Osteria Associazione Salumi e Vini Naturali a Milano: la recensione
L’Associazione Salumi e Vini Naturali, enoteca-osteria in Corso Garibaldi 41 a Milano, è un’idea di Davide Martelli, ovvero The Botanical Club, la prima microdistilleria di gin con cocktail bar e ristorante, e Champagne Socialist, un natural wine bar che a Milano ha fatto praticamente da apripista ridefinendo i parametri per i locali di tal guisa.
Messo da parte, purtroppo, l’interessante progetto Forno Collettivo, questa volta si è pensato a un’osteria tout court, costruita, chiaramente, intorno al vino naturale.
Vino che, vista anche la centralissima e modaiola location, ha permesso di creare un format valido anche per l’aperitivo, dove però il prosecco servito è quello torbido e con i lieviti sul fondo della bottiglia, dove non c’è spritz in lista, e al posto delle classiche patatine si trova pane casareccio (quello stra-famoso a Milano del panificio Longoni) e piatti con rustici salumi affettati al momento.
Sento spesso parlare e leggo in giro che questa sarebbe la moda del momento, con vini e salumi in una veste un po’ radical chic, ma che io, da vecchio appassionato di vini naturali, spero assolutamente che non rimanga solo una moda, che non passi, anzi.
E poi qui nulla è furbescamente di tendenza, lo staff è composto da appassionati veri, giovani e competenti, alcuni con esperienze già nella prima wave di enoteche orientate al vino naturale.
Insomma qui, il vino naturale, artigianale, o chiamatelo come volete, è una scelta ben precisa.
Un locale lungo, dalla forma anomala, caratterizzato da un bancone in lunghezza, bottigliere e salumi appesi.
In tutto una sessantina di posti a sedere, equamente divisi tra banco e saletta in fondo, con un arredamento a metà tra il rustico e l’essenziale, in fondo una cantina refrigerata a vista per le bollicine.
Una fantastica lavagna all’ingresso da dove è possibile scegliere tra le proposte al calice selezionate tra le circa 600 etichette che compongono la cantina, con prezzi che vanno dai 5 ai 10 € al calice – champagne esclusi.
Si mangia (anche a pranzo) ai tavoli nella saletta in fondo, ma anche al bancone e sui tavolini alti all’ingesso, circondati da altrettanto alti sgabelli.
Con la bella stagione sarà possibile utilizzare anche i tavoli posti di fronte al locale, sul corso, ma soprattutto si potrà trascorrere del tempo nella suggestiva corte interna, una specie di giardino segreto, autentica oasi di pace tra gli antichi palazzi del centro milanese.
Non c’è una carta dei vini, ma tutte le bottiglie esposte sono “prezzate” con importo per il consumo in loco o per l’eventuale asporto – con referenze che arrivano da ogni dove e non strizzano l’occhio solo ai cugini d’Oltralpe.
Ci sono proposte come le acciughe o lo sgombro sott’olio in latta, i salumi artigianali a comporre variegati taglieri, con una attenta selezione di formaggi.
C’è una cucina solida, fatta di tanti piatti tipicamente comfort food, semplici e diretti, tutti serviti nei “pigniatielli” di coccio.
Così, dopo la pasta e fagioli e la lasagna, proposte precedentemente, è ora il turno della genovese (il godurioso sugo napoletano dalla consistenza cremosa di cipolle e carne di cui avete la ricetta scientifica) a condire i mezzi paccheri di Gragnano (10 €), e della “fighetta” tagliata di Picanha (con delle ottime patate fritte homemade a 14 €), cui fa da contraltare la cotoletta alla bolognese (12 €).
Noi, su raccomandazione dell’Emanuele Bonati, vagamente maniaco delle paste in brodo e ripiene, abbiamo anche avuto modo di gustare i cappelletti in brodo.
Saranno le focacce a lievitazione naturale, con zola e coppa (17 €) o con crudo San Daniele 24 mesi e stracciatella (19 €), a completare la “lista delle vivande”, insieme ad alcune proposte vegetariane.
Sulla proposta vini potrei dilungarmi a dismisura. Noi abbiamo scelto due bottiglie spinti dalla curiosità che non dovrebbe mai mancare a chi si approccia al vino “naturale”.
Di Quarticello, azienda di Montecchio Emilia più nota agli appassionati per il rifermentato Despina a base di Malvasia Aromatica di Candia o per i suoi lambruschi, abbiamo provato un vino fermo, l’Incia, da uve Spergola 100%, non filtrato, con affinamento in acciaio per 12 mesi.
Di Tenuta Ca’ Sciampagne, azienda marchigiana del vulcanico patron Leonardo Cossi, il rifermentato Spavengol, da uve Chardonnay e Sauvignon Blanc (90/10), macerato e non chiarificato.
Ma la scelta è ampia, basta solo chiedere. E ricordate di essere curiosi.
Ah, un’ultima cosa: sul giardino interno, come si suol dire, stay tuned, novità in arrivo a breve.
Associazione Salumi e Vini Naturali. Corso Garibaldi, 41. 20121 Milano. Tel. +39 0236521391