Falso Pecorino, Lactalis ci riprova e manda avanti Galbani
Metti un formaggio dal nome inconfondibilmente italiano. Mettici pure un marchio che certo non suona anglosassone. Prendi il latte, prepara il formaggio in Francia, impacchetta il tutto con qualche bella immagine folkloristica e il gioco è fatto. Il falso formaggio italiano è pronto a prendere il largo verso gli Stati Uniti, suo principale mercato di esportazione.
Trattasi di Pecorino, vanto italiano ahimé in cima alla classifica dei cibi falsificati mentre il marchio che fa da testa di ponte è Galbani e l’architetto della contraffazione è Lactalis, la multinazionale che lo tiene in portafoglio dal 2006.
A denunciare il trappolone il Consorzio del Pecorino Romano Dop in un’audizione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione. Che in questo caso è doppia come spiega il presidente del Consorzio Gianni Maoddi: “Alla palese contraffazione del nome si è aggiunto l’utilizzo del marchio italiano per commercializzare un formaggio straniero che non solo sfrutta il sounding del Pecorino Romano ma ne imita addirittura forma e marchio Dop”.
Per Lactalis non è la prima volta. Tempo fa il colosso francese aveva provato a registrare, senza successo, il marchio Pecora. Il Consorzio aveva dato battaglia legale e aveva vinto. Senza perdersi d’animo oggi Lactalis riprova, per strade nuove, a vendere il “suo” Pecorino agli Americani.
Non ha fatto i conti con l’agguerrito Consorzio che per il futuro ha annunciato di voler mettere in piedi, accanto al dispositivo legale, un’offensiva anticontraffazione che prevede un servizio di sorveglianza doganale e un sistema di individuazione di eventuali marchi contraffatti nei registri di tutto il mondo.
[Fonte: conipiediperterra.com Foto: unionesarda.it]