Pizza Village Napoli 2023: no al lungomare, ipotesi Parco Virgiliano
Non è ancora sicuro nonostante l’approssimarsi della data consueta (giugno), ma il Pizza Village Napoli 2023 non si dovrebbe tenere sul Lungomare e si sposterebbe al Parco Virgiliano. Sempre che la Sprintendenza dei Beni Culturali sia d’accordo. Dalla Rotonda Diaz a viale Virgilio significa salire lungo la collina di Posillipo fino a via Manzoni e abdicare al claim di più grande pizzeria sul mare.
Si è levato un grido di dolore per questa decisione del Comune di Napoli che appare strana. Tendenza al suicidio per gettare alle ortiche la manifestazione che promuove il simbolo della gastronomia partenopea, la pizza. L’istigazione però si intravede anche in alcune decisioni assunte dall’organizzazione che ha mirato ad alzare il numero delle presenze allargando la platea.
Aggiornamento: Il Pizza Village Napoli si terrà alla Mostra d’Oltremare
Perché il Napoli Pizza Village fa paura
I combustibili per la salita scandita dal numero dei presenti agli immaginari tornelli dell’evento sono due. Il calendario dei concerti e l’allungamento temporale della manifestazione che ha sfondato il muro dei sette giorni continuativi. I nomi della musica pop, i vincitori e i partecipanti al Festival di Sanremo hanno attirato numerosi fan che hanno visto nelle 50 pizzerie dislocate sul lungomare un punto di ristoro e nulla più. All’impennarsi degli spettatori dei concerti non ha corrisposto in maniera proporzionale il numero di pizze sfornate. Un’occhiata agli stand delle ultime edizioni ha visto premiata la notorietà delle pizzerie. E questo a prescindere da un giudizio di merito sulla qualità della pizza per cui si faceva la fila. Un segnale di spettacolarizzazione che ha compromesso la capacità propulsiva della pizza in quanto tale.
Poco hanno potuto le azioni collaterali con incontri e workshop sulla pizza relegati a un ruolo di subalternità rispetto a quanto accadeva sul palco. La popolarità della pizza in definitiva ha ceduto il passo alla popolarità dei cantanti. E il possibile travaso da un contenitore pop di intrattenimento a un contenitore pop gastronomico da saldarsi sul crinale della cultura pop non si è verificato.
Come nasce il Napoli Pizza Village e come si arriva al 2023
L’identità della pizza si è quindi scolorita. Giova ricordare che la prima edizione del Napoli Pizza Village, nel settembre 2012, era costruita intorno al Campionato Mondiale del Pizzaiuolo. E le pizzerie, 36 in quell’edizione, servivano a mettere in contatto il pubblico con la competizione sportiva. Il trofeo si era svolto a maggio di quell’anno e l’anno successivo, 2013, la formula si era delineata con l’implementazione dei due momenti, sportivo e pubblico, con le pizzerie diventate 45. Per la cronaca lo scettro della STG andò a Davide Civitiello. Oggi tra i più riconosciuti pizzaioli e non solo in Italia.
Il risultato complessivo è peggiorato anche per carenze infrastrutturali della città che sconta assenza di parcheggi e linee di trasporto pubbliche efficienti. Poco vale chiudere un lungomare e liberarlo dal traffico veicolare se si creano imbuti invalicabili. E in questo caso non c’entra la pizza come non c’entrerebbero gli spaghetti al pomodoro. La situazione era ben conosciuta già nel 2012. Mi auto cito.
Andare a piedi. La salvezza, ma non solo per la passeggiata dei 500 metri compresi tra piazza Vittoria e l’avamposto della zona concerto verso la Rotonda Diaz. A piedi da casa, lasciate perdere l’automobile, al massimo prendete il taxi. Altrimenti ricordate che farete fila e potrete sperare solo nel parcheggio di via Morelli se proprio volete andare vicini vicini. Voto 10.
Il trasloco (non) è una tragedia
Insomma, i cocci si sono rotti e anche il tentativo di legare la tipicità e il territorio vacilla. Non solo per la decisione del Comune di Napoli di evitare traffico, disordine, bancarelle abusive. E di accogliere le proteste dei ristoratori del lungomare. Il Napoli Pizza Village è diventato Pizza Village Napoli. E si badi bene che non è stata l’urgenza di promuovere la pizza come elemento principale del nome della manifestazione (che è più musica). Bensì di mettere in secondo piano proprio Napoli per consentire il lancio di un Pizza Village Milano, Palermo, Padova (che ci sono stati come @home per la pandemia) o New York che ha legato le due sponde del vecchio e nuovo continente. Anche se abbiamo costruzioni o derive di vario tipo arginate non perfettamente dal riconoscimento Unesco dell’arte del pizzaiuolo (che non è la pizza).
In pratica il Pizza Village si potrebbe fare anche ad Amburgo, mentre l’Oktoberfest si fa soltanto a Monaco di Baviera. Le differenze anche per tradizione vanno soppesate. E probabilmente a Monaco non verrebbe in mente a nessuno di spostare la manifestazione della birra dal “prato di Teresa”.
Le oscillazioni del mondo pizza
Il mondo della pizza napoletana non è abbastanza teutonico. Basta guardare le maree di polemiche sulla possibilità di classificare un tipo di pizza per rendersi conto di quanto sarebbe arduo incanalare un movimento che vuole essere magmatico. Perché altrimenti non si sentirebbe libero e creativo, mentre invece vive di contraddizioni e di salti pindarici passando dalla invettiva per le recensioni alla prostrazione per le classifiche.
E beccandosi l’imposizione di dover chiamare napoletana solo la pizza STG (che si potrebbe fare anche ad Amburgo per capacità del primo consorzio a registrarsi) o di dover abbandonare il lungomare.
Che poi il Parco Virgiliano è stato teatro di epiche sfide automobilistiche fino al 1962 con il Circuito di Posillipo e il Gran Premio di Napoli. Chi vinse di più? Manco a dirlo tre volte Nino Farina (1937, 1952, 1953). Un (cog)nome, un destino. Vedremo la pizzeria più grande del mondo sullo sfondo di Bagnoli e di Nisida. Se arriverà l’ok della Soprintendenza dei Beni Culturali.