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19 Giugno 2013 Aggiornato il 6 Luglio 2013 alle ore 10:42

Crisi e lavoro. I ristoranti chiudono ma il futuro è della food economy

La crisi si è abbattuta talmente funesta sugli esercizi commerciali che, secondo una stima della Confesercenti  nel giro di 10 anni le città italiani
Crisi e lavoro. I ristoranti chiudono ma il futuro è della food economy

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La crisi si è abbattuta talmente funesta sugli esercizi commerciali che, secondo una stima della Confesercenti  nel giro di 10 anni le città italiani saranno colpite da una vera e propria desertificazione. Il settore della ristorazione vedrà 15.750 chiusure contro 6.378 aperture. Quello alimentare resiste un po’ meglio con una previsione del meno 3%, circa 4700 unità. Il dato più negativo riguarda la regione Abruzzo: entro il Primo Gennaio 2014 avrà perso circa l’8% delle imprese di ristorazione, con 534 ristoranti che chiuderanno i battenti e solo 144 che accoglieranno la sfida di contrastare la crisi. Per quanto riguarda il settore alimentare chi se la vede peggio è la Sicilia.

I conti non tornano. Ma non solo nelle tasche degli italiani. Perché a fronteggiare una prospettiva così nera arrivano altri dati della stessa Confesercenti che, assieme alla Confartigianato, ha affermato che il fattore di ripresa sarà dato proprio dalla food economy. Alcune tra le professioni più richieste saranno quelle di pizzaioli, affinatori di formaggio, mastri birrai a km0 e panettieri.

Italia Orienta parla di 150 mila posti di lavoro nel settore artigianoalimentare. Sottolineo artigiano e alimentare. Nessun’accenno alla ristorazione. A quanto pare mancano braccia che sacrifichino sudore nel vero senso della parola. A venire in soccorso della formazione dei giovani ci pensa Carlo Petrini con la facoltà di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che inaugurerà dei nuovi corsi di alto apprendistato, incentrati sulla conoscenza meticolosa della filiera del prodotto e sul lavoro in “bottega”. Chiunque voglia portare avanti l’azienda di famiglia, puntare all’imprenditoria o spostarsi all’estero (speriamo di no), sarà qualificato a farlo.

Resta sospesa però la questione del dove verranno inserite tutte queste figure professionali se le stime del rapporto tra aperture e chiusure delle imprese resta così squilibrato e pende verso il peggio.

[Link: Repubblica. Immagine: equilibrisensoriali]

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