È morto Vittorio Fusari, chef protagonista della cucina lombarda
Non ce l’ha fatta Vittorio Fusari, colpito da un malore improvviso. Nel pomeriggio si era sparsa sul web la notizia della sua scomparsa, prontamente smentita: era grave, ma era ancora vivo. In serata, alle 19, la conferma: Vittorio Fusari, lo chef della Franciacorta, 66 anni, è morto.
Lo ha tradito il cuore, proprio quel cuore “buono” che viene ricordato dai suoi amici sulle sue pagine Facebook. Ricoverato una ventina di giorni fa all’ospedale di Chiari, nel Bresciano, per le avvisaglie di un infarto, è morto per le conseguenze di un’embolia polmonare. Lascia la moglie Anna Patrizia Ucci, fiduciaria Slow Food per l’olio dell’area sebino-franciacortina, e il figlio quindicenne.
Non vi ho lasciati, avete in eredità le mie ricette che raccontano le mie idee. Copiatele e fatele vivere costruendo attraverso il cibo un mondo migliore.
Sulla sua pagina Vittorio Fusari Cuoco compare il suo addio al mondo e alla cucina, a cui tanto aveva dato già ai tempi dell’osteria Il Volto di Iseo, che lui stesso aveva fondato nel 1981. In seguito era stato al ristorante Le Maschere, e poi alla Dispensa Pani & Vini di Torbiato di Adro. Ma aveva frequentato anche lui le cucine di Gualtiero Marchesi, un passaggio quasi iniziatico per un paio di generazioni almeno.
Aveva poi preso il posto di Matias Perdomo al Pont de Ferr a Milano, chiamato da Maida Mercuri, lasciandolo per approdare a Bergamo, al Balzer.
«Con il servizio di sabato 23 dicembre [2018, N.d.R.] ho chiuso la mia esperienza a Milano. Dal 18 marzo 2015, data che annunciava Expo ed il tema “Nutrire il pianeta”, sono passati quasi tre, intensi, anni. Tre intensi anni importanti al fianco di maida, grande imprenditrice e sommelier, fondatrice del Pont de Ferr, sostenendo il progetto ambizioso di una cucina sana e gustosa, italiana, dove tradizione ed innovazione fossero al servizio del nutrire in modo pulito e giusto.»
Così si esprimeva Fusari lasciando Milano, manifestando l’intenzione di dedicarsi alla famiglia «perché anche di loro si nutre la mia ispirazione».
«In attesa di scoprire dove mettere le mie prossime radici di cuoco» – così terminava il post di Fusari.
Le radici le avrebbe ripiantate a Bergamo, al bistrot Balzer 1850, un cuore antico della cucina che avrebbe accolto perfettamente il lavoro di Fusari.
Lo si vede in questo post su Facebook, postato dall’Ospedale, dove racconta il “suo” panettone natalizio, una rivisitazione di un dolce inventato proprio da Balzer in onore di Gaetano Donizetti.
Lavoro che era una parte di lui, del suo cuore, lavoro che lo ha accompagnato anche durante la degenza ospedaliera.
Chi altri avrebbe potuto fare una lezione di salame in corsia?
Il suo motto, dopotutto, era “Un cibo di cuore e pensato“.
[Link: Giornale di Brescia]