Delivery a Roma. Ho provato il box con la crostata da montare a casa
Quando il lockdown sarà solo un ricordo, ripenseremo con ammirazione all’estro e all’inventiva degli irriducibili del food. Ecco che il delivery, che per motivi logistici è limitato a certi piatti e non altri, diventa smart e sdogana i box, scatole con piatti o pranzi completi da montare in kit degni di Ikea, con tanto di istruzioni.
Lo fanno gli chef stellati, come Angelo Troiani che mette a disposizione menu completi dal Convivio e Adriano Baldassarre con quella macchina da guerra che è L’Avvolgibile in attesa di attivare il servizio anche al Tordomatto.
E perché non dovrebbero i bistrot? Di recente Trecca – Cucina di Mercato ha lanciato i box Daje e Coci, due kit uno dolce e uno salato, che cambiano ogni settimana: la crostata di crema e fragole mi ha fatto gola e ho ordinato il box.
Arrivata nel giro di ventiquattr’ore (ora più ora meno) una scatola con tre ‘elementi’, sigillati e sottovuoto: un panetto di pasta frolla, una sac-à-poche di crema pasticcera e una scatolina di fragole fresche.
In una busta a parte, lo stampo in alluminio per la crostata, che è riutilizzabile non usa e getta.
Le istruzioni sono molto chiare, anche perché i passaggi sono davvero pochi.
Stendere il panetto di frolla in modo da foderare lo stampo: è tanta, e volendo restare sui bordi della teglia avanza parecchia pasta. Se ne possono fare biscotti. Io però ho deciso di usarla tutta. Il profumo della pasta cruda è molto limonoso, piacevole. Non riesco a capire se la parte grassa è a base burro o margarina, perché – e qui bacchettate sulle mani – nel pacco non c’è l’elenco degli ingredienti, né degli allergeni.
Non imburro lo stampo come richiesto dalle istruzioni, uso la carta forno tagliata a misura, perché sostiene la pasta che fuoriesce dai bordi, altrimenti in cottura con il calore cadrebbe sul fondo del forno.
Per la cottura in bianco, alla temperatura indicata, 170° i 25 minuti non bastano. Me ne servono altri 10 per ottenere una consistenza asciutta. Vista l’umidità rilasciata dalla frolla, propendo per la margarina.
Quando la frolla è cotta come piace a me, sforno lascio che raggiunga la temperatura ambiente. Intanto lavo le fragole e le asciugo bene: nulla da eccepire sulla qualità, sono fresche, sode e turgide e mandano un buon profumo. Ma mi sembrano un po’ pochine… vedremo.
Prendo la sac-à-poche con la crema, che avevo messo in frigo durante le lavorazioni precedenti, e farcisco il guscio di frolla, non senza averla assaggiata. Un po’ densa, ma buona, profumata al limone e decisamente fresca.
Come sospettavo: le fragole sono troppo poche, non si riesce a coprire la superficie della torta se non inventandosi dei disegni, ma a me piace con tanta frutta sopra. Pazienza…
La prova decisiva, l’assaggio è comunque superato. Continuo a pensare che la frolla sia fatta con la margarina e non con il burro, ma è una torta gustosa quella che nasce dalla scatola di Trecca.
Esperimento food box riuscito e anche divertente. Se c’è un appunto da fare forse è sul prezzo non proprio conveniente. Il formato consente circa 5 porzioni non esagerate e costa 18 € (consegna compresa), un po’ più di 3,50 euro ciascuna. Ma visto il periodo difficile (e che lo stampo comunque resta a me) ci si può stare.
E per il prossimo kit, sto pensando ai cornetti, quelli buoni da pasticceria… chi si propone?