La pizza napoletana vince a New York con Trofeo Caputo e #pizzaunesco
La pizza napoletana vola Oltreoceano con due appuntamenti che esaltano il valore internazionale del piatto tipico partenopeo.
C’è il Trofeo Caputo che per la prima volta sbarca negli Stati Uniti, a New York, con una due giorni di seminari e di competizioni dopo le tappe in Israele, Portogallo, Emirati Arabi Uniti, Taiwan, Russia, Olanda, Australia e Giappone.
I vincitori delle diverse competizioni si sfideranno a settembre sul lungomare di Napoli per l’assegnazione del XIV Trofeo Caputo.
Ad aggiudicarsi il primo titolo dedicato al New York stile è stato Nino Coniglio che incassa anche l’assegno di 1.000 dollari e stacca il biglietto per la competizione mondiale di questo autunno.
Stanotte, ora italiana, si conoscerà il vincitore dello stile puro Napoletano cui andrà eguale assegno e identica opportunità di gareggiare a Napoli per il titolo mondiale.
“Il nostro obiettivo “ ha dichiarato Antimo Caputo, ad di Molino Caputo “è quello di riportare in America, così come fecero i pionieri napoletani della pizza, Gennaro Lombardi e Totonno, la stessa tipologia di farina, sapori e profumi di oltre cento anni fa, frutto di ricerca dei tecnici del nostro Mulino, per far ricreare e produrre, con prodotti campani, la pizza secondo la ricetta di oltre un secolo fa” (a Gennaro Lombardi, emigrante campano, tocca il primato della prima pizzeria aperta a New York nel 1905).
Competizione, ricerca e tanta pizza per gli spettatori che hanno potuto assaggiare le realizzazioni di Tony Gimignano, di San Francisco; di Davide Civitiello, napoletano e vincitore del titolo di campione del mondo “Trofeo Caputo 2013”; di Salvatore Cuomo, napoletano ma residente da anni in Giappone; di Jonathan Goldsmith, di Chicago, noto per la sua pizzeria “Spaccanapoli”; di Simone Fortunato e Mark Dim da Denver; di Anthony Carron di “800 Degrees” di Los Angeles; ; di Giulio Adriani, di Ostia, della pizzeria “Forcella” e vincitore dell’VIII Trofeo Caputo.
L’occasione giusta per mettere mano anche alla scheda per la raccolta delle firme che chiede all’Unesco di considerare l’arte della pizza come Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
A sostenere le ragioni e a promuovere l’iniziativa #pizzaunesco – presso Rossopomodoro in West Village alle 17 locali – ci saranno Franco Manna, Presidente di Rossopomodoro, Antimo Caputo, AD dello storico mulino napoletano, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, Salvatore Cuomo, chef e ristoratore, presidente della principale catena di pizzerie in Giappone.
“Il riconoscimento dell’arte della pizza napoletana da parte dell’Unesco proteggerà il prodotto e l’economia a esso associata dal fenomeno dell’italian sounding. I prodotti di qualità inferiore che utilizzano nomi italiani minacciano l’economia del nostro Paese producendo danni che secondo le ultime stime Coldiretti costerebbero all’Italia 300mila posti di lavoro, con un fatturato del falso Made in Italy nel settore agroalimentare che ha già raggiunto i 60 miliardi di euro”, ha sottolineato Alfonso Pecoraro Scanio.
La pizza è uno dei cibi più amati nel mondo e, secondo Coldiretti, sono proprio gli Stati Uniti tra i maggiori consumatori della pizza, con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani, che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.
Negli Usa il business della pizza vale 40 miliardi di dollari, con il 93% degli americani che la consuma almeno una volta al mese e una media di 350 “slices”, le tradizionali fette.
In Italia si stima che la pizza generi invece un fatturato di 10 miliardi di euro, con oltre 250mila addetti e 50mila pizzerie.
Tutti numeri che dicono come sia importante ottenere un riconoscimento mondiale come quello del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
E che anche voi potete aiutare a raggiungere firmando su Change.org o scaricando il modulo da far firmare.
[Link: AdnKronos. Immagini: Charles Scicolone, Davide Civitiello, Nicola Lentini, Salvatore Cuomo, Tony Geminiani, Facebook]