le cime dei monti Alburni di fronte a me e nitidamente, fra quel nodo di montagne, mi appare “il profilo di Mussolini”.
Mi addentro nella montagna fra gli alberi di castagno ancora fitti di foglie che fanno passare poca luce solare ed incontro due donne del posto, Maria e Tommasina, che hanno già riempito tante sacche di castagne.
Mi spiegano che effettuano la raccolta in 10 giorni, che lavorano dalle 8 alle 16. Non sono più giovanissime e stanno quasi sempre curve ma paiono agili e abituate a muoversi su un terreno così umido e ripido dove a tratti si fa fatica a stare dritti in piedi.
Non voglio disturbarle più di tanto. Mi regalano un sacchetto di castagne e Tommasina mi parla di un’antica ricetta, ormai difficile da vedere sulle tavole: la zuppa di fagioli e castagne lessate.
L’IGP (Indicazione Geografica Protetta) è il riconoscimento dato dalla Comunità Europea al Marrone di Roccadaspide nel 2008; un carattere distintivo di questo prodotto è la polpa bianco-lattea, consistenza croccante e poco farinosa e di sapore dolce che lo rende molto gradito anche per il consumo allo stato fresco.
Per le buone caratteristiche organolettiche, l’industria lo utilizza principalmente per la produzione di marron glacés, marmellate, castagne al rum, puree: deliziosi i dolci della tradizione locale che utilizzano queste castagne come materia prima di qualità.
Prima di proseguire il mio tour nel Cilento montuoso mi reco presso l’azienda “La Cardosa” di Marco Peduto, figlio di Gustavo, che per tanti anni è stato direttore della cantina Val Calore di Castel San Lorenzo.
Scelgo di acquistare il suo Indigeno, vino ottenuto da cru autoctoni della Valle del Calore Salernitano, Aglianico e Aglianicone.
Le uve sono selezionate e vinificate in maniera maniacale. Il vino invecchia per 36 mesi in botti di legno; il sapore è intenso e persistente.
La mia giornata fra le alture cilentane termina davanti al primo fuoco scoppiettante del camino inaugurato per i primi freddi: caldarroste e vino a volontà e una carrellata di altri ricordi.
La Cardosa di Marco Peduto. Via Vigna della Corte, 11 Castel San Lorenzo (Salerno). Tel. +39 331 5940676
Azienda Agricola Tabano. Via G. Giuliani, 157. Roccadaspide (Salerno)