Roma. Tutto Qua, un po’ bistrot, un po’ osteria e forse anche bakery
Tutto Qua, un aspetto da bistrot parigino, un menù da osteria romana, ma con qualche nota anglosassone che comprende cheesecake e hamburger. Identità un po’ confusa per questo ristorante aperto da pochi mesi e che ha preso il posto del Kosher Barrilli 66, nel cuore di Monteverde.
Il locale è piccolo – può ospitare circa 25 persone – ma accogliente. I proprietari sono cordiali e affabili, così entusiasti da risultare quasi troppo premurosi. Vengono da un mondo diverso da quello della ristorazione, ma la loro passione per il cibo li ha portati a intraprendere quest’avventura – dicono – “per il piacere di offrire ai clienti quello che avrebbero voluto vedere sulle loro tavole”.
Concetto interessante, ma da approfondire. Quando si legge il menù, infatti, si resta confusi dalle proposte un po’ incoerenti: dai classici della cucina romana, ai dolci da bakery statunitense. E quando si cominciano ad assaggiare le portate viene da pensare: ok, gustoso, ma davvero… ‘Tutto qua’? La domanda nasce da una semplice costatazione: la genuina passione dei proprietari abbinata alla mano felice della chef Valentina Pistoia potrebbe trasformare Tutto qua in piccolo scrigno di bontà. Per ora, a mio avviso, siamo di fronte a un gioiello ancora grezzo.
Durante la cena con tre amici, assaggio buona parte dei piatti proposti nel menù e il mio pensiero ricorrente è: ‘si può fare di più’. Ad esempio, non guasterebbe rivedere la carta dei vini, non troppo fornita e che lascia un po’ a desiderare. Le bottiglie che decidiamo di ordinare a cena non ci sono e siamo costretti a ripiegare. Per il cibo, invece, non c’è molto da obiettare. Discreti gli antipasti: insalata di polpo e patate e mozzarella di bufala con Jamon Serrano.
Gustose la carbonara e la matriciana: la maestria della chef si sente tutta nella croccantezza e bontà del guanciale che dà carattere a questi piatti.
Gradevole la cacio e pepe, mentre i rigatoni con la pajata risultano, per non dirlo in romanaccio, un po’ troppo ‘light’ e non hanno il gusto deciso che si pretenderebbe da questo caposaldo della cucina romana.
Per i secondi puntiamo sulla carne. L’abbacchio alla cacciatora non mi convince: i pezzi non di prima scelta sono un po’ untuosi. Stessa cosa si può dire del filetto di manzo danese bordato di lardo di patanegra che seppur ordinato al sangue, arriva ‘pallidino’.
Il pollo ai peperoni, invece, è buono e saporito. Lo stinco di agnello al forno è un po’ troppo asciutto ma si fa perdonare.
Al momento del dolce si ripete la scenetta del ‘lo abbiamo finito proprio poco fa’, come era capitato per i vini. Rinuncio alla pistacchiotta (crumble con ricotta e pistacchi) e alla crema bruciata (una sorta di crema catalana) e mi faccio convincere dal tiramisù, fatto dalla pasticceria, proposto nella variante con pan di spagna, nutella e crema di mascarpone. Buono e adatto ai golosi che non temono glicemia e colesterolo.
La cena è stata gradevole, ma non eccezionale. Per rendere Tutto qua un posto imperdibile ci sarebbero poche cose da rivedere: arricchire la carta dei vini, togliere dal menù i rigatoni con la pajata che lasciano un po’ delusi e, infine, puntare su un po’ di coerenza. Perché un posto un po’ francese, un po’ romano, un po’ americano, rischia di perdere la propria identità solo a favore di mode passeggere.
Osteria Tutto Qua. Via Barrili, 66. Roma. Tel. +39 06 5803649
[Immagini: Daniele Amato]