Crisi. La pausa pranzo costa un quinto dello stipendio: come fare?
Pausa pranzo? Un quinto dello stipendio. Non è il rimborso mensile del prestito, quell’antica cessione del quinto, che evoca impiegatizi consumismi. E’ il costo dello stare seduti a tavola per lo spacco di mezzogiorno secondo i calcoli di Federconsumatori: 300 euro mensili che pesano su buste paga dove sempre più spesso transita l’indispensabile per vivere.
Per tanti, tantissimi lavoratori l’incremento del 3% del costo della pausa pranzo rispetto all’anno precedente (il 137% rispetto al 2001), calcolato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatorori, e conseguente all’incremento dei prezzi alimentari, è una batosta insostenibile. Di quelle che devi correre subito ai ripari, magari tagliando di netto la voce di spesa incriminata, anche se è già un pasto ridotto all’osso (quel piatto-di-pasta-macedonia-acqua-minerale-caffè, per il quale l’associazione dei consumatori ha calcolato una spesa di 13,10 euro giornalieri).
Ecco allora spuntare dalla borsa delle signore panini avvolti nell’alluminio, ecco planare sulla di lui scrivania box pieni di avanzi intelligenti e slerpe di pizza del fornaio affiancano smartphone. E’ così che si abbatte, come per incanto, una voce di spesa che difficilmente corrisponde, per giunta, a cibo gustoso e di buona qualità. Di necessità virtù.
E qui, al capitolo schiscette buone ed economiche, qualche cosa da dire ce l’abbiamo anche noi. Qualche altra alternativa?
[Link: corriere.it, helpconsumatori.it Immagine: Charles Ebbets]