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19 Settembre 2010 Aggiornato il 2 Luglio 2014 alle ore 21:45

Chef estremi con Mumm. Tra deserto, Polo Nord e barriera corallina

"Lusso è la libertà di realizzare i propri sogni". Se a formularla è Mike Horn, l'esploratore sudafricano delle imprese impossibili, la definizione
Chef estremi con Mumm. Tra deserto, Polo Nord e barriera corallina

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“Lusso è la libertà di realizzare i propri sogni”. Se a formularla è Mike Horn, l’esploratore sudafricano delle imprese impossibili, la definizione acquista un suo peso. Se poi ad accompagnarlo in una due giorni da nomadi, attraverso il deserto del Gobi, c’è Alain Passard, lo chef francese del tristellato L’Arpège di Parigi, l’esperienza di lusso ci sta tutta. A sponsorizzare l’evento ci ha pensato G.H. Mumm, il marchio della Pernod Ricard, che ha anche fornito lo champagne per innaffiare l’originale pasto tra le dune.

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G.H. Mumm non è nuovo ad iniziative del genere. Nel 1904 è con un calice di Cordon Rouge che il Comandante Jean-Baptiste Charcot festeggia la sua avventura in Antartide seduto su una poltrona di vimini davanti alla goletta Français. Ed è sempre con una bottiglia di champagne Mumm che si brinda al successo della traversata dell’Atlantico del Nord, a bordo di un canotto, dell’inglese Bear Crylls o alle avventure della skipper Ellen Mac Arthur, dell’esploratore Alain Hubert e dell’aviatore Steve Fossett.

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Dal 2008 la casa francese affianca Mike Horn in Pangea, la spedizione intorno al mondo senza nessun mezzo motorizzato passando per il Polo Sud, il Polo Nord e gli oceani. Un viaggio iniziato con la benedizione del principe Alberto di Monaco attraverso sette continenti come fossero uno solo, esattamente come la Pangea di 250 milioni di anni fa, per “festeggiare la bellezza del mondo e promuovere un approccio sostenibile allo sviluppo”. La tappa in Mongolia, con la cena nel deserto del Gobi insieme allo chef Alain Passard, è la quarta delle spedizioni di Pangea che porterà l’esploratore sudafricano a terminare il suo giro nel 2012 con altre tre tappe di gusto estremo. Ogni tappa, dopo i percorsi compiuti in kayak, a piedi o in barca da Mike insieme a giornalisti o celebrità, ha avuto il suo appuntamento gourmet in scenari naturalistici estremi come i fiordi della Groenlandia, l’Antartico e la Grande Barriera Corallina.

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Quest’anno gli ospiti, tra cui i due vincitori del concorso internazionale online di fotografia indetto dalla casa francese, si sono dati appuntamento l’8 settembre in Mongolia, a Khongoryn Els, le “dune che cantano” quando il vento le attraversa, una delle zone più visitate del deserto del Gobi. Qui, dopo un giro in elicottero, il gruppo ha incontrato Mike Horn per un pranzo sulla sabbia, un’esperienza unica anche perché, come ha fatto notare l’esploratore, questo luogo, battuto dai forti venti di Nord-Ovest che scompigliano le dune, “non è mai lo stesso”. Dopo una notte sotto le stelle gli ospiti hanno lasciato il campo all’alba accompagnati da Horn per una camminata su cammelli mongoli all’ombra delle montagne, tra prati e dune color zafferano. Poi hanno proseguito a piedi per raggiungere la duna più alta e sono scesi a valle per incontrare Alain Passard. Qui lo chef francese, il cuoco quasi vegetariano (solo verdure bio di stagione e niente carne rossa nel suo ristorante!), abbandonati, per questa specialissima occasione, “i riferimenti gastronomici personali” si è lasciato “trasportare verso un menu spontaneo, ispirato al deserto selvaggio e arido del Gobi”, con portate abbinate allo champagne Mumm. Tra le 11 portate, “Duo Cordon Rouge du desert” (pomodoro delle steppe, peperone rosso e bacche di corbezzolo), “Caviar violette façon Mongole” (melanzane alla fiamma), “Saveur Forestiere naturelle” (funghi delle steppe dell’Asia Centrale), Ecole du Feu (manzo della Mongolia alla brace).

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Se l’erano cavata bene anche gli ospiti della tappa di presentazione in Groelandia, il 9 luglio 2008, con lo chef Sylvestre Wahid dell’Oustau di Baumanière a Baux-de-Provence (2 stelle Michelin) che sulla banchisa polare li ha accolti con Salmone alla maniera scandinava e caviale osciètre e li ha coccolati con merluzzo marinato alle alghe, vitellino con spinaci e limone confit e “Cristallines de champagne” in guisa di frappé.

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La tappa successiva del 27 ottobre 2008, a Trinity Island nell’Antartico, ha visto Mike Horn e lo chef tristellato Gérard Boyer posare davanti alla barca del moderno esploratore come Charcot più di 100 anni prima. Al caldo del salone, invece, è andato in scena un menu dal titolo Variazioni sudamericane intorno al tartufo e al caviale con una puntata di “Merluza negra”, il pesce di grande profondità (- 1200 metri) pescato all’amo e servito in salsa di Champagne con porri e tartufi neri.

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La terza puntata che ha preceduto il Gobi è quella spettacolare del 14 luglio 2009 sul banco di sabbia di Undine Cay sulla Grande Barriera Corallina. Lo Chef Mauro Colagreco del Mirazur di Mentone, formato alla scuola di Bernard Loiseau, Alain Passard e Alain Ducasse ed eletto miglior chef dell’anno 2009 dalla Gault Millau, ha preparato un Carpaccio di gamberi con caviale, erbe selvatiche e fragole seguito da un Barramundi con papaya e mango.

Per Mike Horn i pranzi di Pangea non saranno stati un’avventura estrema come il giro del mondo lungo l’Equatore, i 20 mila km a piedi attraverso i ghiacci del circolo polare artico, la scalata delle vette più alte dell’Himalaya o la vacanza con la famiglia al Polo Nord. Ma certo la natura deve essergli sembrata più accogliente del solito, con un calice di Cordon Rouge tra le mani e la “cucina estrema” di Wahid, Boyer, Colagreco e Passard.

Foto: AFP, Mumm Library, Mike Horn Sarl, Yvan Zedda, Jason Loucas, Dimitri Sharomov, Etienne de Malglaive

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