Milano. I cocktail di GinO12 e di Vermù al Vermut Day
“Che cos’è, se non destino dell’uomo, quello di bere il proprio calice?” disse Goethe.
E proprio nel 1786 mentre lo scrittore tedesco iniziava il suo viaggio in Italia e Werther soffriva atroci dolori esistenziali, il giovane piemontese amante di poesia Antonio Carpano, inventò il vermut.
Son passati 230 anni, ma quest’opera ritorna in scena, con un tour qua e là in Europa e con un’importante tappa a Milano, da Vermù, piccolo luogo di ritrovo tutto dedicato a questo drink dimenticato. Ecco a voi i due atti di cui è composta questa trionfante rappresentazione a più mani.
Atto primo, GinO12. Copiosamente bevuto, ma di fondo poco conosciuto, il gin diventa l’oggetto di un lungo studio di approfondimento accademico da parte di tre amici che tramutano la loro passione in una fabula e da lì la trama si sviluppa come da scaletta.
Regia di Alessandro, Tommaso, Giuseppe. L’intreccio ha inizio con un colpo di scena: la decisione di trasformare il bancone troppo vuoto del ristorante sui Navigli Officina 12 (di cui uno dei ragazzi è titolare) in un cocktail bar.
Un anno dopo, il 12 marzo 2015 c’è l’inaugurazione di questa nuova Scala della Mixology al lato del ristorante, proprio su quel bancone: 1000 invitati e 5.400 partecipanti costringono a chiudere il sipario già alle 19.40 perché “nel locale non c’entrava più nessuno”.
Alla produzione effettiva di cocktail, Silvio: erudita delle spezie, ottimo drammaturgo dietro le quinte, spazia le sue abilità in più di 50 cocktail differenti, ognuno con un gin diverso dall’altro, perché solo così il processo euristico si fa creativo, tra improvvisazione e ricerca.
Nessuno esce ebbro da questa commedia, per l’intento gneosologico che vi è dietro e anche perché “gin experience” come pay off è davvero il senso di cui GinO12 è impregnato.
Scena di questo primo atto è quella che vede GinO12 cocktaileria ufficiale di Taste of Milano 2016 dopo solo un anno dalla loro comparsa.
Ma tra i traguardi raggiunti, ovviamente, ci sono gli applausi di tutti quei volti soddisfatti che incalzanti si fanno spazio ogni sera tra la folla, per avere il loro gin, sempre più verde di quello del vicino.
Atto secondo, Vermù. Gli attori sono sempre gli stessi, ma impreziositi dalla straordinaria partecipazione di Guido l’enologo e Matteo il distributore. Ricordate che Platone riteneva il teatro e le arti in generale poco reali in quanto copia della copia dell’idea? Beh, questo spettacolo del vermut a Milano è tutt’altro che l’opaca imitazione della moda che si sta vertiginosamente contagiando in Europa, soprattutto in Spagna.
Più che una mimesi o una partecipazione al mondo delle idee, come avrebbe preferito il filosofo, si tratta qui, per noi italiani, di reminiscenza: ovvero richiamare alla memoria qualcosa che abbiamo già vissuto, o meglio, bevuto. Infatti, il vermut, così dolce e vintage, è perfetto anche da solo, senza le comparse con cui Rossi e Campari hanno tentato di miscelarlo negli anni: basta dire Negroni, Manhattan, Martini.
E invece liscio lui trova la sua belle époque, perché in fondo questo è un prodotto semplice, creato da quel giovane che tanto amava Goethe e le campagne piemontesi. Il vermut merita di ritrovare lo spazio perduto in tutta la sua più profonda e storica italianità e di diventare moda, proprio come i dolori del giovane Werther divennero un modello, ispirando la sensibilità e la realtà stessa del tempo.
E se questa Milano oggi ce la dobbiamo bere, tanto vale iniziare da stasera 20 maggio con degustazioni illimitate di vermut in occasione del V-day (vermut day) . La rappresentazione avrà inizio alle ore 19.00 al Vermù.
“Con il gin abbiamo cavalcato un’onda, con il vermut invece la vogliamo creare”.
GinO12. Alzaia Naviglio Grande, 12. Milano. Tel. +39 02 8942 2261
Vermù. Viale Bligny, 19/A. Milano. Tel. +39 02 83630030 /
Vermut – Day (V-Day). venerdì 20 maggio, ore 19.00 presso Vermù