Crazy food. Eggy, uovo spray alla prova di Pina, la gallina ironica
“Cos’è questo?! Cosa cavolo è?!?”
Pina la gallina entrò come una furia in casa, seguita da un codazzo di piume da far invidia al piumino ikea acquistato nel reparto “usato ma tenuto bene”.
“Ecco, ehm, di cosa stai parlando?” risposi, cercando di darmi un contegno, quantunque stessi parlando con una gallina isterica.
“Non fare la finta tonta che ti riesce bene anche senza fingere. Sto parlando di questo TUBO NERO!!!”
Davanti ai miei occhi si materializzò Eggy, un contenitore nero-giallo-nero, simile ad un piccolo dispenser di panna. Con un paio di pircing e qualche tatuaggio avrebbe potuto essere il gadget di un emo.
“Non puoi capire, ho un’azienda da mandare avanti. E sai che ho anche una missione: salvare le papille gustative del mondo!” Avevo usato un tono così convincete da convincere anche me.
Non Pina.
“La tua missione è togliere il gene del pirla dal tuo dna. Neanche Tom Cruise ci riuscirebbe. Sul pianeta siete in 7 miliardi di cui 6,9 con le papille gustative anestetizzate dalle porcherie che mangiate. E tu, quoque, vorresti cosa?!” mi apostrò Pina con un tono tra l’Amleto e la Sora Lella.
“SIAMO, in sette miliardi!” sottolineai un po’ stizzita.
“SIETE, in sette miliardi, please. Per fortuna sono una gallina, non un australopiteco ultima release.”
Aveva ragione, su tutto.
Iniziai ad osservare il contenitore. Il genio del marketing che ha pensato ad un packaging nero per rappresentare delle uova sbattute o è depresso, o non ha visto le ultime sfilate a Milano, o è un ex dark come me.
La dicitura stampata sulla confezione parla di “Uovo intero liquido di gallina allevata a terra, pastorizzato, sotto pressione di gas alimentare CO2. Conservante E202”. Nello specifico di “uova intero liquido di gallina” ce ne sono sei. Di queste sei uova si risparmiano sei gusci che in effetti tolgono il dubbio amletico circa il loro conferimento: nell’umido e nel secco non riciclabile? Il comodo contenitore in alluminio risolve ogni problema: nel metallo!
La mousse che esce dal tubo è un po’ moscia, come me in questo periodo: si spatafascia sulla superficie del pentolino che ho utilizzato per la prova dell’uovo di colombo, ovvero rame d’annata adeguatamente stagnato. Messo sul fuoco, aspettato 30”, spruzzato la mousse di uova liquido di gallina e atteso circa 2′: le foto sono a 1′ e a 2′.
Medesimi tempi per l’uovo di gallina bio con il guscio che non si conferisce nell’alluminio e cucinato “all’occhio di bue”…
…e per la versione strapazzata. Rigorosamente senza un filo d’olio: non volevo “contaminare” la mousse con altri ingredienti.
Pina osserva le operazioni del test e nel frattempo informa il gallo della strage degli innocenti che si sta compiendo nella mia cucina. Mi guarda fisso negli occhi e mi pone l’ennesimo dubbio amletico della giornata: “Ma quando dura la tua mousse? Due settimane? Tre al massimo, vero?!”
E capisco il suo tono ironico guardando la data di scadenza: sei mesi.
“Ahahahah!!! Sei mesi!!!! Cioè sai di che cosa sa un MIO uovo dopo sei mesi?! Saddam Hussein avrebbe vinto la guerra del golfo lanciando uova semestrali contro le truppe yankee. Di semestrale che conosco e fanno ugualmente fastidio sono le rate del mutuo. Riusciresti a farne una frittata?!“
Non sopporto le galline intelligenti, figuriamoci quelle con il senso dell’ironia, quella che ti mette di fronte alla realtà nuda e cruda.
Serviva mettere le uova in un contenitore di metallo? L’intento era quello di allungarne la scadenza? E’ davvero così terribilmente complicato rompere il guscio di un uovo per cucinarselo come meglio si desidera? E il tubo nero passerà il check in all’aeroporto?
Mi si potrebbe replicare che il gusto se ne avvantaggia. Secondo voi? Vi confesso che mi ha colto la nostalgia dell’odore “da freschin” ovvero “lo sgradevole odore che si sprigiona da stoviglie utilizzate per pesce e uova” che l’Accademia della Crusca spiega con precisione.
Vi lascio con un video che mi ha girato Pina, giusto per strapparmi un sorriso. Me lo dovevo aspettare da una gallina che non ha nessuna intenzione di confondersi con il genere umano, quello che pensa addirittura di fare le uova meglio di lei.
(Anna Maria Pellegrino, la cucina di qb)