Com’è O’ Panettone Milano – Napoli che profuma e sa di pastiera
Roberto di Pinto, del Sine Restaurant, ha sincretizzato Milano e Napoli in un super lievitato natalizio e lo ha chiamato O’ Panettone Milano – Napoli.
Pronunciatelo con rotondità partenopea. O con asciuttezza milanese. Il gioco è comunque fatto. Dentro una bella scatola esagonale trovate un dolce alto e cupoloso, dal profumo inequivocabile di fiori d’arancio.
Quanto costa O’ Panettone Milano – Napoli
Ve lo dico subito: il formato è uno, 800 grammi. E il prezzo è uno, 35 €. Che se volete rapportarlo al prezzo al Kg fa precisamente 43,75 €. Insomma, fascia alta del prodotto artigianale.
La prima idea è nata l’anno scorso. Roberto di Pinto, che è di Napoli ma operativo a Milano con il suo ristorante gastrocratico Sine, sognava – anzi voleva, perché sognare in certi casi è un verbo volitivo – rendere un duplice omaggio alle città della sua vita. È andato benissimo.
Quest’anno l’ha rifatto. Potete ordinarlo chiamando il ristorante.
Intanto, eccovi di seguito due-tre ragguagli sensoriali.
O’ Panettone Milano – Napoli alla vista
Ha tutto l’aspetto esteriore di un panettone.
Ha la consistenza, i colori, le proporzioni e l’alveolatura di un panettone.
Si taglia esattamente come un panettone.
Ha i canditi di arancia come un panettone.
Ma alt: anche la pastiera ha i canditi.
Quelle sembrano uvette, ma invece c’è il grano cotto, il colpo di genio e di fortuna. E grande indizio di pastiera che è il dolce napoletano della Pasqua. Ma ormai si mangia anche a Natale.
E quello spray alimentare all’essenza di fiori d’arancio è da pastiera.
No, non è un panettone, né una pastiera.
È O’ Panettone, O Panettone Milano-Napoli.
O’ Panettone al naso
Profuma di panettone, di impasto con tante uova alto e bello soffice, ma molto di più profuma di pastiera, cioè di quell’incantevole agrumato mescolato alla cremosità della farcia.
O’ Panettone Milano – Napoli al palato
Consiglio l’assaggio ad occhi chiusi di un pezzetto strappato a mano, così come lo affettate e ve lo mettete nel piatto. Consiglio anche un secondo assaggio, dopo aver nebulizzato un po’ di essenza di fiori d’arancio sulla vostra fetta. Come prima, più di prima, il sapore virerà sulla pastiera.
Eppure non è invadente. Eppure non è sacrilego. E tra tante, tantissime ibridazioni panettonesche, tra tanti esperimenti ultra cremosi e dalle farce stravaganti, tra tante glasse e creazioni molto autoreferenziali e più o meno tese a stupire, O’ Panettone merita un posto sulla tavola delle feste.
Non deluderà, oso dire, chi sta sul classico. E, a dimostrazione dell’importanza del naming ben indovinato, è davvero difficile da dimenticare.