La pizza americana è arrivata a Milano e non so quanti di voi gioiranno
Dopo la pizza napoletana, la pizza gourmet, la pizza italiana, la pizza a degustazione, ecco arrivare la pizza americana con Domino’s Pizza. Segniamoci la data: lunedì 5 ottobre ha aperto a Milano il primo locale della catena statunitense, ma diffusa in un’ottantina di Paesi.
Devo ancora riprendermi dallo sgomento, lo confesso, che gli Americani vogliano proporci una pizza.
Partiamo dalla “location“: il primo Domino’s italiano è proprio in periferia, in zona Bisceglie-Forze Armate. Strano che non sia in una zona più centrale? “Noi abbiamo fatto un ragionamento di puro business e non di flagship – mi dice Alessandro Lazzaroni, amministratore delegato di Domino‘s Italia. – Noi viviamo con i quartieri, siamo forti nella consegna a casa della pizza: il nostro modello di business è rivolto al domicilio, alla consegna sull’uscio di casa, anche con pagamento con carta di credito. E fra un mese sarà possibile pagare online”.
Locale luminoso, design pulito e lineare. Un’ampia zona cucina con un grande forno (elettrico) in cui le pizze vengono infilate da una parte per uscire dall’altra dopo una decina di minuti, pronte.
La preparazione delle pizze è ovviamente a vista, una vetrata permette di osservare la manipolazione della pasta e la “batteria” di ingredienti che vengono utilizzati per completarla.
E una scaletta permette ai bambini di arrivare al livello giusto per poter osservare a loro volta – “Ispettore Junior”: un dettaglio gentile.
Essendo la pizza di Domino’s pensata essenzialmente per l’asporto o la consegna a domicilio, ci sono solo quattro o cinque tavoli, alti e stretti, e nove sedie. Si entra, si ordina alla cassa, si lascia il nome, si paga, e la pizza entra in lavorazione, anzi in una vera e propria catena di montaggio.
Un display ti mostra, con il tuo nome, a che punto è la tua pizza: in lavorazione, in guarnizione, in ispezione, in forno, pronta. La media, l’altra sera, eri di una quindicina di minuti per pizza (nel conteggio entrano anche le pizze per la consegna a casa).
Ecco, forse questo possiamo impararlo.
Il menù prevede pizze tradizionali (marinara 4 €, margherita 5 €), gustose (Napoli siciliana würstel diavola, 6 €), generose (crudo, cotto e funghi, bufala, vegetariana, 4 stagioni ecc, 7 €), e sontuose: pomodorini e bufala, 4 formaggi, primavera, hawaiana (con ananas) ed extravaganza, tutte a 8 €.
Oppure si sceglie la base, margherita a 5 € o bufala a 7 €, e si aggiungono ingredienti (pomodoro olive rucola zucchine grana peperoni carciofi e così via a 1€ l’uno, prosciutto di Parma e mozzarella di bufala a 2 €).
Tutti gli ingredienti sono italiani, selezionati, con una serie di d.o.p. (il gorgonzola, la bufala, il prosciutto di Parma…).
“Si tratta di una ricetta totalmente italiana, studiata qua in Italia con ingredienti italiani. Quello che americano è il modello di servizio, accompagnato da un prodotto localizzato che è la forza di Domino’s nel mondo”.
Forse l’eccezione è l’ananas.
Quindi, niente pizza “Made in USA” – penso che questo sia consolante, anche se in realtà la mia unica esperienza di pizza all’americana è stata una 4 stagioni in un Pizza Hut a Londra, in cui mi aveva trascinato, giovane quindicenne recalcitrante e desideroso di pudding e shepherd’s pie, mio cugino Giorgio, più grande. Beh, me la ricordo ancora – e non direi con commozione o gratitudine.
E – com’è?, si chiederanno i lettori che hanno avuto la pazienza di leggere fin qui. E che immagino già pronti a disperarsi: si può mangiare, direi.
Ho preso una Extravaganza: pomodoro mozzarella salame piccante wurstel prosciutto cotto cipolle funghi freschi olive peperoni. Il sapore è buono, la pizza sottile ma regge benissimo, non si ammolla né si inumidisce fino all’ultima fetta, cornicione basso, la pasta mi sembra vicina al pane, leggera, non troppo condita (e nemmeno carica di ingredienti, se vogliamo – il che peraltro è un bene, visto che è sottile).
Eravamo solo al secondo giorno e il servizio in evidente stato di rodaggio, almeno dal lato cassa; il sistema sulla carta sembra funzionale (ordine, bigliettini col nome da attaccare ai cartoni della pizza, consegna) ma all’atto pratico non tutto andava alla perfezione (qualche ordine con errori o ritardi).
E i cartoni per la pizza e gli altri piatti (frittini vari, dolci) quando venivano posizionati per la confezione cadevano spesso.
Di più non vi direi.
Anche perché sono curioso di sapere cosa pensate di questa invasione yankee.
E se siete pizzaioli, non vale dire che la pizza è solo italiana, napoletana, a degustazione, gourmet, focaccia…
Domino’s Pizza. Via della Martinella 1. 20122 Milano. Tel +39 0221070860